Gli auguri di Natale dell’Arcivescovo alla Diocesi

“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4)

Il Natale del Signore ci ricorda che la vita di ogni essere umano è un dono e un compito. Accogliere Lui è un invito ad accoglierci gli uni gli altri.

 “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4).

Sfogliando il vangelo ci rendiamo conto che Gesù è venuto per dare la vita. Infatti i suoi miracoli non mirano a intimidire o punire qualcuno. Sono sempre segni che guariscono, aprono, rimettono in marcia. Le sue parole e i suoi discorsi non hanno lo scopo di produrre una teoria o un sistema di pensiero, ma piuttosto di comunicare la vita e indicarci dove cercarla in abbondanza: nella Sua Persona, nel Padre che ci attende.

Il Natale, memoria della Sua incarnazione e attesa del Suo ritorno, ci da la bella notizia che il Signore ha voluto piantare la Sua tenda in mezzo a noi uomini e in mezzo al cuore di ciascuno, di ogni uomo e di tutto l’uomo. In questo sta la profondità del Natale: ricevo il dono che Gesù fa di sé stesso e lo porto con me, nel profondo della mia esistenza, mescolato alla mia fragilità e alla polvere di cui siamo fatti. Nessun uomo è lasciato fuori da questo dono e neanche dalla luce che viene insieme ad esso: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 9), anche se ciascuno di noi ha la sublime ma tremenda libertà di accoglierlo o rifiutarlo.

La Luce che il Signore Gesù ci porta nella Sua Incarnazione possiamo ritrovarla a volte riflessa anche nelle piccole pozzanghere della nostra vita. È la straordinaria presenza di Dio nell’ordinario della nostra esistenza.

Oggi siamo chiamati a vedere la “vita” non tanto in astratto ma nella su concretezza. È forte la tentazione di uno sguardo “teorico” sulla vita e sull’uomo, facendo convivere la ricerca più sofisticata e la misera più inaccettabile. Corriamo il rischio di dimenticare la dignità dell’esistenza per ridurre tutto a possibilità tecnica, finendo per trasformare l’uomo da fine a mezzo. Riconoscere la vita significa anche porre un limite concreto rispetto a quello che si può e non si può fare.

Se non è negativo impegnarsi nella ricerca per migliorare il benessere dobbiamo bilanciare tutto questo con la consapevolezza che milioni di persone in tante parti del mondo vivono ancora in condizioni disumane. La modernità e la capacità tecnica non dovrebbe essere impegnata prima nello sforzo di creare condizioni vivibili per tutti?

Lo sguardo, che come cristiani dobbiamo avere sulla vita è quello di non sganciare la ricerca del benessere dallo sguardo alla fragilità e povertà di tanti nostri fratelli. Il Natale del Signore ancora una volta educa il nostro sguardo all’attenzione alla povertà, alla fragilità dell’umano, alla solitudine ma anche all’accoglienza e alla condivisione.

Ci auguriamo a vicenda che questo Natale del Signore, con la Sua Luce, sviluppi in noi questa nuova consapevolezza e attenzione del cuore

+ Roberto Carboni, Arcivescovo