Museo diocesano. Inaugurata una nuova mostra: Tracce incise nel tempo

Inaugurata il 22 ottobre e aperta sino al 20 novembre 2021, nel Museo Diocesano Arborense è aperta la mostra Tracce incise nel tempo.

Si tratta di una mostra di libri, manoscritti, pergamene, sigilli e memorabilia che raccontano frammenti di storia inedita dell’Arcidiocesi oristanese. L’evento corona la conclusione dei lavori di un Progetto Diocesano Integrato MAB (Museo, Archivio, Biblioteca) promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei beni ecclesiastici del territorio.

L’idea di Tracce incise nel tempo è raccontare la profonda spiritualità degli arborensi, perfettamente inseriti nei plurisecolari flussi dell’Europa cristiana. Si evidenziano le trasformazioni del territorio nel tempo attraverso rari volumi, manoscritti, e tesori svelati, restituiti alla comunità.

È una mostra ad ampio respiro suddivisa in due sezioni: i luoghi e il tempo.

Nella prima parte si parla dell’importanza dei progetti MAB partendo dai contenitori che custodiscono rari artefatti, alcuni dei quali non visibili al pubblico da molti anni. Si inizia proprio introducendo il Museo Diocesano, per poi passare alla Biblioteca del Seminario Arcivescovile con l’esposizione di alcuni volumi fra le opere più significative della prestigiosa raccolta fra cui alcuni rari incunaboli, fra i primi libri prodotti dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo. Il terzo spazio è dedicato a quello che viene chiamato Archivietto, una piccola cappella presbiteriale seicentesca a pianta quadrata, che fu adibita ad archivio. Conserva la raccolta più cospicua di manoscritti liturgici dell’intera Sardegna. Proprio da questo spazio arriva il Manoscritto I, appena restaurato da Aldo Corazza, restauratore di beni archivistici e librari che ha collaborato per diversi anni con il laboratorio di restauro dell’Archivio Apostolico Vaticano e altre istituzioni pubbliche.

Il meraviglioso codice, così prezioso e affascinante nella sua complessità, presenta delle sfarzose miniature e ingenti materiali paleografici. Segue poi l’area dedicata all’Archivio del Capitolo Metropolitano di Oristano con la presentazione di una selezione delle oltre cento pergamene munite di splendidi sigilli, in cera, piombo e altri materiali custodite nel fondo. Anche in questo caso, sono presentate per la prima volta dopo un restauro, una pulizia e un ricondizionamento affidato al laboratorio Sphragis in Roma di cui è titolare il professore Luca Becchetti, già conservatore dei sigilli dell’Archivio Segreto Vaticano.

Proprio in relazione ai restauri dei codici, delle pergamene e dei sigilli, l’Arcidiocesi di Oristano ha dimostrato particolare sensibilità, destinando alcune annualità dei contributi dell’8xmille messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana, per risanare e riconsegnare alla comunità questi preziosi materiali.

La seconda sezione della mostra relativa al tempo, mette in luce gli Arcivescovi, che si sono susseguiti negli anni nel territorio arborense. È stata creata una timeline immaginaria che attraversa il 1700 e il 1800. Si vuole evidenziare l’aspetto umano di queste persone che hanno marcatamente trasformato l’Arcidiocesi attraverso le loro opere sugli immobili, edificando e trasformando gli edifici principali del territorio; e sui beni culturali mobili, commissionando sontuosi paramenti, argenti, statue, pitture, mobilia. Questi oggetti originali appartenuti agli arcivescovi arborensi sono tracce lasciate dai nostri antenati, incise sulle matrici dei sigilli, che lasciano segni indelebili che valicano il tempo.

Chiude l’esposizione una piccola sala di visione con un video che racconta le tappe fondamentali del progetto MAB dell’Arcidiocesi di Oristano che ha visto collaborare in sinergia diverse realtà con l’obbiettivo comune di restituire alla comunità parte dei grandi tesori conservati nell’Arcidiocesi Arborense.