XV Domenica del Tempo Ordinario. L’approfondimento della Parola.

La quindicesima domenica del Tempo Ordinario, presenta il Vangelo secondo Matteo con questi riferimenti: Mt 13, 1-23 (consulta il brano evangelico e tutta la Liturgia della Parola di questa domenica).


Approfondimento al brano evangelico.

A chi si rivolgono e come ascoltare la Parola di Dio e l’annuncio del Regno? Su questo tema ci illumina la pagina evangelica della XV domenica del Tempo Ordinario: è l’inizio del discorso in parabole al cap. 13 del vangelo secondo Matteo. Gesù esce di casa e siede su una barca, in riva al mare, così che il lago di Galilea fa da scenario all’insegnamento del Maestro.

Come in ogni parabola, Gesù parte da un’immagine del quotidiano nota ai suoi ascoltatori: un agricoltore esce a se- minare. Niente di più comune in ogni contesto contadino. Ma i modi di questo seminatore non rispondono alle regole di buon senso, né tanto meno a quelle di un’economia di mercato. A considerare la sua attività in senso stretto, vediamo in lui un distratto e uno sprecone, incurante del terreno su cui lasciar cadere il seme, disperso in buona parte nella strada, tra sassi e rovi. Solo una parte cade nel terreno buono e produce frutti abbondanti.

Ora, per comprendere il senso della parabola, occorre fare un salto esistenziale dalla folla anonima, in ascolto, al gruppo dei discepoli, perché solo a questi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli. Altrimenti, si rischia di essere tra quelli che guardano ma non vedono, sentono ma senza ascoltare e com- prendere. Ricevere la parola del Regno senza comprenderla, non è affatto un discorso puramente razionale e intellettuale, ma lasciarla fuori dalla vita. In questo caso al Maligno è facile rubare ciò che è stato seminato: questo è il seme seminato lungo la strada. Il terreno sassoso, invece, è un cuore incostante che si infiamma inizialmente di entusiasmo, ma si tira indietro di fronte alle fatiche del cammino spirituale. I rovi rappresentano un cuore ingombro: se la Parola deve farsi spazio tra mille preoccupazioni irrisolte, senza lasciare che ne siano illuminate e condotte all’armonia, prima o poi secca.

Ecco, infine, il terreno buono cioè un cuore puro, libero e acco- gliente nei confronti della novità del Regno, capace di portare frutto nell’umiltà e nella semplicità.

Possiamo trarre alcune conseguenze. Anzitutto va notato come il Signore semini con larghezza su ognuno; non ci sono dunque privilegiati nella fede, ma ogni terreno è destinatario della stessa attenzione. Aprendo una parentesi pastorale, le parole di Gesù ci sollevano anche dalle ansie delle strategie, invitandoci ad annunciare con larghezza, senza troppa paura degli sprechi e degli insuccessi, nelle situazioni più o meno opportune.

Ciò che ci consola, e a un tempo ci turba, è che la capacità di accoglienza dipende dalla disposizione personale, la quale – data la libertà di cui godiamo – non è a senso unico né statica, ma sempre dinamica: si può passare dall’essere aridi come la strada, superficiali come i sassi o ingarbugliati come i rovi, all’essere terreno buono, come d’altronde è possibile l’inverso. In ogni caso la liberalità del Signore nel diffondere comunque su ciascuno di noi il suo annuncio di salvezza, è garanzia della sua misericordia gratuita e illimitata.

A cura di Maurizio Spanu