Testimoni: le suore polacche uccise dal regime nazista

Durante il regime nazista, i cristiani non furono l’obiettivo principale delle persecuzioni ma nel territorio polacco vennero inclusi nella classe dirigente da eliminare a causa dell’influenza esercitata sul popolo attraverso l’evangelizzazione. La persecuzione iniziò con le restrizioni economiche e si fece più aspra con le limitazioni del culto in ogni sua forma e quando vennero rese illegali le attività spirituali e pastorali. L’eliminazione fisica, ultima tappa, avveniva senza alcun processo: era infatti sufficiente l’accusa di collaborazionismo che si realizzava quando i religiosi aiutavano familiari e amici di deportati ebrei, russi o partigiani.

Tra il 1942 e il 1943, 60 tra sacerdoti e suore vennero fucilati, soffocati e bruciati vivi nella regione di Nowògròdek. Tra questi troviamo le 11 suore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, testimoni di questa settimana, che si offrirono in cambio dei prigionieri. Recandosi spontaneamente al commissariato vennero caricate su un camion per essere fucilate ma l’esecuzione non non avvenne perché quella era l’ora in cui i contadini tornavano dai campi. Questo costrinse i nazisti a riportare le monache al commissariato e a rinchiuderle in cantina dove pregarono fino al mattino in uno stato di pace profonda. Condotte a 5 chilometri da Nowògròdek, vennero fucilate insieme ad un giovane bielorusso, testimone che passava in quella via.

Vennero beatificate da papa Giovanni Paolo II nel 2000.