I Gosos della Quaresima. Lassa omine su peccau.

La Quaresima è il tempo per ritrovare la rotta della vita.
Perché nel percorso della vita, come in ogni cammino, ciò che davvero conta è non perdere di vista la meta. […] Per ritrovare la rotta, oggi ci è offerto un segno: cenere in testa. È un segno che ci fa pensare a che cosa abbiamo in testa. I nostri pensieri inseguono spesso cose passeggere, che vanno e vengono. Il lieve strato di cenere che riceveremo è per dirci, con delicatezza e verità: di tante cose che hai per la testa, dietro cui ogni giorno corri e ti affanni, non resterà nulla. Per quanto ti affatichi, dalla vita non porterai con te alcuna ricchezza. Le realtà terrene svaniscono, come polvere al vento. I beni sono provvisori, il potere passa, il successo tramonta.

Con queste parole di papa Francesco dell’omelia per il Mercoledì delle Ceneri, introduciamo la nostra piccola riflessione sul Mercuris de chinisu.

I temi della penitenza, della natura passeggera del mondo e delle distrazioni, che richiama il Santo Padre, sono racchiusi nel semplice segno della cenere. Questo segno è un chiaro richiamo alla Sacra Scrittura. Abramo, rivolgendosi a Dio, dice: Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere (Gen 18,27). Troviamo poi il racconto della conversione degli abitanti di Ninive che si pentono per la predicazione di Giona: I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere (3,5-9).

Un duplice segno, dunque, di transitorietà e penitenza. Una versione di gosos per Mercuris de Chinisu del XIX secolo fa proprie queste realtà improntando la penitenza ad un cammino di conversione, descritta come una guerra: Lass’omine su peccadu ch’a s’anima faghet gherra, regordadi ca ses terra e a terra dês torrare. Sa torrada invita l’uomo a lasciare il peccato e ricorda Gen 3,19: Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai! Sa torrada cita il passo biblico usato nella liturgia per l’imposizione delle ceneri.

La vicenda biblica della cacciata dal giardino di Eden, viene ripresa anche dalla strofa 7: Intende ite narat como, non sias tantu induradu, memento, e memento homo: custa sentenzia hat bettadu cando in su primu peccadu Adam non cherfiat bettare.

I gosos trattano, con una serie di domande, il tema dell’inutilità delle ricchezze dal momento che si deve morire: A ìte ti serbit sa ricchesa aìte su tou dinare? Ite ti dêt profittare sa pompa cun sa bellesa, ca non dêt essere intesa de sa morte a ti aspettare? (strofa 2). La strofa sintetizza in poche pennellate il brano di Luca. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio (12,20-21). A questo aggiunge l’argomento della “pompa diaboli”, presente nell’opera sugli spettacoli dello scrittore cristiano del III secolo, Tertulliano.

La Quaresima è un momento di conversione e ci viene offerto quello strumento di grazia che è il Sacramento della Riconciliazione, come consiglia l’autore dei gosos: Accudi a su Sazerdote cun animu e diligenzia, […] e faghe in cust’eserciziu cunfessione a ti salvare (strofa 8).

A cura di Giovanni Licheri

Pubblicato su L’Arborense dell’1 marzo 2020