Francesco d’Assisi: la benzina dell’uomo è l’amore

Francesco d’Assisi è stato un uomo che ha cercato la pace dentro di sé. Inizialmente ha provato attraverso quelle modalità proprie del mondo: il successo, il denaro, la vanità. Strade molto battute, e da tanti, ma che si son sempre rivelate dei vicoli ciechi, anzi in molti casi dei boomerang taglienti. Dapprima apparivano sentieri luccicanti, ma poi dietro l’angolo mostravano e mostrano costantemente il vuoto, una sensazione che per l’essere umano è tremendamente amara.

Sarà per questo che il Poverello nel suo Testamento spirituale, raccontando la sua conversione scrisse: Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo (FF 110).

In poche parole Francesco scoprì che ciò che gli toglieva la pace che andava cercando, era il peccato. Il peccato inteso come assenza, più o meno volontaria, di ciò che per l’essere umano è l’essenziale: Gesù Cristo. Raniero Cantalamessa, a questo proposito, scriveva che il frate assisano questa pace …l’ha assorbita per osmosi dalla contemplazione del Crocifisso. I Vangeli e in particolare le lettere di Giovanni ci ricordano che Dio è amore, e Francesco ha percepito e gustato Dio-Gesù Cristo come amore che colma ogni desiderio del cuore: questa è la pace!

Il santo di Assisi lo ha dichiarato anch’egli apertamente in quel suo scritto conosciuto come le Lodi di Dio Altissimo: Tu sei santo, Tu sei forte. Tu sei trino e uno. Tu sei Amore, Tu sei Carità, Tu sei sapienza (FF 261). Il peccato è la causa più importante della mancanza di pace e può essere identificato soprattutto come l’assenza, più o meno consapevole, di questo Tu-Amore!

Il poverello aveva compreso che la benzina dell’uomo è l’Amore, in quanto relazione con Dio e col prossimo, Amore in quanto Dio stesso è Amore e si è fatto Amore per ogni uomo. La consapevolezza che Francesco ebbe di questo Tu-Amore, tra tutti i suoi scritti, forse è espressa in maniera più esplicita in quella piccola ma gustosissima lettera che conosciamo come Lettera a un ministro (FF 235). Un frate che aveva un incarico importante nella fraternità chiede a Francesco di potersi ritirare in un luogo deserto a pregare perché non sopporta più i continui fastidi e le continue lagnanze dei frati. Francesco gli rispose così: …che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto più poteva peccare, che dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne ritorni via senza la tua misericordia, se egli chiede misericordia; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se comparisse davanti ai tuoi occhi mille volte, amalo più di me per questo, affinché tu lo possa conquistare al Signore e abbi sempre misericordia di tali frati.

Per Francesco Gesù era negli occhi del fratello, un altro Gesù di cui prendersi cura.

Fabrizio Congiu. ofm cap

Pubblicato su L’Arborense n. 30/2021