I Gosos della Quaresima: portat oscuru velu.

Gosos. La V domenica di Quaresima detta di Passione poneva il segno della velatio Crucis

Il titolo che introduce i gosos di questa giornata è Dominiga de Passione. Prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, l’arco temporale della Quaresima comprendeva, nel suo termine, il Tempo di Passione che andava dai Primi Vespri della I Domenica di Passione fino alla Messa della Vigilia pasquale esclusa (Missale Romanum 1962, Rubricæ Generales 74b). Durante il sabato che precedeva questa domenica, si procedeva al rito della velatio, con cui si coprivano le croci e le statue delle chiese.

Quest’uso, solitamente messo da parte, non è stato abolito con la riforma conciliare. Abbiamo alcune precisazioni sulla sua pratica in due documenti.

Il primo è della Congregazione per il Culto Divino: Paschalis sollemnitatis (1988). Al n. 26 troviamo: L’uso di coprire le croci e le immagini nella chiesa dalla domenica V di quaresima può essere conservato secondo il giudizio della conferenza episcopale.

Le croci rimangono coperte fino al termine della celebrazione della passione del Signore il venerdì santo; le immagini fino all’inizio della veglia pasquale. In merito i Vescovi italiani scrivono: Circa la possibilità di conservare l’uso di velare le croci e le immagini a cominciare dalla V domenica di Quaresima, ci si attenga ai criteri di ordine pastorale a giudizio dell’ordinario del luogo (MR, Precisazioni 21).

L’autore del XVIII secolo, aveva sicuramente presenti i richiami biblici e i significati che soggiacciono a quest’antico rito: Gesù che si nasconde ed esce dal Tempio (Gv 8,59); la divinità del Cristo nascosta, meglio il Verbo stesso nascosto che mostra solo la debolezza (Agostino, Discorso 229/E); il velo da lutto della sposa, perché verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto (Mt 9,15).

Proprio all’inizio dei gosos troviamo la sposa addolorata: s’Ecclesia est posta in dolu ch’est morta sa veridade (sa torrada). Il tema del velo che copre il volto del Cristo è presente diverse volte nel testo: Sa certesa umanada tottus cun tirannia, la lassan a porfia cun sa cara affittada, benit amascherada pro tanta crudelidade (strofa 10); Cun sa cara ammantada bessin sos santos Cristos, e chelu e terra tristos cun pena signalada, oe est apetigada cudd’eccelsa magestade (strofa 13); Portat oscuru velu Gesù Cristu in sa cara (strofa 14).

La lettura di questi gosos ci porta a seguire gradualmente la passione di Gesù. Iniziamo con l’arresto nell’orto: In s’ortu catturada, ca Giuda est a sa porta, sa veridade nostra in presone
est inserrada (strofa 1). Segue il giudizio nella notte presso i sommi sacerdoti: La presentan ab Anna sa veridade tenta, […] la trattat Caifas de falsa podestade (strofa 2). Lo vediamo insultato e sbeffeggiato dai soldati romani: Su bestire de ruju li bestin pro la beffare (strofa 4); e poi mustrada a sa zente, chi clamat imprudente, cussa, crucificade (strofa 5).

Questi gosos sono un compendio della lettura della Passione, così come ce la narrano i vangeli. Li potremo definire su passiu, che ascoltiamo la domenica delle Palme ed il venerdì Santo. Sono un tesoro che raccoglie ed esplica ai semplici il mistero grande della nostra redenzione.

A cura di Giovanni Licheri.

Pubblicato su L’Arborense del 5 aprile 2020.


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