Dal vangelo alla vita. Papini: da bestemmiatore ad annunciatore

Tre verbi reggono questo vangelo: ascoltare, pentirsi e cambiare. Non è mai troppo tardi per lavorare nella vigna del Signore perchè nonostante le nostre fragilità, Gesù è sempre pronto ad accoglierci.

Meditare il vangelo, nell’ottica di queste tre parole, mi ha fatto subito pensare alla conversione di Giovanni Papini, chiamato ai suoi tempi la belva di Firenze proprio per la ferocia con cui attaccava Gesù Cristo. Nacque a Firenze nel 1881 e vi morì nel 1954; il padre, da buon garibaldino, era un feroce anticlericale ed educò il figlio ai velenosi principi di una visione della vita senza Dio. Nel giovane Giovanni infatti non c’era neanche una minima ombra di fede, anzi bastava parlargli di Dio per irritarlo.

Sin da ragazzo maturò una passione particolare per la scrittura, cominciando a esprimere nei suoi scritti, l’odio profondo per Dio insieme alle tenebre che annegavano la sua anima.

Nel 1911 scrisse Le Memorie di Dio, un libro terribile dove parlava a nome di un Dio inesistente, mettendo sulla sua bocca questo invito: Uomini di tutto il mondo fatevi atei subito; Dio stesso, il vostro Dio, che avete inventato voi, ve ne prega con tutta l’anima!

Lo scandalo per queste parole fu enorme, ma il giovane Papini ci rideva, orgoglioso della sua opera. Il punto di svolta si ebbe nel 1912, con l’opera Un uomo finito, dove si dichiarava un uomo finito perché non era riuscito a essere un uomo infinito. Scrive: Tutto è finito, tutto è perduto, io non sono più nulla, sono freddo come un sepolcro, dove sono scritte queste tremende parole: Qui è sotterrato un uomo che non poté diventare Dio. È facile intravedere un’anima disperata bisognosa di luce, soprattutto quando invoca: Io domando in ginocchio una sola certezza, una piccola fede, un atomo di verità. Non posso più farne a meno.

Poi la conversione, tutta d’un tratto, improvvisa e inspiegabile, ma forte e definitiva: da bestemmiatore divenne apostolo di Cristo. E subito il desiderio di scrivere ancora, ma per Cristo. Nel 1921, Giovanni Papini è un convinto discepolo di Gesù e il suo amore per Lui lo tradusse in un libro: La storia di Cristo. Cinquecento pagine in cui racconta la vita di Gesù con lo stupore di un bambino e ogni parola non è altro che un canto commosso nei confronti di Dio.

Alla conclusione di quest’originale storia, dedica al suo Cristo una preghiera che ancora oggi fa vibrare l’anima di commozione: Signore ritorna! Abbiamo bisogno di Te, o Cristo; di Te solo e di nessun altro! Tu solamente che ci ami, puoi sentire quanto è grande il bisogno che c’è di Te in questo mondo. Nessun altro, nessuno dei tanti che vivono, nessuno di quelli che dormono nella gloria, può dare a noi bisognosi il Bene sommo che salva. Noi ti preghiamo, Gesù, che Tu ritorni ancora una volta, fra gli uomini che ti uccisero, fra gli uomini che continuano a ucciderti, per ridare a tutti noi assassini, nel buio, la luce della vita vera. Tu solo sei la pace!

A cura di Antonello Angioni, seminarista

Pubblicato su L’Arborense n.32/2020