Liturgia. La solennità di Corpus Domini

Spunti di riflessione per le celebrazioni liturgiche

Perché adoriamo il Corpo sacramentale di Gesù?

La pandemia, come noto, ci ha costretto a mutare ritmi liturgici e celebrativi e, chi più chi meno, ce ne siamo dovuti fare una ragione! Questo fatto però non significa che, anche quando non possiamo vivere in pienezza i misteri della nostra fede, non possiamo (e non dobbiamo) approfondirne il significato, anzi (a me pare) che sia vero esattamente il contrario: in attesa di poter celebrare in pienezza (ritus et preces) ciò che crediamo, possiamo sfruttare questa occasione per riflettere, pregare e studiare la Sacra Liturgia.

La solennità del Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini), storicamente incentrata prevalentemente sull’aspetto della presenza reale di Cristo nel SS. Sacramento dovrebbe, molto più opportunamente, e teologicamente orientarsi verso la globalità del Mistero Eucaristico nei suoi tre aspetti essenziali: la celebrazione del divino sacrificio, la presenza reale e il banchetto sacramentale. Non una parte, dunque, ma tutto il mistero dell’Eucaristia, indissolubilmente composto nei suoi elementi, è il vero oggetto di questa solennità.

Le norme liturgiche vigenti esprimono con chiarezza l’unità del mistero eucaristico quando, alla centralità della celebrazione, nella quale è possibile che i fedeli ricevuta la santa Comunione (per la verità del segno, sotto le due specie, anche se purtroppo in questo tempo pandemico questa possibilità mancherà a tutti), partecipino effettivamente alla processione, in cui si porta alla pubblica adorazione, l’Ostia consacrata nella medesima Messa.

I tre elementi fondamentali dell’Eucaristia: il sacrificio, la comunione e l’adorazione, ricevono la massima espressione celebrativa proprio in questa solennità di Corpus Domini, così cara ai pastori ma anche ai fedeli. Per comprendere il vero significato di questa azione liturgica bisogna partire dal Giovedì Santo, giorno memoriale che celebra, nel contesto suo proprio, e con singolari riti, l’istituzione e il mistero della Santissima Eucaristia. Il Corpus Domini è una vera immersione nei contenuti più sacri e memoriali di quel giorno. Ciò è anche evidente dalla processione che caratterizza ambedue i giorni liturgici. Tuttavia si potrebbe considerare questa solennità in un contesto più ampio.

Il Corpus Domini, infatti, cade il giovedì o la domenica dopo la SS. Trinità, all’inizio della seconda parte del Tempo Ordinario, tempo nel quale la Chiesa, che è nata nella Pentecoste, è chiamata a realizzare la sua missione nel mondo. In questa luce la solennità del Corpus Domini potrebbe diventare anche la festa della Chiesa, Corpo mistico di Cristo che, nutrita dall’Eucaristia, cammina nel tempo e nello spazio verso la parusia cioè la pienezza del Regno. Il Corpo sacramentale del Signore è orientato a realizzare il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa. In tale prospettiva assume importanza e grande significato la processione eucaristica che celebra ed esprime visivamente la Chiesa, popolo in cammino, alimentato dal pane vivo disceso dal cielo, di cui il popolo eletto, pellegrinante nel deserto e nutrito dalla manna, ne era lontana profezia.

Così il Tempo Ordinario, tempo della Chiesa in missione e della testimonianza pubblica del Vangelo davanti alle genti, avrebbe nel Corpus Domini un significativo ed evangelico momento. Il monito di Cristo Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16, 15) e il fatto prodigioso del giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli uscirono pieni di forza dello Spirito nelle piazze di Gerusalemme, trovano nella processione del Corpus Domini, a pochi giorni dalla solennità di Pentecoste, un’espressione ben inserita nel tempo liturgico.

Questa festa ci ricorda chi siamo, lo celebra e lo realizza: è il memoriale, intenso e profondo, della nostra vera identità: noi siamo il Corpo mistico, Cristo è il Capo noi le membra insieme uniti in Comunione mirabile. Privati, quest’anno della processione eucaristica, avremo più tempo per sostare in adorazione silenziosa, senza troppi canti e parole… come succede troppo spesso nelle nostre assemblee.

A cura di Tonino Zedda

Pubblicato su L’Arborense n. 20/2021