11 febbraio: i malati sono il cuore del vangelo.

In occasione della XXIX Giornata Mondiale del Malato che come di consueto ricorre l’11 febbraio, giorno in cui la chiesa cattolica ricorda la Beata Vergine Maria di Lourdes, il Santo Padre, Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero alle persone malate e a coloro che le assistono e a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del coronavirus, esprimendo la sua vicinanza in particolare alle fasce più povere ed emarginate della popolazione.

Il comandamento dell’amore, ha scritto papa  Francesco, che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli, trova una concreta realizzazione anche nella relazione con i malati. Una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti, e sa farlo con efficienza animata da amore fraterno. Tendiamo a questa meta e facciamo in modo che nessuno resti da solo, che nessuno si senta escluso e abbandonato.

Sono diverse le pause di riflessione che il messaggio invita a fare, ma tutte si concretizzano sull’importanza del rapporto di ciascuno con i sofferenti, una vera relazione di fiducia tra il malato e tutti: Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli, ricorda un passo del vangelo di Matteo (Mt 23,8). Mai come in questo ultimo anno la vulnerabilità dell’essere umano si è manifestata in maniera plateale: l’attuale situazione ha portato dolore e morte, incertezza e paura, impotenza e inadeguatezza per un male difficile da controllare. Inadeguatezze dei sistemi sanitari che ereditano spesso remote scelte sbagliate, ma anche carenze nell’assistenza alle persone malate il cui accesso alle cure non è sempre equo.

La salute è un bene comune primario,  ribadisce Papa Francesco, e quindi è fondamentale investire tanto nella cura e nell’assistenza delle persone malate. Sono tante le persone che si dedicano con generosità e animo caritatevole a coloro che soffrono portando non solo un aiuto materiale, ma soprattutto il conforto, l’affetto e il tempo che, per chi soffre, talvolta è più di una terapia medicinale. Trovarsi nella triste situazione di avere una persona cara afflitta da un problema di salute più o meno grave, o costretta anche a una degenza in ospedale, è molto doloroso ed è umano volerla aiutare in tutti i modi.

Il desiderio più grande è quello di far sentire al malato la propria vicinanza, il proprio affetto, darle conforto, usare parole per poter essere davvero d’aiuto: bisogni che in questo ultimo anno i malati, costretti all’isolamento, non hanno potuto avere. Accade spesso che gli stessi amici e parenti non sono in grado di aiutare in questa faticosa ricerca, come accadde a Giobbe, ricorda Papa Francesco.

La moglie e gli amici non riescono ad accompagnarlo nella sua sventura, anzi, lo accusano amplificando in lui solitudine e smarrimento. Giobbe precipita in uno stato di abbandono e di incomprensione. Ma proprio attraverso questa estrema fragilità, respingendo ogni ipocrisia e scegliendo la via della sincerità verso Dio e verso gli altri, egli fa giungere il suo grido insistente a Dio, il quale alla fine risponde, aprendogli un nuovo orizzonte. Gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemmeno uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua indifferenza…

Il bisogno dell’altro diventa una condizione essenziale per il cuore e per la mente; l’esperienza della malattia rende ancora più vulnerabili e impotenti perché la salute non dipende dall’affannarsi o dalle proprie capacità. L’impotenza di fronte a una situazione difficile da affrontare spesso spinge la persona ad allontanarsi, a negare addirittura il problema, e invece si ha bisogno di un appoggio morale per affrontare la situazione.

La vicinanza è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia e viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, anche in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili continua la riflessione del Santo Padre.

Nel suo messaggio Papa Francesco invita ad approcciarsi alla persona malata considerandola nella sua interezza e in tutte le sue dimensioni: fisica, mentale, energetica e spirituale e perché vi sia una buona terapia, è decisivo ascoltare e stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, una relazione di fiducia reciproca, di disponibilità e sincerità.

A cura di Laura Mastinu

Pubblicato ne L’Arborense 5/2020