Coronavirus, fase2, don Maffeis: la Chiesa vuole il dialogo col governo.

All’indomani del comunicato con il quale la Conferenza Episcopale Italiana ha espresso ufficialmente la sua delusione verso una prima fase di ripartenza post emergenziale che non ha dato il via libera alla celebrazione delle messe con concorso di popolo, si sono susseguite tra i media e i social molteplici riflessioni.

Tra le tante, riportiamo sul nostro sito alcune considerazioni espresse da don Ivan Maffeis, sottosegretario e “portavoce” della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), rilasciate in una intervista ad Elena Davolio dell’Adnkronos e riprese, poi, dal quotidiano Avvenire. 

La Chiesa italiana non ha alcuna volontà “di strappare col governo, né di fare fughe in avanti. L’intenzione è quella di andare avanti col dialogo costruttivo“, ha rivelato don Ivan Maffeis nell’intervista all’interno della quale si è richiamato il monito rivolto da papa Francesco, nella messa di lunedi 27 aprile a Santa Marta, al rispetto delle norme perché la pandemia non torni.

 “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, – aveva detto il Pontefice all’inizio della celebrazione – preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”.

La parola del Papa – ha spiegato don Maffeis – è importante, è la parola di un padre, decisiva e opportuna”. Non osservare le norme con fughe in avanti, ha sottolineato il portavoce della Cei, significherebbe “calpestare le fatiche e le sofferenze del Paese. Il richiamo del Papa alla prudenza e alla saggezza è davvero la cifra che ci serve per contemperare due esigenze che non possono essere contrapposte, la salute di tutti non può essere sottovalutata. Sottovalutare le indicazioni dell’autorità sanitaria significherebbe di fatto irresponsabilità che nessun cittadino può permettersi, sarebbe come calpestare i tanti morti, medici, infermieri, gli stessi sacerdoti e quanti, in una forma o nell’altra, si sono esposti per curare i malati di coronavirus compromettendo la loro stessa salute. Una sottovalutazione che sarebbe una irresponsabilità non scusabile“.

Il portavoce della Cei, ha invitato a guardare alle settimane lasciate alle spalle e alla fase transitoria che abbiamo davanti: “Se nelle settimane che abbiamo alle spalle, ciascuno con responsabilità ha accettato le regole imposte, ora bisogna ricordarsi che non siamo fuori dall’emergenza. Il percorso che abbiamo davanti deve per forza prevedere una fase transitoria nella quale tornare gradualmente al lavoro, alle attività quotidiane e alla vita ecclesiale“.

Don Maffeis, infine, è tornato anche sulla “delusione” dell’episcopato italiano dopo il no alle Messe aperte ai fedeli anche nella Fase due dell’emergenza:In quelle parole – ha spiegato il sottosegretario della Cei – non c’è volontà di strappare col governo o con il comitato scientifico. Tra noi in tutto questo tempo c’è sempre stata collaborazione e dialogo. La nota ha espresso amarezza di fronte al fatto che con la ripartenza di attività considerate giustamente strategiche per la vita del Paese non ci venisse riconosciuta la possibilità di tornare ad abitare le nostre chiese nel rigoroso rispetto delle norme“.

fonte: https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/don-maffeis-sulle-messe-la-chiesa-non-vuole-strappi-con-governo