Seminario Regionale Sardo. Capaci di immergersi nel mondo.

Germogliano, crescono e si preparano a mettersi a servizio del Vangelo: ecco i nostri futuri preti.

Il più giovane ha 19 anni il più anziano 56. In questi estremi anagrafici il volto del Seminario regionale. Alle pendici del colle cagliaritano di San Michele, dove dalla fine degli anni ’70 vivono, si formano e imparano il mestiere i futuri sacerdoti, si può
leggere a grandi linee il volto del clero isolano dei prossimi decenni: sarà anagraficamente maturo. Dei prossimi teologi candidati, nel volgere di un biennio, a dire Messa, uno ha 48 anni, due hanno superato 30 anni, solo sei hanno un’età compresa tra 24 e 26 anni, quindi all’interno degli standard della tradizione sacerdotale degli ultimi 20 anni.

In passato quest’età si abbassava a 23-24 anni, addirittura in certi casi anche a 22 anni (con una dispensa speciale), ma con un corso di studi teologici quinquennale. Da qualche tempo in Sardegna è stato introdotto un percorso formativo di sei anni, che ha sollevato, conseguentemente, l’età media del clero giovane, cioè di coloro che iniziano il percorso verso il sacerdozio subito dopo l’esame di maturità o diploma.

Quest’anno il Seminario regionale accoglie 52 candidati al sacerdozio. Dieci frequentano il primo anno (età compresa tra 20 e 23 anni); otto il secondo anno (21-24 anni); undici sono al terzo anno: probabilmente il gruppo canonico, che ha bussato all’ufficio del rettore appena terminato il liceo; sette hanno appena 22
anni, uno deve compierne 26, uno li compirà tra qualche mese, uno viaggia verso 24 anni, il decano del gruppo ha 28 anni. Tre i seminaristi del quarto anno: tutti ventitreenni, quindi più che regolari.

La classe più eterogenea è quella degli undici adulti. Il nonno di questa compagine ha 56 anni, a seguire uno studente del V anno che sta per compiere 48 primavere, seguono uno (45 anni), uno (43), uno (42), uno (40), uno (38), uno (37), tre (36 anni).

Sono seminaristi – dice il rettore mons. Antonio Mura – con diversità di provenienze e di esperienze: molti vengono dai seminari minori, altri da esperienze ecclesiali come associazioni e movimenti oppure da pregresse esperienze di studi universitari o di lavoro e professionali variegate. Tutto questo rende sempre più visibile la complessità di cammini fortemente diversificati, che necessitano di percorsi comunitari ma in una costante attenzione al singolo seminarista.

Dei 52 seminaristi soltanto tre non sono nati in Sardegna: uno in Sicilia, uno in Campania, il terzo arriva addirittura dal Brasile.

La diocesi più rappresentata è quella di Cagliari 12 seminaristi, Sassari 8, Nuoro 8, Iglesias 5, Oristano 3, Ales-Terralba 2, Alghero-Bosa 3, Lanusei 2, Tempio-Ampurias 2. La diocesi più piccola dell’isola, Ozieri, in rapporto al numero degli abitanti, è la più generosa: 7 seminaristi.

I sacerdoti che usciranno da questo Seminario – prosegue don Antonio Mura – saranno quelli del futuro ecclesiale della nostra Sardegna. Dovranno essere formati in modo tale da essere capaci di accogliere le sfide dei tempi nuovi e di interpretare in modo autentico le prospettive della Chiesa sarda.

La macchina organizzativa responsabile della formazione dei futuri sacerdoti ha due motori: la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna presieduta dal gesuita Francesco Maceri per la formazione teologico-culturale; il Seminario regionale per la preparazione liturgico-spirituale-pastorale. Entrambi gli istituti rispondono in prima istanza ai vescovi sardi e in seconda alla Congregazione del Clero.

Il rettore si avvale di un’equipe formativa formata da tre animatori (don Carlo Devoto, don Andrea Secci e don Carlo Rotondo).
Don Riccardo Pinna è responsabile dell’anno propedeutico, una sorta di pre-seminario obbligatorio per coloro che non vengono dai seminari minori. Don Francesco Mameli è il direttore spirituale, cinque i padri spirituali confessori (Enrico Deidda, Giuseppe Crobu, Piergiacomo Zanetti, Gabriele Biccai, Roberto Piredda).

Tito Aresu è l’economo della struttura governata da tre suore delle Congregazione delle Figlie di San Giuseppe: Paola Guiso (superiora), Maria Giuliana Arzu, Rani Kandathilparampil.

Papa Francesco il 17 febbraio di due anni fa rivolse una raccomandazione e un augurio: In voi, in modo particolare, sono riposte le speranze della Chiesa che è in Sardegna… Camminate con gioia, tenacia e serietà in questo percorso di formazione, per assumere la forma di vita apostolica, che sappia rispondere alle odierne esigenze dell’evangelizzazione.

A cura di Mario Girau.