I Gosos. Michei, Arcangelu Santu.

Gosos. 8 maggio: Silì fa memoria delle apparizione di San Michele Arcangelo

Prosegue sul nostro sito il percorso di approfondimento liturgico fatto attraverso la lettura dei Gosos a cura di Giovanni Licheri e pubblicato sulle pagine de L’arborense. In fondo all’articolo, in allegato, tutte le pubblicazioni precedenti.


Michei, Arcangelu Santu.

Una festa di San Michele diversa, quest’anno. Non ci siamo ritrovati in chiesetta per la novena a cantare le Lodi per l’Arcangelo. Non siamo andati sul Monte Arci per il taglio della legna e non l’abbiamo portata su carri addobbati per la benedizione. Non ci siamo potuti riunire insieme in parrocchia per la Santa Messa. Non abbiamo potuto riaccompagnare il simulacro di San Michele alla sua chiesetta. Una festa diversa sì, ma non sottotono. L’abbiamo celebrata sì, diversamente, ma l’abbiamo celebrata. Non ci siamo dimenticati.

In molte famiglie, anche solo con l’aiuto di un libretto, la novena si è ugualmente fatta. La mattina dell’8 maggio alle 10,30 ci siamo sintonizzati su Super TV per assistere alla celebrazione eucaristica e ascoltare il nostro parroco don Gianni invocare la protezione di San Michele sul nostro popolo, ancora rinchiuso, minacciato dal Covid-19. Abbiamo preparato le finestre delle nostre case con drappi e abbiamo cosparso le nostre strade di rose e menta.

Infatti, grazie al comitato, s’effigie verdadera de su pius meggius pinzellu, su un camioncino è passata in mezzo alle nostre case per ricordarci le parole cantate dai nostri padri: in sa pius tribulazione acudis tantu ligeri.

Ma perché l’8 maggio? Perché Santu Michei de sa faixedda? Il Martyrologium Romanum riporta: Octavo Idus Maji. In monte Gargano Apparitio sancti Michaelis Archangeli. L’apparitio, cui si riferisce il Martirologio, è quella narrata nel Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano: […] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) san Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all’ora quarta del giorno.

Le apparizioni ricordate sono quattro. Quella dell’8 maggio, detta della Vittoria, è la seconda, avvenuta nel contesto del’assedio bizantino al santuario garganico. Lo scrittore Paolo Diacono, nell’opera Historia Longobardorum, racconta che i bizantini assediarono Santuario del Gargano attorno al 650, ma furono battuti dal duca di Benevento, Grimoaldo I. La data del l’8 maggio, verso il IX secolo, iniziò a comparire insieme a quella del 29 settembre, come giorno della dedicazione del santuario sul Gargano. Seppure la Riforma Liturgica voluta dal Vaticano II, abbia ridotto la festa dell’8 maggio a memoria particolare della Chiesa del Siponto, in molte parti del Sud Italia si continua a celebrare l’Arcangelo Michele in quella data.

Nella nostra arcidiocesi, oltre alla comunità di Silì, l’8 maggio, celebra San Michele quella di Aritzo che ha posto l’antica parrocchia e la bellissima chiesa sotto la sua protezione. Possiamo trovare, nella pietà popolare siliese e nel suo modo di festeggiare il santo, due elementi presenti anche in Puglia.

Il primo è l’uso della preghiera Si vis habere omnia. Nella novena redatta da Nonnu Sechi essa era usata come responsorio, mentre oggi, nella versione rivista da don Antonio Pinna, essa costituisce l’inno. Troviamo la stessa, come responsorio, fra le preghiere usate dalle confraternite e dai pellegrini di San Marco in Lamis che si recavano al santuario garganico.

Il secondo elemento è l’uso di accendere il fuoco alla vigilia della festa dopo i vespri: noi lo chiamiamo su foghilloi mentre, nella provincia di Foggia ha il nome di fanoje che vengono accese in diverse piazze.

Speriamo che l’anno prossimo, come tutti speriamo, si realizzi l’augurio che ci diamo ogni anno alla fine della festa: Santu Michei s’aggiudidi e Attrus annus mellus.

A cura di Giovanni Licheri. Pubblicato su L’Arborense del 17 maggio 2020.


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