Giornate di fraternità sacerdotale a Firenze, Barbiana e Bozzolo

Dal 20 al 24 novembre mons. Arcivescovo e alcuni sacerdoti hanno vissuto una positiva esperienza in Toscana

da L’Arborense 42/2017

Trascorrere alcuni giorni in sereno relax con un gruppo di confratelli e col nostro vescovo è stata un’esperienza molto intensa sia dal punto di vista distensivo che dal punto di vista spirituale. Condividere alcune giornate viaggiando insieme, per pregare, ridere, scherzare, riflettere e visitare luoghi incantevoli ricchi di arte e di cultura, in una città tra le più belle del mondo, credo sia un grandissimo dono che la Provvidenza abbia regalato a me e agli altri confratelli presenti alle giornate di fraternità sacerdotale vissute, la scorsa settimana, a Firenze e dintorni. Firenze è una città magica: ricchissima d’arte e di storia, un museo a cielo aperto, ricco di capolavori architettonici e opere d’arte uniche al mondo. Il centro storico di Firenze, racchiuso nell’antico tracciato delle mura medievali, ospita tra i più importanti beni culturali dell’Italia. Abbiamo passeggiato in Piazza del Duomo che espone i simboli del Rinascimento: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la sua tipica architettura gotica, affiancata dal celebre Campanile di Giotto e sovrastata dall’imponente Cupola del Brunelleschi: in questo suggestivo Duomo abbiamo avuto la gioia di incontrare il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori. Abbiamo concelebrato con lui e abbiamo ascoltato la sua parola, ricca di dottrina e affabilità. Di fronte al Duomo si trova il Battistero, una combinazione di architettura romanica e paleocristiana, con le splendide Porte del Paradiso di Lorenzo Ghiberti. Visitare il Battistero è stata un’esperienza esaltante, e ancora la Basilica di San Lorenzo, progettata dal Brunelleschi per ordine dei Medici, con le Cappelle Medicee e i sepolcri monumentali scolpiti da Michelangelo con le Allegorie del Tempo e i ritratti dei Duchi; e il complesso di San Marco con le opere del Beato Angelico e il suggestivo Convento. Abbiamo più volte attraversato Via dei Calzaiuoli e girovagato in Piazza della Signoria, il centro politico e culturale della città dove si affacciano Palazzo Vecchio e la Galleria degli Uffizi; un pomeriggio intero per ammirare i capolavori della pittura rinascimentale e non solo: personalmente mi sono soffermato sulle opere del Botticelli, come la Venere e la Primavera, ma anche quelle di Tiziano, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Cimabue, Giotto, Filippo Lippi e molti altri grandi maestri. Oltrepassando Ponte Vecchio si arrivava nel quartiere dell’Oltrarno, dove abbiamo alloggiato nell’accogliente Convitto della Calza. Ma le nostre giornate non sono state solo un divertito e interessante percorso tra le bellezze d’arte, senza tralasciare la gustosissima carne alla Fiorentina che abbiamo molto apprezzato. Il cuore delle nostre giornate sono stati alcuni momenti toccanti e provocanti che abbiamo vissuto incontrando due figure di preti davvero profetici. Prima a Bozzolo, nei pressi di Parma, dove riecheggiano ancora le forti parole di don Primo Mazzolari: sulla sua tomba, in una teca di vetro, una rosa d’argento omaggio di papa Francesco. Una figura scomoda e profetica quella del prete della Bassa pavese. Poi la struggente visita a Barbiana, piccolissimo centro nelle colline toscane. Lontano da tutti e da tutto, quasi in un esilio, il Priore di Barbiana don Lorenzo Milani, ha saputo con tenacia costruire il suo modello di comunità ecclesiale, la sua scelta preferenziale per gli ultimi, il suo metodo educativo, la sua radicalità pastorale sono stati provvidenziali per la Chiesa italiana: le sofferenze e le lotte di don Milani sono tutte lì e nei suoi scritti. Attorno alla sua tomba abbiamo pregato e fatto silenzio: nel piccolissimo cimitero della sua piccolissima parrocchia, quasi fuori dal mondo, lontano da tutti, anche dai suoi confratelli e dal suo vescovo, don Milani ha realizzato la Chiesa povera di Gesù, una forma di chiesa attualissima e profetica che chiede, dopo 60 anni dalla sua morte, ancora oggi, anche a noi preti arborensi, di rispondere con generosità alle provocanti interpellanze degli ultimi che continuamente bussano alle porte delle nostre comunità e dei nostri cuori.
Sapremo rispondere come fecero questi due grandi preti?

TOZ