Festa di Sant’Ignazio da Laconi

Le festività dedicate a Sant’Ignazio quest’anno assumono un tono tutto particolare.
L’urna contenente le sue spoglie mortali andrà in pellegrinaggio a Laconi, suo paese natale. Le ricorrenze giubilari che motivano questo evento sono numerose.
Anzitutto occorre dire che l’urna doveva compiere questo viaggio già l’anno scorso, ma per motivi legati soprattutto alla pandemia non è stato possibile. Il 2021, infatti, era l’anno in cui ricorreva il 70° anniversario della canonizzazione avvenuta in San Pietro il 21 ottobre 1951.
Ricorrevano i 300 anni dalla vestizione dell’abito cappuccino, avvenuta il 10 novembre 1721 nel convento di San Benedetto a Cagliari, oggi casa madre delle suore del Buon Pastore.
È nel convento del noviziato che proprio 3 secoli fa il novizio Ignazio da Laconi, sotto la conduzione del saggio maestro padre Luigi da Nureci, ebbe una visione mariana. Il 2022 quindi, di conseguenza, rappresenta l’anno del terzo centenario della professione dei voti di povertà, castità e obbedienza, sintesi della forma di vita evangelica secondo la regola francescana.
La venerazione per Ignazio da Laconi, strumento divino di fede per tutto il popolo di Dio, non ha mai conosciuto pause, nemmeno durante le guerre del secolo scorso. Già negli ultimi anni della sua vita e sempre di più dopo la sua morte, la fama di santità e il flusso dei fedeli che in questi secoli si sono recati a Cagliari e a Laconi, hanno mostrato e sigillato che l’uomo ha sempre avuto e continua ad avere fame di santità.
San Giovanni della Croce affermava che per  avere veramente tutto nella vita bisogna  fare esperienza del nulla, perché solo nel nulla si trova il vero tutto che è Dio. Proprio a questo proposito Francesco d’Assisi amava pregare ripetendo Mio Dio e mio tutto!
L’esperienza semplice e piena di “nulla” di Ignazio da Laconi,  continua dopo secoli ad attrarre migliaia di pellegrini. La sua casa natale a Laconi, così piena di nulla e vuota di tutto, colpisce tutte le persone che vi giungono, proprio per la sua essenzialità: non c’è nulla, un poverissimo pavimento, qualche candela e muri storti, ma in quel nulla c’è tutto, c’è Dio.
p. Fabrizio Congiu, ofm cap