Approfondimento biblico. La Pentecoste e il Cenacolo conteso.

Studi biblici. L’archeologia e l’analisi dei testi permettono l’identificazione precisa?

In origine la pentecoste era una festa agricola: segnava l’inizio della mietitura. Il popolo ebraico la celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua.
Nella religiosità ebraica divenne il giorno della celebrazione del dono della Legge di Mosè e al popolo sul Sinai.
Gli Atti degli Apostoli narrano che proprio nel giorno di quella festa, cinquanta giorni dopo la risurrezione di Gesù, avvenne la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo.

Con la Pasqua e il Natale rappresenta tra le feste maggiormente importanti del calendario liturgico e indica la diffusione del messaggio evangelico mediante la Chiesa (Madre de’ Santi; immagine della città superna. Manzoni: Inni sacri). La Pentecoste viene raccontata nel capitolo 2 degli Atti: Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovarono tutti nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso... Gesù, nel vangelo di Giovanni (16,5-15) dice: Quando sarà venuto lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla pienezza della verità.

L’evangelista ci comunica che nella tristezza umana è necessario sperimentare, oltre alla solitudine nel mondo, anche quella del distacco del Risorto, che annuncia, per questo, l’invio dello Spirito Santo. Il luogo dell’evento miracoloso è il Cenacolo, che si trova a Gerusalemme vicino alla Porta di Sion (chiamata anche del profeta David) ed è uno degli spazi circoscritti più ricchi di memorie cristiane della Terra Santa.

Il fabbricato, dove avvenne la manifestazione della Pentecoste, è stato sempre considerato come la casa cristiana per eccellenza a Gerusalemme. Accanto, gli Ebrei venerano la tomba di Davide. Gli archeologi, tuttavia, hanno identificato l’originaria Sion davidica altrove, sulla collina orientale di Gerusalemme. Sulla collina occidentale si continua a visitare una Torre di David e una Tomba di David. L’apostolo Pietro, nel suo discorso relativo alla discesa dello Spirito Santo (At 2,29- 31), afferma che la tomba del patriarca Davide era ancora visibile. La Bibbia attesta che il re David si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide (1Re 2,10). Anche il figlio Salomone venne sepolto nello stesso luogo.

Episodi confermati dallo storico ebreo Giuseppe Flavio (Antichità 16, 179). Non è dimostrato in modo convincente per quale motivo la tradizione cristiana dei primi secoli considerasse Betlemme il luogo di sepoltura dei re di Giuda. All’anonimo pellegrino di Bordeaux (333 d.C.) furono mostrate, come prova ulteriore, iscrizioni in lingua ebraica sulle pareti del sepolcro. Il vescovo gallico Arculfo (intorno al 670 d.C.) descrisse una chiesa e un mausoleo, illuminato da lampade sempre accese. Nel X secolo venne attestata la prima citazione dell’ubicazione del sepolcro davidico a Gerusalemme, contenuta in un’opera apocrifa: Vita di Elena e Costantino. Da quel momento si è radicata la tradizione della sepoltura di David a Gerusalemme. Nel IV sec. il vescovo Epifanio di Salamina offre indicazioni storiche più dettagliate: L’imperatore Adriano trovò Gerusalemme completamente rasa al suolo e il tempio di Dio, che era piccolo, dove i discepoli erano saliti nella sala superiore al loro ritorno dal monte degli Ulivi, quando il Signore fu assunto in cielo. Infatti si trovava costruito in quella parte del Sion che era stata risparmiata dalla distruzione.

Ancora più circostanziate appaiono le memorie contenute in una omelia del presbitero Esichio di Gerusalemme (in S. Jacobum et David; V sec.). Non solo viene ricordata la Pentecoste, ma anche l’Ultima Cena, compreso l’aspetto sacrificale. È citato anche san Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme, colonna della Chiesa, riconosciuta come tale pure da san Paolo (Gal 2,9). Fu martirizzato alla vigilia della prima rivolta ebraica contro Roma (66-70 d.C.).

A lui succedettero altri vescovi di provenienza ebraica, fino alla seconda rivolta, denominata di Bar Kokbah. La presenza cristiana continuò anche dopo la fondazione della città romana di Elia Capitolina (135 d.C.), con nuovi vescovi di diversa origine (Ecclesia ex gentibus). Con la testimonianza di Epifanio si può supporre che la piccola chiesa abbia potuto ospitare i discepoli del Signore. Cirillo di Gerusalemme (IV sec.) la chiamò chiesa degli Apostoli.

Nella liturgia di San Giacomo viene designata con il titolo di Madre di tutte le Chiese. Nella grande basilica della Agia Sion (Santa Sion) i pellegrini venerano l’ambito spaziale dove Maria, madre di Gesù, esalò l’ultimo respiro. Attigua, a pianterreno, esiste una scuola rabbinica, e più in là, in un tozzo edificio crociato, gli Ebrei venerano la citata ipotetica tomba di re Davide.

Al piano superiore, una sala riservata alle memorie cristiane più sacre. I pellegrini possono visitare la sala dello Spirito Santo, costruita con volte e archi a ogiva, tipici dell’arte crociata. L’intero edificio venne acquistato dai reali di Napoli, nel 1333, venduto dai mamelucchi e affidato alla Custodia di Terra Santa. Dal 1524, la sala sacra alla memoria dell’Eucarestia e della Pentecoste non è più cristiana; venne trasformata, dai musulmani, in moschea.

Attualmente appartiene allo Stato di Israele. Non si è certi che su questo colle, che la tradizione ha definito il Sion cristiano, in contrapposizione al Sion d’Israele (il colle del Tempio), esistesse il Cenacolo dell’ultima pasqua terrena del Cristo. La presenza dell’apocrifa tomba di Davide, rende impossibile qualsiasi ricerca archeologica sistematica. Tuttavia, il famoso archeologo Beniamino Bagatti, eseguendo alcuni sondaggi, aveva scoperto le tracce di un’antica sinagoga giudeo-cristiana, simile a quella rinvenuta a Nazaret e a Cafarnao. Nell’angolo sud-est dell’edificio medievale, ha rinvenuto dei graffiti con queste invocazioni: Vinci, o Salvatore, pietà. O Gesù, che io viva, o Signore di Davide.

A cura di Giovanni Enna