Liturgia e Nuovo Messale: continua l’approfondimento

Il cuore della celebrazione

Proseguiamo il nostro discorso sul cuore della celebrazione eucaristica così come ce lo presenta la nuova traduzione italiana del Messale Romano. È abbastanza evidente l’ispirazione biblica della nuova traduzione, è un invito a prestare attenzione sempre maggiore alla preghiera, accompagnata dal gesto dell’imposizione delle mani, con cui il vescovo (o il presbitero) che presiede invoca lo Spirito sui doni affinché siano consacrati e trasformati nel corpo e sangue di Gesù Cristo.

Soffermiamoci ora su alcune preghiere eucaristiche, sulle variazioni più significative della versione. Si tratta di dettagli che possono apparire minimi, ma rivelano un’attenzione rivolta non solo a una traduzione più fedele alla lettera, ma anche a una traduzione che nella versione più letterale ha riconosciuto un modo di esprimere meglio la profondità dei contenuti e la ricchezza dei significati delle singole preghiere.

Iniziamo dal Canone Romano: la prima preghiera Eucaristica, la più solenne e in certo modo la più venerata dalla Chiesa occidentale. Mi pare che siano state introdotte variazioni minime: la più evidente è la resa in italiano di un’espressione latina molto significativa, che si riferisce ai circumstantium.

La traduzione precedente aveva queste espressioni: Ricordati di tutti i presenti dei quali conosci la fede e la devozione; la nuova traduzione invece sottolinea meglio la presenza del popolo riunito: Ricordati di tutti coloro che sono qui riuniti. Nella II preghiera eucaristica, notiamo una variazione subito dopo il Santo: là dove si diceva Padre veramente Santo, ora si deve dire: Veramente Santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità.

Troviamo ancora un cambiamento nelle parole che conducono al racconto d’istituzione e di consacrazione: Egli consegnandosi volontariamente alla passione (anziché: Egli offrendosi liberamente alla sua passione). Il riferimento alla consegna rende meglio il verbo latino tradere, presente nelle stesse parole latine dell’ultima cena: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, quod pro vobis tradetur.

Nell’Eucaristia, infatti, noi celebriamo la consegna di Gesù a noi, è il dono perfetto del suo amore e del suo sacrificio. Anche il tradimento di Giuda, in questo piano liturgico-salvifico, è una consegna attraverso la quale si compie dono di Gesù.

Sempre nella II preghiera eucaristica, al posto delle parole: Ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale, troviamo l’espressione: Ti rendiamo grazie perché ci hai resi degni di stare alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale; al posto di: in unione con il nostro vescovo… e tutto l’ordine sacerdotale, troviamo le parole: con il nostro vescovo, i presbiteri e i diaconi.

Anche questa volta non si fa alcun cenno al popolo di Dio (che presente si unisce alla gerarchia durante la celebrazione). Nella III preghiera eucaristica, è stata resa meglio la supplica: Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito: faccia di noi un’offerta perenne a te gradita.

Nella IV preghiera eucaristica, nel memoriale della creazione dell’uomo e della donna, c’è il tentativo di rendere meglio l’immagine del dominio col termine signoria, ma francamente non so se questo dettaglio possa essere colto dalla stragrande maggioranza dei fedeli: questa la nuova traduzione:  hai creato l’uomo a tua immagine, alle sue mani hai affidato la cura del mondo intero, perché nell’obbedienza a te, unico creatore, esercitasse la signoria (anziché il dominio) su tutte le creature.

Le nuove traduzioni mi paiono tutto sommato solenni e puntuali: un segno di speranza per celebrazioni non solo vere ma anche belle.

A cura di Tonino Zedda (12 – continua)

Servizio pubblicato su L’Arborense


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