Comprendere il fenomeno migratorio: cinque incontri al Centro Diocesano di Teologia

Il corso è gratuito e aperto a tutti. Il primo incontro il 23 febbraio 2018 alle 18.30.

Per avere una visione più chiara ed evitare di banalizzare o santificare il fenomeno contemporaneo delle migrazioni nel mondo, è necessario prima raccogliere tutte le informazioni possibili.

Il Centro Diocesano di Teologia di Oristano propone una serie di cinque incontri sul fenomeno senza alcuna intenzione di dire tutto, tanto meno difendere o promuovere letture ideologiche, ma con il semplice intento di riflettere, alla luce dei dati accessibili, su una questione sociale che coinvolge tutti: individui, famiglie, associazioni e istituzioni.

Gli incontri saranno tenuti dalla  Dr.ssa Daniela Fanari, laureata in Relazioni Internazionali, da Don Roberto Caria, Docente di Teologia Morale Sociale presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e dall’economista Paolo Savona.

Il primo incontro si svolgerà venerdì 23 febbraio, dalle 18.30 alle 20.30, presso la Sede del Centro Diocesano di Teologia, in via Cagliari 179, a Oristano.
Gli incontri successivi saranno il 2, il 9 e il 16 marzo. Ancora da definire la data dell’ultimo incontro.

Il Corso è aperto a tutti, gratuito e non richiede iscrizione.
Per info: 3470633786 – cdteologia.oristano@gmail.com

Cercare di capire cos’è realmente l’immigrazione di massa in Italia e in Europa negli ultimi anni significa evitare la falsificazione politicamente corretta del migrante idealizzato o demonizzato a priori, cioè dipinto alternativamente come un nemico invasore o come un fratello universale, quando invece il migrante è, al tempo stesso, vittima e strumento di una strategia economica e di potere.

Un fenomeno sempre esistito, che dalla propaganda di oggi viene promosso, usato e rappresentato come destino ineluttabile e non contestabile, mentre ha una causa ben precisa: la globalizzazione finanziaria e dei mercati. L’ideologia della crescita infinita e del progresso illimitato ha colonizzato ormai quasi ogni aspetto della vita, della cultura e della società. Il cittadino non deve avere bandiere da difendere e in cui riconoscere un riferimento virtuoso (né religione, né stato nazionale), deve essere solo un buon Consumatore Unico Mondiale. Il falso mito dell’immigrazione come necessità irreversibile, sbandierata dai missionari laici del buonismo, serve probabilmente solo al calcolo utilitaristico del sistema industriale che non distingue popoli, storie e culture, ma conosce soltanto le esigenze del profitto (di pochi) fine a se stesso e al potere di controllo.

Per realizzare questo da decenni è in atto, con la complicità del mondo mediatico oramai quasi interamente sottomesso alla logica mercatistica, una aggressione subdola alle basi morali della vita personale (il vizio rende schiavi, la virtù liberi), familiare (la sessualità disordinata rende migliori consumatori) e della sana convivenza civile (mentre la sovranità nazionale è la base di ogni autentica accoglienza, come la proprietà privata è la base di ogni vera condivisione).

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