I Gosos della Quaresima. Digiuno: battaglia intima.

Il digiuno e la penitenza ci addestrano alle prove della vita quotidiana.

Nella nostra riflessione settimanale, possiamo soffermarci sul tema del digiuno, che caratterizza il tempo quaresimale. Il digiuno è tra le colonne quaresimali sin dai tempi dei Padri, dice, infatti, San Leone Magno nei Discorsi sulla Quaresima: “Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia le norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati”. Non è, nemmeno, un tema inutile e desueto giacché la Chiesa Cattolica nel Catechismo insegna: Il quinto precetto (Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza) assicura i tempi di ascesi e di penitenza che ci preparano alle feste liturgiche; essi contribuiscono a farci acquistare il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore (n. 2043). All’importanza del digiuno la Conferenza Episcopale Italiana dedica la nota pastorale del 1994, Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, che contiene le norme e gli orientamenti pastorali da seguire riguardo a questa pratica.

Il Vangelo della I di quaresima ci ha presentato Gesù, tentato dal diavolo nel deserto. Abbiamo l’esempio: Gesù, indebolito nella carne, affronta l’avversario in una lotta basata sulla Parola di Dio. Come scrive Sant’Agostino  nel Commento ai Salmi: “Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza”. Siamo chiamati a seguirne l’esempio nella lotta al peccato che viviamo nella carne. Quattro parole: digiuno/carne/lotta guerra/avversario-nemico/ che troviamo anche nei gosos per Sa Prima Dominiga de Caresima del XVIII secolo, raccolti nel volume II – III dell’opera Gosos e Ternuras di don Giovanni Dore. Custu tempus de salude est tempus de diunzare, si cherimos alcanzare sa verdadera virtude (torràda).

Il digiuno è un’arma forte di vera penitenza, come troviano nella strofa 3: Abbrazzemus s’arma forte de sa vera penitenzia. Le armi si usano in battaglia, in una guerra. Scrive l’autore: attentos chi cumbattimos sos inimigos chi hamos (strofa 2). Chi sono gli avversari, i nemici da combattere e da vincere in cudda fortissima gherra (strofa 5)? Sono: sa carre nois portamos chi nos est crudele incrude e su mundu cale amamos chi nos privat sa salude (strofa 2). Qui possiamo leggere tra le righe il tema, presente nelle Lettere di Paolo, della contrapposizione fra lo Spirito e la carne.

L’uomo, come dicevamo prima, ha un esempio nella lotta: su veru Fattore po esempiu a nois dare, postusi a diunzare tottu estidu de amore, pro chi su peccadore alcanzet vera salude (strofa 1). Ho voluto mettere i paralleli con la Sacra Scrittura perché, gli autori dei gosos, a essa fanno sempre riferimento nelle parole che usano e anche nello stile, attraverso cui raccontano la vita di Cristo e dei santi. Concludo ricordando la strofa della poesia – preghiera Digiunare del teologo belga Jean Galot: “Che il digiuno dell’anima, con tutti i nostri sforzi per migliorarci, possa salire verso di te come offerta gradita, meritarci una gioia più pura, più profonda”.

A cura di Giovanni Licheri.

Pubblicato su L’Arborense dell’8 marzo 2020.