Omelia per il Convegno Diocesano delle Confraternite

29-09-2019

Carissimi,

alla celebrazione domenicale, già di per sé Solenne perché ci fa celebrare la Pasqua del Signore, si aggiunge oggi un motivo di lode e ringraziamento per questo incontro significativo delle Confraternite della Diocesi. Si tratta di un incontro non esteriore, ma piuttosto formativo delle Confraternite, perché oltre alla dimensione della tradizione, della storia, siamo chiamati, siete chiamati anche a nutrire l’identità spirituale della Confraternita. Tutti i suoi membri sono chiamati a crescere nelle fede, ad approfondire il rapporto con il Signore, a capire cosa vuole dire essere cristiani e far parte di una Confraternita.

Le Confraternite sono elemento importante di tante nostre comunità cristiane della Diocesi. Sono un cammino di vita cristiana, per i suoi membri, specialmente uomini. (Esistono anche la Consorelle). Possiamo considerare tre itinerari di santificazione per i membri delle Confraternite, tutte ugualmente importanti:

il primo è il cammino contemplativo (In altro i nostri cuori: sono rivolti al Signore). I Confratelli portano nelle processioni, nelle manifestazioni in cui intervengono, il Cristo Crocifisso. Questo è il punto focale da guardare. Infatti, non “portiamo noi stessi” ma portiamo il Signore perché sia noi che gli altri fissino i loro sguardi e i loro cuori verso di Lui

Un altro passo da fare come secondo itinerario è la fede che si fa azione: come ci dice Gesù nella parabola del Samaritano “va, anche tu fa lo stesso”. Come si realizza nella vita della Confraternita? Ad esempio, con l’assistenza del confratello ammalato; con l’aiuto materiale, fino alla raccolta di elemosina, per i fratelli indigenti; con la partecipazione al rito della sepoltura; con l’assunzione delle spese assistenziali, mediche e delle esequie per i non abbienti; con le preghiere e messe di suffragio per i defunti, a cui i confratelli sono obbligati a partecipare. Farsi presenti nel dolore, vicini alle persone che soffrono. Il vangelo di oggi (Il ricco epulone o dei sei fratelli) è una parabola in cui Gesù ci avverte sulla necessità di aprire i nostri occhi e il nostro cuore agli altri. Infatti il “ricco epulone” fa il peccato di “non accorgersi, di essere indifferente a quello che gli capita intorno, pensa solo a sé stesso, ai suoi piaceri. La ricchezza è fatta per la condivisione; i beni materiali per poter aiutare e soccorrere gli altri fratelli in umanità. Il vangelo poi punta su un altro aspetto: come posso convertirmi da questa indifferenza? Ascoltando con attenzione la Parola di Dio: hanno Mosè e i Profeti (ascoltino loro..); ma neanche se un morto risuscitasse si convertirebbero… Ecco allora un itinerario di crescita spirituale:  aprire gli occhi sui poveri, lasciarsi guidare dalla parola di Dio per aprirsi alla condivisione con gli altri.

Infine il terzo passo, il terzo itinerario è la scelta del bene nella quotidianità, la vita morale, il vivere la conversione a Cristo con l’onestà della vita. Questo significa che non basta indossare un abito, fare una cerimonia. Siete chiamati anche a manifestare nella vita quotidiana quello che viene detto “esteriormente”. Ecco perché è necessario che chi fa parte della Confraternita si sforzi di avere una vita coerente con la fede che professa.

Questi tre passi sono proposti a tutti i Confratelli, perché la loro appartenenza alla Confraternita non sia solo esteriore, ma piuttosto cammino efficace di vita cristiana.

Le confraternite fin dal medioevo, hanno rappresentato un importante esempio di associazionismo dei laici. Il Concilio Vaticano II ha affermato per tutte le forme di apostolato laicale: «non sono fine a se stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo: la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità della Chiesa, nonché dalla testimonianza cristiana e dallo spirito evangelico dei singoli membri e di tutta l’associazione» (Apostolicam Actuositatem, 19).

Si tratta, innanzitutto, di rimettere al centro della vita delle Confraternite, come ha sottolineato Papa Francesco parlando proprio a loro, tre parole: evangelicità, ecclesialità e missionarietà. Esse sono tre dimensioni costitutive di ogni vita cristiana e, ancora di più, nella Chiesa, di ogni aggregazione ecclesiale. Nella misura in cui tali dimensioni saranno recuperate, esse, di certo, potranno favorire una rinascita di quelle forme aggregative, rappresentando, soprattutto nell’attuale mondo secolarizzato, «per tanti un aiuto prezioso per una vita cristiana coerente alle esigenze del Vangelo e per un impegno missionario e apostolico» (Christifideles Laici, 29).

Detta rinascita chiama in gioco anche la nostra Chiesa. Sono infatti presenti nella Diocesi diverse Confraternite. Della loro presenza e del servizio reso alla Chiesa, soprattutto nei tempi passati, sono grato al Signore e per loro chiedo che ritornino ad essere veri cenacoli di fede, di speranza e di carità.

Con il contributo di ognuno, in primo luogo di tutti gli associati, auspico che le suddette aggregazioni ecclesiali, accogliendo il magistero di Papa Francesco – in special modo le sollecitazioni da lui offerteci nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium – e i suggerimenti indicati a livello diocesano, sappiano favorire anche al loro interno un’opera di vera conversione pastorale che, certamente, domanda una visione più cristiana anche nella gestione del patrimonio e, in particolare, reclama un’attenzione tutta speciale nei confronti dei poveri.

A tal proposito un ruolo particolarmente importante svolgono i parroci, gli incaricati delle Confraternite. La loro opera, dentro quelle realtà ecclesiali, appare quanto mai preziosa. Essi, in ogni confraternita, rendono presente il vescovo. A nome del vescovo ogni parroco, che ha nella sua parrocchia una o più Confraternite, ha il compito di accompagnarle, di seguirle con la sua presenza e, soprattutto, con la sua guida, di incoraggiarle in un cammino di crescita nella comunione e nella missione della Chiesa (cfr. Christifideles Laici, 29). Egli, inoltre, mentre s’impegna ad offrire la necessaria assistenza spirituale a tutti gli associati, deve pure vigilare perché sia assicurata da parte loro un’effettiva partecipazione alla vita della Chiesa e della confraternita.

+ P. Roberto Carboni, arcivescovo