Approfondimento liturgico. Il nuovo Messale.

Iniziamo con la presentazione della traduzione italiana della Terza edizione del Messale Romano, che in questi giorni è stata diffusa nelle nostre parrocchie: la CEI ne ha autorizzato l’uso fin da subito.

Per l’arcidiocesi di Oristano è intervenuto mons. Roberto Carboni e ha disposto che venga utilizzato dalla prima domenica di Avvento.

Il prezioso Libro Liturgico giunge alle nostre assemblee dopo un lunghissimo periodo (quasi vent’anni) di lavoro e predisposizione a vari livelli. La traduzione è stata fortemente voluta dai nostri vescovi con il conforto e il confronto (anche se non ne sono certo) di Facoltà teologiche, studiosi di liturgia, cultori della lingua italiana e storici dell’arte e della musica per la liturgia.

Partiamo dall’inizio: con l’approvazione di papa Giovanni Paolo II (era il 10 aprile dell’Anno Santo del 2000) e con il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (il 20 aprile del medesimo anno), il Messale Romano, voluto dal Concilio Vaticano II, giungeva alla sua terza edizione tipica nel 2002, a più di trent’anni dalla prima editio e a più di venticinque dalla seconda (editio typica altera).

Se si guarda bene il complesso volume liturgico si comprende chiaramente che non si tratta di una semplice ristampa (magari con piccole variazioni), ma di una nuova editio typica con aggiunte e modifiche sostanziali, integrative e migliorative di quanto già le precedenti edizioni avevano confermato. Per venire incontro, poi, alle esigenze sia di correzione di alcune imprecisioni sia di aggiornamento di elementi intercorsi tra una edizione e l’altra, nel 2008, come già nel 1971, venne pubblicata una ristampa del Messale con alcune variazioni.

Ora di fronte alla Nuova edizione del Messale Romano mi sono posto alcune domande, alle quali ho cercato di dare risposta appena ho avuto il volume tra le mani. Mi sono chiesto anzitutto: quali novità contiene rispetto alle precedenti edizioni? Quali motivazioni pastorali e teologiche soggiacciono a questi i cambiamenti? Ci sono miglioramenti o peggioramenti rispetto alle precedenti versioni? Domande alle quali cercherò di dare le risposte personali… perciò molto parziali e discutibili.

In primo luogo faccio notare che la nuova edizione tipica del Messale Romano ha provveduto ad aggiungere diversi formulari di Messe al testo già esistente, ha poi operato una serie di adeguamenti normativi al Codice di Diritto Canonico, e alle disposizioni liturgiche emanate dalla Santa Sede dal 1975 a oggi. Possiamo dire che tutta l’eucologia (cioè le preghiere e le formule) è stata analizzata e rivisitata; molte rubriche sono state cambiate: il Messale ha avuto anche una nuova stesura di quella parte non meno importante e fondamentale costituita dall’Institutio Generalis (IGMR), documento che, posto all’inizio del Messale, offre il significato delle singole sequenze rituali e dei particolari elementi celebrativi che compongono il rito della Messa, fornendo allo stesso tempo preziosi orientamenti per l’uso e la realizzazione delle varie celebrazioni.

Una normativa che, nonostante le variazioni e integrazioni avute nel tempo, ma pur sempre animata dal valore teologico, liturgico, rituale, spirituale e pastorale, contribuisce a dare alla celebrazione del mistero eucaristico quell’efficacia che dovrebbe sempre garantire e sostenere la partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa di tutto il popolo di Dio.

Noto subito, purtroppo, che i Praenotanda sono stati stampati con un carattere assai piccolo, rispetto alla precedente edizione: questo fatto non agevolerà la lettura e lo studio di queste note (che non sono solo rubricali ma contengono il senso pieno delle celebrazioni). Mi pare che una delle novità più rilevanti dell’IGMR sia il capitolo IX: Adattamenti che competono ai vescovi diocesani e alle Conferenze Episcopali, che raccoglie l’insieme delle norme relative ai possibili adattamenti e al criterio dell’inculturazione. Mi pare molto interessante, nella speranza che i vescovi della nostra regione si decidano a stabilire adattamenti comuni.

Tonino Zedda (1- continua)

Pubblicato su L’Arborense n.38/2020