Il messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima 2022

La cenere non è solo morte, essa ha il germoglio della vita!

Quaresima 2022

Cenere e germogli. 

Il rito dell’imposizione delle Ceneri apre il tempo di Quaresima. È un rito antico ma non dobbiamo considerarlo antiquato e staccato da tutto il cammino penitenziale e dal suo significato profondo. La Bibbia parla della cenere dandogli il significato della fragilità, della conversione, della rinascita.

L’uomo è fatto dalla polvere (Gn 2,7) e si riduce a polvere quando si allontana da Dio (cfr. Gen 3,19ss). Quel pizzico di cenere sul nostro capo ci ricorda, senza tanti giri di parole, che noi siamo poca cosa, e che le nostre illusioni di autodeterminazione e gli sforzi per cancellare la nostra fragilità creaturale sono velleitari.

Ma la cenere non è solo morte, essa ha il germoglio della vita! Ce lo insegnano i contadini quando, dopo aver bruciato le stoppie e i rami secchi, usano la cenere pensando al futuro, perché la terra diventi più feconda e porti frutto abbondante. Dio vuole che anche noi siamo fecondi di opere buone. Ci chiede per questo di accettare la potatura, di bruciare quello che in noi è vecchio, ingombrante, idolatrico. L’ulivo e le palme che si fanno cenere ci parlano di Cristo morto e risorto per noi e ci rimandano alla nostra morte e resurrezione.

Quest’anno il cammino quaresimale che viene proposto dalle letture del lezionario ha un carattere penitenziale: un invito a contemplare la misericordia e la pazienza di Dio che ci chiama al rinnovamento e alla conversione. Pazienza e misericordia! Ne abbiamo bisogno, perché le nostre sono state ferite da questo tempo difficile, dalla distanza, dal timore, diventando a volte frenetiche e dure. Pazienza e misericordia che Dio usa con noi e che anche noi siamo chiamati ad assumere come stile di relazione con noi stessi e gli altri.

La spogliazione che la liturgia sottolinea e chiede nel tempo quaresimale (meno fiori, meno musica, il colore viola…) deve lasciare spazio alla cura e alla creatività meditata. Sono da valorizzare i segni, i silenzi, i canti, l’assenza di quanto è presente in altri tempi liturgici, per far risaltare meglio la presenza di altri aspetti: la croce, la sobrietà, la Parola ascoltata e meditata, il silenzio. Tutto ciò favorirà il  raccoglimento e affinerà il nostro sguardo, favorendo l’incontro con Dio e rendendoci consapevoli anche delle povertà che ci circondano, del bisogno di tanti, del fatto che dobbiamo unire contemplazione e azione, meditazione e carità, passione per Dio e passione per l’uomo ferito.

Sia questo il senso del nostro itinerario quaresimale verso la Pasqua del Signore!

+Roberto, Arcivescovo