Down, il contributo dei ragazzi di Oristano

* di Alessandro Pilloni

Il 21 marzo, come ogni anno, si è celebrata la Giornata Mondiale della Sindrome di Down. La data è stata scelta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2011 per correlarla alla particolare numerazione cromosomica delle persone Down: il 21 indica il cromosoma alterato. Il tema di quest’anno è Il mio contributo alla società, scelto per dimostrare che le persone con disabilità sono una risorsa importante e devono dare il loro contributo alla comunità

In tutta Italia si sono svolte numerose iniziative atte a sensibilizzare e a far scoprire la ricchezza delle persone con la sindrome di Down. L’Associazione Italiana Persone Down di Oristano (AIPD) era in piazza per sensibilizzare e far conoscere questa realtà. In vari punti della città si potevano incontrare persone Down e volontari con cui parlare e confrontarsi. Questi momenti erano accompagnati anche dall’offerta di una confezione di Girasoli. Lo slogan che campeggiava sulla lattina era ‘Con i Girasoli giriamo soli!’, questo per sottolineare come l’autonomia delle persone con sindrome Down,obbiettivo che l’associazione porta avanti da tantissimi anni, sia il mezzo per raggiungere una vera inclusione. L’autonomia sta alla base della vita di ogni individuo e il lavoro svolto negli anni va in quel senso, tanto che ormai son divenute realtà esperienze di stage o tirocini lavorativi di persone con la Sindrome di Down anche nella nostra città.

Per rafforzare questo concetto, nella stessa settimana, due ragazzi, Lorenzo Puliga (19 anni) e Alessio Melis (18anni), accompagnati da un educatore dell’associazione, hanno vissuto la settimana della giornata mondiale in modo speciale, impegnati in uno stage nelle cucine del Palazzo del Quirinale. Entrambi al quarto anno dell’istituto alberghiero di Oristano, hanno sperimentato cosa significhi lavorare all’interno di una grande cucina con chef di fama internazionale. Si son dovuti misurare anche con le difficoltà della metropoli romana, mettendo alla prova le proprie competenze di autonomia. Vivere da lavoratori significa capire cos’è un lavoro, stare dentro regole e orari, capire la mansione, interagire coi colleghi e organizzare la giornata dopo il lavoro. Ciò che i ragazzi si son portati dietro al rientro da questa esperienza è, per usare le loro parole, che “quando c’è da lavorare si lavora” e che per poter essere adulti e diventare grandi cuochi, loro sogno nel cassetto, bisogna “imparare ad essere più autonomi”.

Questo è il senso e il messaggio che l’associazione Down vuole mandare in modo forte, perché la giornata Down serve a ricordare che per loro nulla è scontato, ma niente è precluso.