Approfondimento liturgico: alla scoperta del nuovo Messale (quinta parte)

Alla scoperta del nuovo Messale: gesti e atteggiamenti

Dopo aver analizzato brevemente le peculiarità dei Riti di Introduzione e della Liturgia della Parola e prima di addentrarci nella seconda parte dell’Ordinario della Messa, come è previsto nel nuovo Messale Romano (III edizione), ci soffermiamo su alcune note che la CEI ha pubblicato nell’interessante volumetto Un Messale per le Nostre Assemblee: allegato alla presentazione del Messale, vivamente consiglio di acquistarlo al modico prezzo di 6 Euro. Così i nostri vescovi: La Conferenza Episcopale Italiana ritiene opportuno precisare alcune indicazioni che la normativa liturgica affida alle Conferenze Episcopali nazionali (cf. OGMR 386-399) e richiamare l’attenzione su alcuni elementi della celebrazione eucaristica. Anzitutto si elencano i Gesti e gli atteggiamenti durante la celebrazione eucaristica, il richiamo è a quanto indicato nell’Ordinamento Generale del Messale Romano e cioè:

  1. I singoli fedeli e quindi tutta l’Assemblea è tenuta a stare in piedi dal canto d’ingresso fino alla Colletta compresa.
  2. Ci si siede dopo l’Amen e si rimane seduti durante la prima e seconda lettura e il salmo responsoriale. Il significato è chiaro: stare seduti è tipico di chi presta attenzione, è l’atteggiamento di colui che ascolta, del discepolo che sta attento alla voce del maestro. Quando parla Dio, tutto tace, tutti ascoltano.
  3. Intonata l’acclamazione al Vangelo ci si mette in piedi e si sta in piedi alla proclamazione del Vangelo e fino al canto (facoltativo) dell’acclamazione dopo il Vangelo.
  4. Quindi si sta seduti durante l’omelia e il breve silenzio che segue.
  5. Di nuovo in piedi dall’inizio della professione di fede fino alla conclusione della Preghiera universale o dei fedeli.
  6. All’inizio della seconda parte della Messa, durante la presentazione e preparazione dei doni si sta seduti. Se c’è l’incensazione, l’assemblea si alza solo quando il ministro si accinge a incensarla. Ecco però una vera novità: col vecchio Messale prima che il presidente si rivolgesse all’assemblea con le parole Pregate fratelli perché il mio e vostro sacrificiotutti si mettevano in piedi e rispondevano Il Signore riceva dalle tue mani… Col nuovo Messale invece (anche se non si comprendono le motivazioni) il breve dialogo tra presidente e assemblea si fa mentre tutti rimangono ancora seduti e, solo dopo aver pronunciato la risposta assembleare, tutti si mettono in piedi per ascoltare la preghiera sulle Offerte e acclamare insieme Amen!
  7. Si sta, dunque, in piedi dall’orazione sulle Offerte fino all’epiclesi sul pane e sul vino (gesto dell’imposizione delle mani) esclusa.
  8. Si sta possibilmente in ginocchio, dall’inizio dell’epiclesi (che precede il racconto dell’istituzione dell’eucaristia) cioè da quando è posto il gesto sacramentale dell’imposizione delle mani, fino all’acclamazione Mistero della fede.
  9. Si sta in piedi dall’acclamazione Mistero della fede fino alla comunione dell’assemblea inclusa, dopo la quale si potrà stare in ginocchio o seduti fino all’orazione dopo la Comunione.

Dall’orazione dopo la Comunione sino alla fine si sta in piedi.

I Vescovi precisano anche che durante la lunga proclamazione del racconto della Passione del Signore (Domenica delle Palme e Venerdì Santo), chi vuole può rimanere seduto per una parte della lettura, chiaramente tutti stanno in ginocchio o in piedi durante il passaggio che descrive la morte di Gesù in croce (et emisit spiritus). Le difficoltà dovute allo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi (OGMR 43) possono giustificare una deroga dalla regola generale per singoli fedeli o per il sacerdote stesso.

Circa la posizione delle mani durante la preghiera del Padre nostro, i Vescovi italiani, molto opportunamente, ricordano che si possono tenere le braccia allargate purché questo gesto si compia con dignità e sobrietà in un clima di preghiera filiale, non si tratta di scimmiottare il gesto del presidente, ma di porre un semplice e sincero gesto di preghiera insieme ai fratelli e con essi proclamare la preghiera del Signore.

Tonino Zedda (5 – continua)


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