XXV Domenica del Tempo Ordinario. L’approfondimento della Parola.

Il padrone della vigna esce in ogni ora del giorno.

Quale buona notizia ricevo dalla Parola di Dio di questa domenica? In che modo sono coinvolto dall’incontro con Gesù Cristo, parola definitiva del Padre?

Si corre spesso il rischio di ricevere solo un comportamento etico da praticare, senza aver vissuto pienamente il momento dell’accoglienza della Parola. Ci muove una voce, uno sguardo, una chiamata, una parola d’amore che mette le ali. Se, da una parte, è auspicabile trovare un ambito di vita che ci permetta di crescere attraverso atti concreti, dall’altra, è doveroso chiedersi il motivo ultimo di quell’atteggiamento suggerito.

Davanti alla ricchezza del brano evangelico, ci vengono in aiuto le altre letture con particolare attenzione alla prima, oggi tratta
dal profeta Isaia. L’atteggiamento del padrone, la protesta degli operai della prima ora, l’inoperosità del gruppo reclutato nel pomeriggio sono oggetto di numerose riflessioni e attualizzazioni.

Il brano profetico ci offre una chiave di volta per leggere il vangelo: Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino. L’attenzione è rivolta al movimento di avvicinamento del Signore, alla sua manifestazione. Non è scontato che egli si faccia presente, che si avvicini, che si mostri, che voglia incontrare l’uomo.

Questa è una bella notizia, è la bella notizia annunciata da Gesù Cristo: il Padre è vicino, il Regno si è avvicinato, il padrone della vigna esce spesso a cercare operai per la sua vigna. Il primo movimento è di Dio! È lui a permettere all’uomo di accostarsi e vederlo, sebbene non di rado si perda questa occasione con mille scuse e varie motivazioni.

Gli operai trascurano di ringraziare il padrone per non aver perso una giornata di lavoro e protestano per non aver ricevuto un trattamento meritocratico. L’invidia del portavoce degli operai piccati nasce da una mentalità per cui – per riportare le parole di Isaia – i pensieri di Dio non sono quelli dell’uomo e le vie di Dio non sono le nostre vie.

Fino a che non viene modificata in profondità la nostra vista e la nostra mente, potremo solo accampare scuse e suscitare proteste, perdendo irrimediabilmente la bellezza della buona notizia. In questo senso la conclusione del salmo responsoriale spalanca lo sguardo verso la realtà centrale della rivelazione: il Signore è vicino a chiunque lo invoca.

Col messaggio di Gesù è il Padre stesso ad avvicinarsi all’uomo, a farsi suo prossimo.

A cura di Michele Antonio Corona

Pubblicato su L’Arborense n.31/2020