La Via Crucis. Meditazioni particolari per un percorso sempre attuale

Offriamo ai visitatori del nostro sito un semplice strumento di riflessione e preghiera pubblicato su L’Arborense. I testi sono stati predisposti da alcuni collaboratori.


La strada dolorosa di Gesù incrocia le nostre sofferenze e le redime.


I stazione. Gesù è condannato a morte 

Pilato, allora, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. (Mt 27, 26)

La parola condannato spesso mi spaventa e mi interroga, se poi aggiungiamo a morte, è terribile. Per Gesù, questa condanna non è il destino; ha preso la croce, vi è salito sopra perché l’ha voluto lui. Questa croce, Gesù è stato capace di prenderla, di portarla e di abbracciarla. Pilato non è un mostro della malvagità perché sa bene che Gesù è innocente, cerca addirittura il modo di liberarlo. Ma il suo cuore è diviso e alla fine prevale la sua posizione: se stesso. Da circa cinque mesi sto prestando il servizio anche nelle carceri e spesso in quei lunghi corridoi, nelle celle, la parola condannato risuona tantissimo. Vedo nel viso di tanti detenuti, pur essendo colpevoli, la sofferenza. Possiamo allora immaginare il volto di Gesù condannato, innocente, per di più a morte. Quanto dolore. Quante volte anche noi siamo pronti a condannare il nostro prossimo, a giudicarlo? Il perdono non solo dobbiamo riceverlo, dobbiamo anche imparare a donarlo.

Alessandro Floris

Cappellano Carcere di Massama


II stazione. Gesù è caricato della croce  

Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota (Gv 19, 17)

Quanto pesa quella croce! La tua croce. E quanto amore c’è in quell’abbraccio del legno che ti darà la morte. Eppure avanzi e, in quel mistero d’amore, vieni incessantemente nelle nostre comunità e continui a prendere la croce dei fratelli che soffrono, che non trovano lavoro, che non arrivano a fine mese, che sono vittime del vizio, dell’indifferenza, che combattono le malattie e che, spogliati di ogni dignità, subiscono soprusi. E su quel Gòlgota, tra la folla oltraggiante, a tradirti, talvolta, ci siamo pure noi quando, pur vedendo, ignoriamo i bisogni dei più deboli e, pur potendo, non diamo risposte alle suppliche e alle speranze. Ma Tu ci sei e, con Te, quella croce sarà più leggera e amabile. Da segno di castigo e di vergogna diverrà segno di vittoria e di gloria e da simbolo di morte si ergerà a simbolo di vita, dell’amore infinito con il quale hai dato e dai te stesso quotidianamente per ciascuno di noi. Con te, al termine del Calvario, c’è la risurrezione.

Francesco Peddio,

sindaco di Gadoni


III stazione. Gesù cade per la prima volta

Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me… (Ger 11,19)

La prima caduta di Gesù mi piace immaginarla come la sintesi delle nostre prime cadute, quelle che a noi si presentano già dall’infanzia e dall’adolescenza. Nel vangelo non si parla di cadute, ma si legge di persone attorno a Gesù che lo insultavano e gli sputavano addosso; ecco, mi viene bene immaginare il godimento di quelle persone nel vederlo cadere. Lo immagino bene perché tante volte sono stato su quel cammino della croce, dove ho visto folle deridere persone sole e indifese e godere delle loro cadute. L’odio e la condanna gratuita fanno cadere spesso i più giovani e quando siamo alle prese con le prime cadute abbiamo poca esperienza nel rialzarci. Abbiamo bisogno di fare incontri di amore per poter riprendere il cammino: gli stessi che, proseguendo il cammino, farà Gesù con la Madre, il Cireneo e la Veronica. Per questo la prima caduta di Gesù non è altro che una virgola tra la parola odio e la parola amore.

Matteo Lutzu

Seminarista


IV stazione. Gesù incontra sua madre

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio! (Gv 19,26)

Quale dolore per una madre, incontrare gli occhi di suo figlio insanguinato e coperto di insulti; e quale dolore per un figlio leggere la sofferenza negli occhi della madre. Eppure Maria e Gesù si scambiano con lo sguardo, la forza e il sostegno che viene dalla fede nel fare la volontà del Padre. Maria lo segue fin sotto la croce, in silenzio, presente nel momento più terribile e tragico: assistere alla morte del figlio e ancor di più davanti a una morte orribile. Sta lì memore delle parole di Simeone e, sorretta dalla fede, non cede. Accoglie le ultime parole di Gesù che affida lei a Giovanni e, a lui, allo stesso tempo, affida la sua premura di madre: e con Giovanni, ciascuno di noi. Da quel giorno ogni discepolo sa che può prendere Maria con sé. Quale consolazione più grande per un figlio la certezza e la premura dell’amore materno manifestata anche nel silenzio! Possa ciascuno di noi accogliere la sua presenza che guida con amore di Madre la nostra vita di fede.

Franca Firinu

Volontaria della sofferenza


V stazione. Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

 Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di Gesù. (Mt 27,32)

Ognuno ha la sua croce! Quante volte abbiamo sentito ripetere queste parole? Spesso ce le ripetiamo noi per giustificare la nostra indifferenza, per auto assolverci quando non abbiamo voglia di interessarci alle sofferenze altrui. Chi ce lo fa fare? Nessuno ci costringe a portare le croci degli altri, come successe al Cireneo. Quindi è più facile girarci dall’altra parte e pensare alle nostre piccole, grandi croci quotidiane. Ma ci sono giorni, momenti e luoghi in cui la sofferenza va accolta, va ascoltata, non la si può ignorare, anche se davanti a certe croci verrebbe voglia di scappare, senza voltarsi indietro. Ma è allora che, prendendo coscienza della propria inadeguatezza, si trova il coraggio di offrire, insieme a tanti altri cirenei, il proprio vacillante ma generoso sostegno: una parola gentile, uno sguardo accogliente, una mano tesa a offrire quell’aiuto tanto desiderato, gesti che alleggeriscono quelle croci e donano a tutti un po’ di speranza.

Antonella Fulghesu

Operatrice Caritas diocesana


VI stazione. La Veronica asciuga il volto di Gesù

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. (Is 53,2)

La vita di una Casa per anziani sprigiona un concentrato di energia positiva e costanti dinamiche di servizio. Questo non avviene in un’unica scontata direzione (dall’operatore verso le necessità dell’anziano), e non soltanto in modo reciproco (tra chi serve e chi si lascia servire), ma agisce proprio come un contagio a catena. Laddove, infatti, un gesto d’amore e di gratitudine s’imprime, come una fotografia, nello sguardo su cui si posa, è capace di generare a sua volta altro amore. È quanto succede anche in quello straordinario incontro tra Gesù e la Veronica. Come quello degli anziani e dei sofferenti, sulla via del Calvario il volto di Gesù non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi. Eppure quella donna si fa strada tra i soldati e la folla, cerca e raggiunge proprio il volto di Gesù. Più che un atto di coraggio è un gesto di familiare tenerezza. Niente di straordinario, un incontro fugace, ma tanto profondo da lasciare il segno.

Caterina Soggiu

Educatrice Casa di Riposo


 VII stazione. Gesù cade per la seconda volta

Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, e non aprì la sua bocca. (Is 53,7)

Oggi sono stanco, ho dormito poco: che giorno è? È un anno ormai che va avanti così, tutto è pesante… questa mascherina mi toglie il fiato e le forze. Arrivo in ospedale, guardo i volti dei colleghi, un accenno di sorriso e un po’ di preoccupazione: ce la farò a resistere fino a sera? Quando non abbiamo più la freschezza e lo slancio di una volta basta poco: un intoppo, una delusione, una tentazione… ci lasciamo cadere. Anche tu, Gesù, nel tuo essere uomo hai ceduto alla stanchezza, dopo una terribile nottata, sotto il peso della croce sulle spalle, in aggiunta a quella dei nostri peccati. Sei caduto per la seconda volta. Agli occhi di chi ti guarda sembri non avere più la forza per continuare. Ti hanno già aiutato, ma ora nessuno si farà avanti. Ma tu vuoi farcela, e per la seconda volta ti rialzi, perché sai che questa sofferenza ha un senso. Fa’ che possiamo imparare sempre qualcosa dai nostri fallimenti e, nella debolezza, rendici capaci di rialzarci.

Christian Mura

Ingegnere Clinico Reparto Covid


VIII stazione. Gesù incontra le donne di Gerusalemme

Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. (Lc 23, 28)

Non piangete su di me. Piangete su tutte le donne di ogni età e colore, di ogni lingua e religione. Piangete per le donne che sono vittime di abusi, di violenze, di femminicidi. Il pianto delle donne di Gerusalemme è soltanto una piccola goccia del fiume di lacrime versato dalle mamme: che piangono per la morte di un figlio, per i figli che non trovano lavoro, per i figli umiliati per la loro diversità, per i figli drogati, alcolizzati o perché hanno figli assassini. Per queste donne piangete! Gesù, il dolore dei figli è il dolore di tutte le madri. Pensa, Gesù, al dolore di Maria, tua madre, quando incontrandoti sulla Via del Calvario, piagato, carico della pesante croce, non poté nemmeno abbracciarti perché gli fu proibito dai soldati. Anche oggi tante madri si vedono strappare i loro figli e non possono consolarli, aiutarli. Cosa potrà mai dare conforto a queste donne? Ti prego Signore Gesù, chiedi a tua madre di essere lei la consolatrice, la speranza.

Eralda Licheri

Presidente LILT


IX stazione. Gesù cade per la terza volta

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono… (Eb 5, 6-8)

Tante volte abbiamo immaginato, in uno sguardo di contemplazione, noi per terra come Gesù e abbiamo pensato che fosse solo frutto di devozione. Realmente, invece, in questa caduta ci siamo anche noi con le nostre paure e i nostri turbamenti. Gesù non resta a terra ma si rialza e riprende nuovamente la strada per il Calvario.

Aiutaci, Signore, con il materno sostegno di Maria, a rialzarci come hai fatto tu, per poter portare la nostra croce quotidiana e donaci la forza per essere a nostra volta capaci di aiutare chi non ha il coraggio di risollevarsi.

Fabio Ladu,

Presbitero arborense


X stazione. Gesù è spogliato delle sue vesti

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. (Mc 15, 22-24)

Ho sempre considerato crudele questo gesto con cui tu, Signore, vieni denudato. Ma d’altra parte, si sa, non si può mica andare sulla croce vestiti. Richiamo alla memoria del cuore quel momento, mi immagino il tuo senso di pudore: ma vedo che chi ti ha tolto le vesti è più interessato al guadagno, che non alla tua condizione. E mi chiedo: quante volte voglio nascondere la verità di quel che sono, la mia fragilità, i miei peccati, sotto le vesti di apparenza e di superficialità, nel timore che, se mi mostro come sono davvero, le persone non vorranno più occuparsi di me? Ed è un imbarazzo assurdo, ma persiste, perché in fondo so che spogliarmi significa inserire ogni mio limite nella salvezza che stai per operare. E questo è il rischio di essere messa, ancora, con più facilità in croce. Guardando te, oggi, ti chiedo la grazia di comprendere che è proprio la fragilità che mi mette in condizione di aver bisogno della Pasqua, di aver bisogno di te.

 Agata M. Pinkosz

missionaria


XI stazione. Gesù è inchiodato sulla croce

…si avviò verso il luogo del Cranio, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. (Gv 19,18)

Gesù, dopo un lungo e faticoso cammino, arriva al Gòlgota e viene crocifisso. Oso immaginare che, durante la strada, Gesù abbia avuto, in alcuni frangenti, veri attimi di sconforto. Ma, nonostante tutto, è riuscito ad arrivare alla fine del percorso per compiere la volontà del Padre. In certe occasioni della mia vita questo coraggio mi è mancato. La paura e lo sconforto hanno, spesso, preso il sopravvento. Per esempio, nell’affrontare le mie giornate non sempre riesco a trovare la forza di portare avanti le mie scelte con determinazione. In alcune occasioni, soprattutto riguardanti il mio vivere l’università, ho trovato numerosi ostacoli, ma diverse volte, io stessa, e le mie paure, sono state il mio più grande ostacolo. Gesù invece non si è fermato nemmeno di fronte alla morte, credendo profondamente nella sua missione. Oggi, vorrei spogliarmi di ogni esitazione e cercare di avvicinarmi un po’ di più alla tua forza Gesù.

Francesca Pisanu

Studentessa universitaria


XII stazione. Gesù muore in croce

 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lemà sabactàni? che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27, 46)

Il momento da tutti temuto è arrivato. In nessun punto della sua vita raggiunge una così grande vicinanza con l’umanità. Il grido implorante che Egli rivolge al Padre è il grido di dolore che ognuno di noi rivolge a Dio nel momento del distacco definitivo. Dove sei? Sembra dire Gesù. Perché tutta questa sofferenza? La domanda di Gesù è anche la nostra, è quella di chi è senza speranza, di chi a causa della pandemia ha perso il lavoro, di chi vive il dramma della separazione o dell’abbandono, di chi ha perso una persona cara: situazioni dove più che una richiesta di aiuto sale al cielo un grido impotente di rabbia. Mi piace pensare che l’ultimo grido di Gesù sia il grido di chi ha superato l’ultimo ostacolo della sua vita e può finalmente godere della beatitudine celeste. È con questa speranza che chiediamo aiuto al Signore nel percorrere la sofferenza della croce, con la fiducia che, dopo il grido del dolore, ci sarà quello della gioia della risurrezione.

Stefano Pala

Docente di religione


XIII stazione. Gesù è deposto dalla croce

…visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: Davvero costui era Figlio di Dio! (Mt 27, 54)

Signore Gesù, il tuo corpo inerte è deposto dalla croce, mentre tu, Verbo eterno e immortale, discendi nell’abisso della morte. Giuseppe, Nicodemo e le donne ricompongono le tue membra senza vita, mentre Tu, Dio fatto uomo, stai già risvegliando dalla morte l’umanità e l’intero creato. La morte sembra aver prevalso, ma Tu seme divino interrato nella nostra storia, stai già germogliando, deposto tra le braccia di Maria. Per Gesù tutto è compiuto, per te Madre deve ancora compiersi un nuovo parto. Nel tuo grido, Maria, trova eco il dolore di tante, troppe madri che ancora oggi sono costrette a piangere per i propri figli. Ma a questo grido di dolore il Padre non è sordo perché non c’è lacrima che non trovi eco nel suo cuore misericordioso e non c’è grido di dolore che non trovi accoglienza nella misericordia di Dio. Come hai gridato il tuo dolore per il tuo Figlio deposto dalla croce, Madre continua a gridare per i segni di morte che sono presenti nella nostra esistenza.

Caterina Quartu

Clarissa


XIV stazione. Gesù è deposto dal sepolcro

Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. (Mc 15, 46)

Chi ha chiesto di deporre il corpo di Gesù in una tomba, lo avrà fatto perché riteneva quanto fosse importante assicurargli una degna sepoltura. Chissà se mai avrebbero pensato che quello non sarebbe stato il luogo del riposo eterno ma il punto di partenza della nostra fede. Una delle immagini della Pasqua che preferisco è quella del sepolcro aperto e vuoto. Quell’immagine vorrei che diventasse il simbolo di chi pensa non ci sia più niente da fare difronte alle proprie debolezze, alle proprie fatiche, alle cadute, ai fallimenti, alla morte. Resterà solo una tomba chiusa se prevarrà la convinzione di un luogo definitivo in cui riporre ciò che è causa di morte e di dolore. Che il percorso fatto in queste stazioni particolari della Via Crucis aiuti a ricordare che tutta l’umanità soffre. Ma aiuti anche a decidere di spostare la pietra che chiude così che ci sia, oltre alle precedenti, anche una quindicesima tappa: quella della ripartenza, quella della rinascita, quella della Resurrezione.

Mauro Dessì

Direttore L’Arborense


Continua Padre Misericordioso, a confidare in me, a darmi sempre nuova opportunità, ad abbracciarmi nel tuo infinito amore. Con il tuo aiuto e il dono dello Spirito Santo, anch’io sarò capace di riconoscerti e di servirti nei miei fratelli. Amen. 

Papa Francesco