Il restauro del simulacro di N. S. del Rimedio

Un restauro provvidenziale

Gli storici e gli studiosi dell’arte ritengono che la statua della Vergine del Rimedio potrebbe essere stata scolpita, da uno scultore o da una bottega forse di Cagliari, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Dell’autore non rimane traccia: non esistono documenti a riguardo ma la bottega è sicuramente sarda o al più di ambito campano. Il simulacro rappresenta Maria Santissima in posizione eretta, mentre regge sul braccio destro il bambino Gesù, nella sua soave nudità, seduto sul globo terracqueo nell’atto di benedire, rivelando al contempo la Trinità Santa di cui è la seconda persona cioè Verbo Incarnato… questo particolare è tipico di tutte le ikone orientali che rappresentano la Teothokos (il titolo mariano più alto, attribuito alla Vergine Maria dal Concilio di Efeso del 431).

Certamente la statua raffigura la Madre di Dio, nell’atto di donare il suo Figlio. Sulla sinistra la Vergine compie, poi, un gesto gentile rivolto ai fedeli, che la acclamano invocandone la potente intercessione: compie il gesto di consegnare uno scapolare con ricamati i simboli dell’Ordine Trinitario di San Giovanni de Matha: una croce composta dal braccio verticale di colore rosso, a segnalare il sangue di Cristo che dal cielo ha redento l’umanità, e dal braccio orizzontale  invece di colore celeste o blu, indicare la partecipazione all’opera della Redenzione della Vergine Maria, che ai piedi della Croce riceve dal Figlio morente la maternità di tutta la Chiesa (Donna, ecco tuo Figlio); lo scapolare ha la stessa foggia e la stessa funzione di quello della Madonna del Carmine.

Attraverso questo scapolare viene fatta memoria dei prodigiosi interventi di liberazione dei fedeli, resi gli schiavi dai Mori (dai saraceni), dalla peste e da altre malattie e sofferenze. Nonostante le numerose e grossolane ridipinture è stato possibile percepire la squisita qualità della scultura, intagliata finemente, come dimostrano i segni di lavorazione lasciati sulla superficie dei capelli del Gesù Bambino. I tecnici del laboratorio di restauro hanno potuto scorgere la presenza di colle e resine per impermeabilizzare il legno di supporto e gli strati preparatori mentre le tecniche pittoriche sembrano essere conformi alle metodologie dei secoli XVI e XVII.

Queste tinteggiature hanno avuto, secondo i tecnici, il grande merito di preservare e perciò di conservare intatti gli strati profondi che ora, liberati dalle riverniciature, hanno evidenziato, soprattutto nelle vesti, la decorazione con lamina d’oro a motivi floreali e a volute, che ne solennizzano e ne esaltano l’aspetto regale e, al contempo, umile della Vergine del Rimedio (così come è identificata nella scritta posta nel piedistallo alla base del simulacro).

Nei giorni della festa, come fedeli e come Chiesa arborense, potremo contemplare da vicino Maria e il suo Figlio benedetto: impegniamoci a imprimere la sua dolce immagine nel nostro cuore in modo indelebile, così come l’abile e profondo scultore l’ha voluta realizzare, certamente la vedeva così: come una Mamma tenera, come una dolce Regina, un Rimedio sicuro per i mali e per le sofferenze della vita: Maria est sa divina dispensadora, sa Tesorera celestiale: chi nos alcanzede su Remediu pro tutus sos males.