90mo anniversario Quadragesimo Anno: un documento sempre attuale

La dignità dello Stato si abbassa quando su tutto domina il denaro

Eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale per puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale: è questa la finalità che si è data la Fondazione Quadragesimo Anno (2018) fortemente voluta da papa Francesco per organizzare percorsi operativi in ambito finanziario, al fine di creare un sistema di certificazione in accordo con l’insegnamento sociale della Chiesa.

La scelta di questo nome per una associazione che, col contributo di accademici, esperti, studiosi di varie discipline e professionisti provenienti da tutto il mondo, dovrà occuparsi di temi economico-finanziari, è dovuta alla grande attualità dell’enciclica firmata da papa Pio XI (al secolo Achille Ratti) il 15 maggio 1931.

L’analisi che la Quadragesimo Anno fa della situazione politica ed economica internazionale, a ridosso del Grande crollo di Wall Street del 1929, risulta profondamente attuale. Rilette a distanza di novant’anni le sue parole mostrano un’eccezionale carica profetica. Papa Ratti aveva analizzato i processi di trasformazione dell’economia e della finanza allora in atto, le cui conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti.

Mi limito a ricordare quei due paragrafi, brevi ma molto densi, di analisi di una economia che egli vedeva molto malata e che richiedeva non solo riforme, ma una restaurazione sociale sostanziale, che partisse dalla virtù personale per cambiare la cultura politica: In primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento (n. 105).

Il giudizio negativo sul funzionamento del liberismo che aveva preso una strada sbagliata, facendo crescere il ruolo dell’internazionalismo bancario fino a creare un imperialismo internazionale del denaro (n. 109) non diventa legittimazione del comunismo, tantomeno nella sua versione sovietica. Come dirà nell’enciclica del 1937 di condanna del comunismo ateo, quest’ultimo non è che l’altra faccia della medaglia del materialismo veicolato dal liberismo, anzi ne è una sua emanazione.

La sua analisi e le sue parole risultano molto attuali perché da quel periodo storico il ruolo della finanza è cresciuto a dismisura, grazie anche al progresso dei mezzi tecnologici a servizio di un tipo di scambio che è sempre più autoreferenziale, con poco frutto per l’economia reale, anzi condizionandola al punto da deprimerla e svuotarla del suo ruolo sociale e comunitario. Infatti questo potere finanziario diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l’organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare (n. 106).

Lasciando da parte le facili considerazioni su cosa sia oggi il non poter nemmeno respirare a causa della speculazione finanziaria, ciò che conta è la sua ricaduta sociale sul ruolo dello Stato e la vita morale dei cittadini. Tra i danni gravissimi che derivano al corpo sociale dallo spirito individualistico dominante in campo economico vi è per Pio XI il più grave: l’abbassarsi della dignità dello Stato (n. 109).

Quando la politica si sottomette all’economia e questa si fa ancella della finanza, lo Stato perde la sua dignità morale a servizio del bene comune e si fa servo e docile strumento delle passioni e ambizione umane, mentre dovrebbe assidersi quale sovrano e arbitro delle cose, libero da ogni passione di partito e intento al solo bene comune e alla giustizia (n. 109). Non è casuale che papa Francesco abbia scelto il riferimento alla Quadragesimo Anno proprio in un periodo storico in cui il bene comune e la giustizia appaiono trascurati per interessi di parte e di lucro privato. Un’enciclica da riprendere e studiare a fondo, per chi vuole capire cosa sta accadendo oggi.

A cura di don Roberto Caria

Pubblicato su L’Arborense n. 18/2021