XXVII Domenica del Tempo Ordinario. L’approfondimento della Parola.

Gli ascoltatori della Parola non sono come cercatori dilettanti di funghi, che talvolta scelgono solo quelli che conoscono perdendo la ricchezza degli altri che spesso sono ottimi

Chi rappresentano i vignaioli omicidi che uccidono il figlio per ottenere l’eredità?

A chi è rivolta questa parabola? Chi sono i primi destinatari di Gesù? Oggi, chi deve rispondere alla domanda finale Non avete mai letto nelle Scritture…?

Questioni che i lettori della Parola non possono disattendere. Per poter accogliere la buona notizia che ogni pagina biblica presenta occorre essere buoni ascoltatori. In questo inizio d’autunno si può osare una metafora: gli ascoltatori della Parola non possono essere come i cercatori dilettanti di funghi. Questi si recano in campagna in ricerca di un tipo, al massimo due, di funghi. Le altre specie sono da essi lasciate, poiché puntano la loro attenzione su quelle poche che conoscono bene e di cui sono sicuri.

In questo modo non gusteranno mai altri sapori e non cresceranno in un’arte che è bellissima. Così i fittavoli della vigna – ascoltatori distratti e faziosi della Parola – fanno con i continui ammonimenti del padrone: hanno deciso di impadronirsi della vigna e rifiutano, fino all’uccisione del figlio, tutte le parole del proprietario, che giungono attraverso i servi. Questa parabola era rivolta direttamente ai capi dei sacerdoti e degli anziani, cioè a chi doveva conoscere la Scrittura non solo a livello intellettivo, ma esistenziale.

Essi erano le guide, gli ermeneuti, i catechisti, responsabili e animatori della pastorale, i presbiteri, i custodi, i pastori. Gesù non si rivolge a pubblicani e peccatori, ma ai leader del popolo, a coloro che pretendono questo ruolo e lo difendono a denti stretti.

I destinatari sono tutti coloro che si considerano depositari unici ed esclusivi della salvezza, della Grazia, dell’annuncio. Nel versetto finale, quel voi non può che toccarci, interpellarci, farci sobbalzare interrogandoci su come accogliamo la buona notizia e che frutti ha portato in noi e in coloro a cui l’abbiamo annunciata. Il padrone della vigna l’ha preparata accuratamente per darla in custodia ai fittavoli e non perché essi ne divengano i possessori esclusivi.

Nell’Antico Testamento quella vigna era identificata con Israele, con ogni Israele che accoglie la Parola e che rifugge la tentazione di utilizzarla a proprio piacimento e vantaggio. Quel nuovo popolo richiamato da Gesù è l’Israele convertito, la Chiesa toccata dalla grazia, l’uomo e la donna che accolgono e donano la Parola.

A cura di Michele Antonio Corona

Pubblicato su L’Arborense n.33 /2020