Storia. L’arcidiocesi Arborense. Le antiche diocesi e le loro cattedrali

La storia dell’Arcidiocesi di Oristano e della Diocesi di Ales-Terralba parte dai primi secoli del cristianesimo fino al periodo sabaudo, dove una serie di trasformazioni portano alla unificazione di alcune diocesi e alla nascita di nuove. Ma è una storia che arriva fino ai nostri giorni, con la recente notizia dell’unione, in persona Episcopi, delle due diocesi: distinte e indipendenti nel governo, ma unite nel cammino e negli intenti nella persona dell’Arcivescovo Roberto Carboni.

Per entrare dentro questa storia ma facendo anche eco all’esortazione dell’Arcivescovo a visitare la nostra Isola e le nostre chiese, rivolto ai tanti turisti che giungono sulla nostra Isola, vogliamo proporvi una piccola guida sulle antiche diocesi che hanno dato vita all’attuale Arcidiocesi Arborense e alla diocesi di Ales-Terralba e alle loro chiese cattedrali: un immenso patrimonio storico, architettonico e archeologico che la fede, la devozione e la tradizione, hanno prodotto nel corso dei secoli.

Luoghi dove sarà possibile nutrire l’anima con l’ascolto della Parola di Dio e gli occhi con la visita alle cattedrali e ai tanti monumenti e chiese disseminate nel territorio delle due diocesi. Un viaggio che ripercorre le principali vicende storiche che hanno contraddistinto la nascita e lo sviluppo delle diocesi di Tharros, Othoca, Forum Traiani e della loro successiva annessione all’Arcidiocesi di Oristano e delle diocesi di Uselli e Terralba che hanno dato vita alla Diocesi di Ales-Terralba.


La nascita delle diocesi

Tra le antiche diocesi, la prima di cui si hanno notizie è quella di Forum Traiani dove era presente una comunità cristiana già nel 260 (o 262), anno in cui Gallieno con il suo editto restituiva ai vescovi i luoghi di culto e i cimiteri. Le notizie riguardanti le diocesi sarde dei primi secoli del cristianesimo sono molo poche. Eccetto la diocesi Carales, rappresentata dal suo vescovo al Concilio di Arelate del 314, e al Concilio di Serdica del 343 insieme al vescovo di Turris Libisonis, per le altre diocesi sarde si dovrà arrivare alla fine del V secolo, quando al Concilio di Cartagine del 484 presero parte cinque vescovi sardi, tra cui Martinianus di Forum Traiani. Durante l’età vandalica la Chiesa sarda subì una grande influenza dal clero africano, in particolare da Fulgenzio, vescovo di Ruspe.

È in questo periodo che cresce il numero delle diocesi sarde, anche se le notizie ci arrivano da fonti successive del VII secolo: dall’epistolario di Gregorio Magno sappiamo della fondazione della diocesi di Tharros entro il VI secolo e di un Johannes episcopus Tarrensis destinatario di una lettera di Fulgenzio di Ruspe. La presenza del vescovo mutò profondamente la topografia delle città sarde: a Tharros, l’insula episcopalis (la sede vescovile) si trovava all’interno della città, in prossimità di un edificio termale in parte riadattato; in modo analogo anche a Forum Traiani, la sede vescovile in un primo tempo era all’interno del centro urbano. In alcune città sarde si riscontra una sorta di dualismo tra città e sede vescovile. È il caso di Tharros e Sinis, che in una fonte del VII secolo vengono citate entrambe: la prima indica la città fortificata, l’altra la sede scelta dal vescovo.

La nascita di nuovi centri abitati prossimi alle città non fu dovuta solo la presenza o meno del vescovo, ma anche la presenza di santuari martiriali, come a Forum Traiani, nei pressi del luogo del martirio di Lussorio. Per quanto riguarda le aree rurali, esistevano luoghi di culto dotati di battistero, direttamente dipendenti dal vescovo: è il caso di San Giovanni di Nurachi (ad Nuragas). La chiesa sicuramente serviva un centro abitato posto lungo un importante asse viario, delle mansiones o stationes (luoghi di sosta posti lungo le principali strade).


Dalla nascita dei giudicati al periodo sabaudo

Per i secoli successivi, nonostante i numerosi contatti tra la Chiesa di Roma e la Sardegna, le fonti tacciono sulle vicende delle diocesi sarde fino al XI secolo, in questo arco di tempo alcune scompariranno per essere unite ad altre, come quella di Forum Traiani che sarà annessa a quella di Othoca. In questo periodo, caratterizzato dalla nascita dei Giudicati e la riorganizzazione della Chiesa sarda ad opera di alcuni pontefici, nasce la terza provincia ecclesiastica della Sardegna, quella di Arborea, probabilmente già durante il pontificato di Alessandro II e comprendeva le diocesi suffraganee di Santa Giusta, Usellus e Terralba.

La nuova organizzazione ecclesiastica portò alla nascita di nuove diocesi, che dalle sette originarie arrivarono a ben diciotto nel XI-XII secolo, per poi tornare a sette nel 1503, quando sia i vari pontefici che l’imperatore Ferdinando il Cattolico, ne modificarono nuovamente la fisionomia. L’opera riformatrice del sovrano spagnolo fu dettata più da motivazioni economiche che pastorali: garantire una situazione più decorosa per i vescovi sardi che per diverso tempo risultarono assenti nella cura del popolo a loro affidato, con il conseguente decadimento dell’istruzione e della pratica religiosa. Dopo il Concilio di Trento (1545-1563) si ha un netto miglioramento, grazie anche all’appoggio di Filippo II che favorì l’osservanza dei decreti tridentini: il corpo dei vescovi sardi divenne culturalmente qualificato e impegnato nei loro doveri pastorali.

Tra questi vescovi ci sono il sassarese Antonio Canopolo di Oristano (1588-1621) e Pietro Frago di Ales e poi Alghero (1562-1572) a cui si devono i primi sinodi post-tridentini e l’uso del sardo nella pastorale. Durante il periodo sabaudo, la Chiesa sarda fu interessata dall’opera riformatrice del ministro Bogino secondo cui la Chiesa doveva diventare uno strumento indispensabile di educazione e ordine sociale. Riformò il clero rendendo obbligatoria la frequentazione del seminario per coloro che aspiravano al sacerdozio in modo da affidare le parrocchie ad un clero più responsabile.

Allo stesso modo riformò le diocesi, ripristinandone alcune in modo da non lasciare abbandonate porzioni di territorio. Le riforme di Bogino avranno effetto nei decenni successivi e fu grazie a queste che la Chiesa sarda uscirà indenne dal periodo di crisi tra Stato e Chiesa nei primi dell’800, quando quest’ultima si troverà strettamente dipendente dal primo. Una nuova crisi si avrà a partire dal 1848 quasi tutte le diocesi sarde patirono lunghi periodi di vacanza per mancanza di nomine vescovili, come la diocesi di Oristano che rimase vacante per ben 25 anni.

A cura di Rita Valentina Erdas

Servizio pubblicato su L’Arborense n. 25/2021