Catechesi del Vescovo: La tragedia di Ghilarza: i giovani in un mondo disorientato

Ora che si sono spenti i riflettori sulla tragedia che ha creato lutti, dolore, sgomento nelle famiglie dei ragazzi di Macomer, Ghilarza, Abbasanta e nelle loro comunità civili ed ecclesiali, è necessario fare qualche riflessione.

Nessuno di noi, infatti, ignora che i giovani dei nostri paesi sono disorientati, perché non hanno ancore di salvezza nelle istituzioni che dovrebbero offrirgliele, quali la famiglia, la scuola, la Chiesa. Manca tra queste istituzioni un’alleanza educativa, capace di offrire una tavola di valori condivisa. Per quanto riguarda la Chiesa, per esempio, si fatica a coinvolgere le famiglie nella formazione cristiana dei ragazzi e a operare in sinergia con il mondo della scuola. Il delitto che è stato compiuto, le motivazioni e le modalità per compierlo, ci costringono a fare un esame di coscienza su cosa avremmo potuto fare di più per dare a questi ragazzi un orientamento etico responsabile.

Il Sinodo sui giovani, che si celebrava in contemporanea con la scoperta dell’atroce delitto, raccomanda il rinnovamento della pastorale giovanile “a partire dalla cura delle relazioni e dalla qualità della comunità cristiana”. La Chiesa, quindi, dovrà presentarsi come una casa che accoglie, caratterizzata da un clima di famiglia fatto di fiducia e confidenza. Secondo papa Francesco, la Chiesa dovrà essere «madre per tutti e casa per molti» (Evangelii gaudium, n. 287). Di conseguenza, “la pastorale ha il compito di realizzare nella storia la maternità universale della Chiesa attraverso gesti concreti e profetici di accoglienza gioiosa e quotidiana che ne fanno una casa per i giovani” (n. 138). La comunità ecclesiale, ora, ha percepito nei nostri giovani il bisogno di queste relazioni? Che cosa abbiamo fatto per promuoverle? “In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze – ribadisce il Sinodo – i giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento”.

Accanto alla cura delle relazioni, il Sinodo raccomanda anche quella della dimensione vocazionale dei giovani, perché “la vocazione è il fulcro intorno a cui si integrano tutte le dimensioni della persona”. A più riprese, i Padri Sinodali hanno ribadito la necessità di qualificare vocazionalmente la pastorale giovanile e hanno fatto emergere le due caratteristiche indispensabili di una pastorale destinata alle giovani generazioni: è “giovanile”, perché i suoi destinatari si trovano in quella singolare e irripetibile età della vita che è la giovinezza; è “vocazionale”, perché la giovinezza è la stagione privilegiata delle scelte di vita e della risposta alla chiamata di Dio. Va precisato che la “vocazionalità” della pastorale giovanile non va intesa in modo esclusivo, ma intensivo. Dio chiama a tutte le età della vita, dal grembo materno fino alla vecchiaia, ma la giovinezza è il momento privilegiato dell’ascolto, della disponibilità e dell’accoglienza della volontà di Dio” (n. 140).

È chiaro che chi non trova modo di soddisfare il bisogno di relazione e la ricerca di un progetto di vita nei nostri ambienti e con le nostre motivazioni, cerca di gratificarlo in altri luoghi e con altri mezzi. Perciò, secondo il Sinodo, “nel dinamismo di una Chiesa in uscita è necessario pensare a un rinnovamento creativo e flessibile di queste realtà, passando dall’idea di centri statici, dove i giovani possano venire, all’idea di soggetti pastorali in movimento con e verso i giovani, capaci cioè di incontrarli nei loro luoghi di vita ordinari: la scuola e l’ambiente digitale, le periferie esistenziali, il mondo rurale e quello del lavoro, l’espressione musicale e artistica, ecc., generando un nuovo tipo di apostolato più dinamico e attivo”.

In ultima analisi, se noi vogliamo mettere la Diocesi in stato di missione non sarà inutile fare memoria dell’esperienza della tragedia ghilarzese, e sarà necessario, invece, tradurre le indicazioni sinodali in un nuovo stile pastorale.

Mons. Ignazio Sanna
Arcivescovo di Oristano