Omelia per la Festa della Madonna del Rimedio

Oristano, 8 settembre 2018
08-09-2018

Cari fratelli e sorelle,

siate tutti cordialmente benvenuti all’appuntamento annuale della celebrazione della festa della Madonna del Rimedio, che veglia in modo particolare sulla nostra comunità diocesana. E’ un appuntamento di devozione spirituale che si alimenta alla scuola della Madonna, la quale oggi, come agli invitati alle nozze di Cana, ci consiglia di fare ciò che Gesù ci dice nelle circostanze difficili della vita. Queste non mancano mai nel corso della nostra esistenza, e, spesso, non percepiamo in esse la guida della mano invisibile di Dio. La Parola di Dio, però, ci assicura che questa mano opera continuamente (cfr. Sal 138, 1-12: Alle spalle e di fronte mi circondi/ e poni su di me la tua mano…se prendo le ali dell’aurora/ per abitare all’estremità del mare/ anche là mi guida la tua mano/ e mi afferra la tua destra..). Il libro della Sapienza descrive questo tipo di assistenza divina come “riparo di giorno e luce di stelle nella notte”. In effetti, sono tanti i pericoli del giorno e della notte, segnalati o nascosti, che insidiano la nostra vita privata e le nostre professioni. Nella stagione dei social, i nuovi pericoli si nascondono dietro una tastiera del computer, che ha sostituito i muretti a secco delle nostre campagne, e colpisce vigliaccamente persone e istituzioni. I leoni della tastiera, digitando giudizi e insulti, rovinano rapporti di lavoro e di amicizia, gettano discredito sulle persone, alimentano sospetti d’ogni genere. E’ necessario, perciò, combattere con molta decisione queste aggressioni mediatiche, che producono rancore sociale e divisioni personali.

San Paolo descrive la liberazione dal male come il passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà della grazia, dalla schiavitù delle più diverse dipendenze alla libertà di figli. Queste schiavitù condizionano sia i sentimenti dell’anima che i comportamenti sociali. Una schiavitù particolare, non sempre percepita, è la dipendenza dal pensiero unico, che impone alle persone scelte esistenziali e orientamenti etici. Per non essere chiamati antiquati e medioevali, per esempio, molti rinunciano alla concezione della famiglia composta da un padre e una madre, a un matrimonio composto da un uomo e una donna, a un figlio frutto dell’amore di due persone. Ma non si può ridurre la natura a cultura e la cultura a ideologia. Il cristiano custodisce con stupore la bellezza e la bontà della creazione, in fedeltà al disegno di Dio, che: “vide che era cosa molto buona” (Gn 1, 31).

Gesù nel rispondere all’intervento molto discreto di sua Madre si appella alla sua ora, chiede, cioè, il rispetto dei suoi tempi e dei tempi di Dio. L’espressone “la mia ora”, infatti, rivela l’ordine delle azioni di Dio nel tempo. Il tempo non è una pura successione dei giorni e delle stagioni, ma la realizzazione della promessa divina, che trasforma la storia del mondo in storia di grazia e salvezza. Dio è Padre Onnipotente e ci chiama per nome (cfr. 1Sam 3, 4); conosce il nostro presente e il nostro futuro; secondo s. Agostino, noi sappiamo cosa desideriamo, ma Dio solo sa ciò che ci giova. Perciò, nei suoi confronti non possiamo fare i suggeritori e dirgli quello che Lui deve fare per noi. “Due passeri non si vendono per un soldo?”, ha domandato Gesù.  “Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro.  Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri” (Mt 10, 29-31).

Ora, ci chiediamo da quali mali vogliamo essere liberati dalla Madonna del Rimedio. Uno dei mali che ci tormenta tutti è sicuramente l’incertezza. C’è molta incertezza a tutti i livelli. Una forma di incertezza è presente, per esempio, nelle scelte cosiddette “corte”, ossia quelle che si possono paragonare alla opzione “cancella” del computer. Si ha paura di prendere impegni definitivi e ci si assicura una uscita di sicurezza: “non si sa mai”. Se dai rapporti personali si passa a quelli del lavoro e della professione, anche qui si assiste all’incertezza del posto di lavoro, del contratto a tempo determinato, delle aspettative di benessere sociale ed economico. Per non parlare di altri settori della vita, come quello dei viaggi, sottoposti continuamente ad incertezze d’ogni genere.

All’incertezza segue l’insicurezza. A questo riguardo, si ricorda che un tempo, nei nostri paesi, non si chiudeva a chiave la porta di casa. Si aveva fiducia non solo negli abitanti del vicinato, ma anche negli altri compaesani. Oggi, non è più così. Si ha paura di tutti e non ci si fida di nessuno. L’altro non è più un nostro fratello, ma un nostro potenziale nemico. Si pensi, poi, alla gente che vive nei territori colpiti da terremoti, alluvioni, tragedie umane. Ci sono intere famiglie che dormono nei camper, quando ne dispongono di qualcuno. I cambiamenti del clima rendono insicuri fiumi, mari, terreni. Gli attentati terroristici rendono insicure le città dell’Europa e del mondo. Le notizie di disastri, guerre, delitti, vengono trasmesse in tempo reale dalla televisione e dagli smartphone, per cui le paure sono diventate comuni a tutti indistintamente, perché non ha paura solo chi viaggia in aereo o in treno, ma anche chi fa la spesa al supermercato, chi passeggia nelle strade, persino chi prega nelle chiese.

Cari fratelli e sorelle,

per vincere questi mali dell’incertezza e dell’insicurezza non sono sufficienti le promesse elettorali di giustizia sociale o gli interventi miracolistici di moralità pubblica. Né, noi cristiani possiamo sostituirci agli organi dello Stato per garantire il bene comune dei cittadini. Nel rispetto delle reciproche competenze, la Chiesa offre la sua generosa collaborazione dinanzi alle emergenze umanitarie che richiedono condivisione di responsabilità e impegno solidale. Ma la Chiesa non potrà mai ridurre la sua opera a un cristianesimo “secondario” di pura filantropia umana. La missione del cristianesimo “primario” è l’annuncio del Vangelo e il dono della salvezza di Gesù Cristo. A chi misconosce i valori cristiani della vita, della famiglia, della libertà, dell’educazione, del rigore morale, il cristiano risponde con la testimonianza dell’unità e della fedeltà della famiglia, la leale osservanza delle regole della società civile, l‘esemplarità di comportamento nella vita delle comunità ecclesiali.

Concludo questa mia riflessione, invocando sulla nostra missione di annuncio evangelico e testimonianza cristiana la protezione della Madonna del Rimedio con la bellissima preghiera di San Bernardo: “Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo soccorso, e sia stato abbandonato. Animato da tale fiducia, a te ricorro, o Madre Vergine delle vergini; a te vengo, dinnanzi a te mi prostro, peccatore pentito. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie parole, ma ascolta benevola ed esaudisci”. Amen.