Dal Vangelo alla vita: Beato Alberto Marvelli.

Un cristiano in politica

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio! A Cesare oro e argento, a Dio l’uomo. È questo, in sintesi, il messaggio che Gesù vuole comunicare a tutti i suoi discepoli: a Cesare le cose, a Dio le persone. Un programma di vita che trova concretezza nel giovane Beato Alberto Marvelli, splendido esempio di laico impegnato nella costruzione di un mondo migliore, soprattutto in ambito politico.

Nacque a Ferrara nel 1918 da una famiglia molto benestante e di solida formazione cattolica; la casa dei Marvelli era un vero e proprio centro di carità: molti bussavano alla loro porta e nessuno tornava mai a mani vuote. Ed è in questo clima di preghiera e di amore cristiano che venne educato il giovane Alberto.

Oltre l’educazione ricevuta nell’ambiente familiare, si aggiunse a Rimini, anche quella dell’Oratorio salesiano e specialmente dell’Azione Cattolica, per la quale Alberto nutriva grande passione. Voglio farmi santo, sento sempre di più che siamo fatti per il cielo! Fin dall’adolescenza ebbe nel cuore il desiderio della santità, concepito come mezzo indispensabile per aiutare gli altri a conoscere Cristo. Io lo guardo e Gesù mi parla, spesso diceva, proprio perché nella partecipazione all’Eucaristia trovava le ragioni profonde del suo impegno per gli altri.

Al termine del secondo conflitto mondiale, si dedicò con impegno e amore alla ricostruzione materiale e spirituale della città di Rimini. La sua testimonianza cristiana unita all’amore profondo per l’attività politica si profuse tramite le iniziative di carità e di assistenza sociale: istituì per i più bisognosi la Messa domenicale del povero, a cui seguiva un pranzo che serviva lui stesso.

E proprio per le sue eccezionali doti, umane e cristiane, riuscì ad entrare nel cuore di molti suoi coetanei ed essere riconosciuto come un modello da seguire.

L’impegno sociale del giovane Alberto può essere sintetizzato in due parole: un cristiano in politica! Iniziò il suo lavoro sociale nel partito della Democrazia Cristiana; ma aveva una marcia in più rispetto ai compagni di partito: nei comizi, le sue parole erano valorizzate da un’autentica testimonianza cristiana. La vita di Alberto gridava più forte di ciò che diceva con le parole, perché la politica era per lui la più alta forma di carità: un Beato che anche oggi continua a parlare al cuore di tanti giovani.

Il 5 ottobre 1946, mentre si recava con la sua amata bicicletta a tenere un comizio, venne investito da un autoveicolo; morì poche ore dopo, a soli 28 anni.

Nel 1939, scrisse una bellissima preghiera, che riassume tutto il suo amore per Gesù Cristo: Voglio riuscire, voglio tentare la via dei santi. Gesù, dammi Tu la volontà necessaria. Fammi la grazia di poter vivere una vita interiore più raccolta sconfiggendo tutte le tentazioni del mondo. Gesù, confido in Te, nella infinita misericordia!

Giovanni Paolo II lo beatificò il 5 settembre 2004.

A cura di Antonello Angioni

Pubblicato su L’Arborense n.35/2020