Il serafico percorso lungo le strade di Assisi

Entrare ad Assisi è come inoltrarsi in uno di quei incantevoli boschi delle fiabe, dove colori e profumi sembrano rimandarti ai migliori anni della tua vita, quelli vissuti o quelli da sempre desiderati.

Dalla Porta San Pietro o dalla Porta Nuova, ancora perfettamente intatte come se fossimo in pieno Medioevo, ci si immerge nella vera realtà del borgo, dove ogni mattone è ben posizionato, ha la sua ragione di esistere e trasuda storia, cultura e soprattutto spiritualità, infinito.

La Valle Santa che si staglia con un fascino davvero irresistibile soprattutto se si ammira dalla Rocca Maggiore, ti fa comprendere che non sei arrivato in un paesino qualunque, sei tra la terra e il cielo, non solo geograficamente. La terra natale del santo Poverello è realmente un luogo di pace, quella pace che ti si appiccica addosso come l’umidità, in particolare quando entri in un luogo come l’Eremo delle Carceri: sai che c’è pace, te la senti dentro, ma non sai come e da dove è arrivata.

Forse in fondo lo sai che stai camminando sui selciati di un uomo innamorato, e l’incanto dei fiori e dei balconi, la mistura di antico e nuovo tra le bandiere delle contrade medievali e l’imponenza di Santa Maria degli Angeli, ti stringono il cuore fino a farti scivolare una lacrima tra i rigoli delle guance. Francesco era innamorato di Cristo, perché Cristo gli ha fatto sentire che era innamorato di lui.

E Assisi è colma di questo balsamo d’amore. La Cattedrale di San Rufino si staglia improvvisamente tra le strettissime vie, la Basilica di Santa Chiara sembra sospesa nell’aria appesa anch’essa verso la Valle, la chiesetta di San Damiano è una piccola bancarella di preghiera, come quelle che trovi per caso il giorno del mercato. Sopra il bosco, all’orizzonte Perugia, Assisi è sospesa tra il cielo e la terra, e tu sei lì, e anche se ancora non sai pienamente il perché, senti che c’è un motivo che viene da lontano, non ci sei per caso, eri aspettato.

Da tempo qualcuno ti aspettava e tu non sai ancora tutto, tra gli stretti angoli di quel villaggio troverai risposte, ma anche tante domande: oh Dio chi sei tu? Chi sono io? Che senso ho dato alla mia vita finora? Più la pace scende dentro mentre scopro nuovi anfratti, più mi pervade il senso di appartenenza a quel luogo: non so perché ma mi sento a casa.

Sono entrato nella stanza dov’è nato Francesco, è vuota, non c’è nulla, ma allora perché ho la sensazione che ci sia tutto? Ho visto la cella dove il Poverello d’Assisi fu incatenato dal padre, e sento il peso di quelle catene; ho visitato la stanza dove si è spogliato e improvvisamente ho sentito il suo stesso desiderio di libertà. Forse devo fare anch’io come Francesco, devo uscire, mi devo liberare, ma ci vuole tanto coraggio.

Ci vuole coraggio a spiegare le ali come fanno le crisalidi che si trasformano in farfalle, perché tutti mi giudicano, e io ho ancora troppa paura del giudizio degli altri. Vieni ad Assisi, avrai un po’ meno paura, e un po’ più coraggio, perché dove c’è Amore, non c’è timore.

Fabrizio Congiu, ofm cap