Gosos. S’infinida caridade celeste.

Gosos. Espressioni di altissima teologia sono spesso confluite nelle laudes e negli inni sardi.

Prosegue sul nostro sito il percorso di approfondimento liturgico fatto attraverso la lettura dei Gosos a cura di Giovanni Licheri e pubblicato sulle pagine de L’arborense. In fondo all’articolo, in allegato, tutte le pubblicazioni precedenti.


S’infinita caridade celeste

La Chiesa ha celebrato il mistero fondamentale per la fede dei cristiani: la Santissima Trinità. Mistero d’amore circolare, come scriveva San Bernardo di Chiaravalle: Il Padre dà il bacio, il Figlio lo riceve e il bacio stesso è lo Spirito Santo, colui che è tra il Padre e il Figlio, la pace inalterabile, l’amore indiviso, l’unità indissolubile.

Ci fermiamo a considerare il bacio trinitario, lo Spirito Santo. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, alla domanda Chi è lo Spirito Santo, rivelato a noi da Gesù Cristo?, risponde: È la terza Persona della Santissima Trinità. È Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli procede dal Padre, il quale, principio senza principio, è l’origine di tutta la vita trinitaria.

E procede anche dal Figlio (Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al Figlio. Inviato dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo guida la Chiesa a conoscere la Verità tutta intera (n. 47). Spesso, però, come diceva San Josè Maria Escrivà de Balaguer: Purtroppo il Paraclito, per taluni cristiani, è il Grande Sconosciuto: è un nome che si pronuncia, ma non è un Qualcuno — una delle tre Persone dell’unico Dio— con cui parlare e di cui vivere. Ma, aggiunge poco più avanti: bisogna rivolgersi a Lui con familiarità e con fiducia, come la Chiesa ci insegna mediante la Liturgia (È Gesù che passa, capitolo 13).

Queste verità sono bene sintetizzate in sa torrada di una versione dei gosos A s’Ispiridu Santu: Infinita caridade celeste, eterna unione, divina ispiratzione de sa Santa Trinidade.

I gosos erano e, ancora oggi potrebbero essere per noi sardi, uno strumento valido per l’esposizione della fede cattolica. Nella versione che utilizziamo qui, ad esempio, troviamo detto quanto spiegato sopra dal compendio circa l’identità dello Spirito Santo: Est sa terza in sas persones de sa Santa Trinidade, ad intra sa voluntade fundat in sas processiones (strofa 2).

L’autore usa due termini tecnici della teologia trinitaria: ad intra (all’interno), usato per indicare le operazioni che si compiono in Dio stesso e si identificano con le Persone; processiones, cioè le processioni trinitarie che sono due: la generazione del Figlio e la processione (spirazione, emanazione) dello Spirito Santo.

L’autore, però, fa riferimento anche alle operazioni trinitarie ad extra (all’esterno) ed agli attributi che ne conseguono: Su Babbu est su Criadore, e Deus Salvadore su Fizu, s’Ispiridu in su consizzu Deus glorificadore (strofa 9).

In diverse parti del testo sono presenti riferimenti biblici circa l’azione dello Spirito Santo nella storia dell’uomo. Deus est chi vivificat su defuntu peccadore (strofa 3), sembrerebbe richiamare la visione profetica: Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete» (Ez 37,5). L’autore, poi, chiama in causa il collegio apostolico riunito nella Pentecoste: S’apostolicu senadu congregadu in dunu logu in tantas limbas de fogu lu rezzesit difracadu (strofa 5).

C’è anche una citazione biblica che corrisponde al testo di Abacuc 3,3: Deus ab austro benzesit, Sanctus de monte Pharan (strofa 8).
La religiosità popolare ha espresso poi il legame con la terza Persona della Santissima Trinità attraverso la formazione di confraternite intitolate allo Spirito Santo e presenti in alcune parrocchie arborensi.

La parrocchia di Silì, fra le sue tre confraternite, annovera quella dello Spirito Santo, la cui fondazione risale al XVII secolo circa e aveva la sua sede presso la chiesetta di San Michele. Possiamo ricordare, ancora, che la chiesa parrocchiale di Allai è intitolata allo Spirito Santo e che a Oristano è presente l’antico Oratorio dello Spirito Santo o della Pietà, nei pressi della chiesa di San Francesco.


A cura di Giovanni Licheri. Pubblicato su L’Arborense del 14 giugno 2020.


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