Omelia per la Festa di Nostra Signora di Bonacatu

Bonarcado - 18.09.2017
18-09-2017

Cari fratelli e sorelle,
come ben sapete, sono diversi i santuari della nostra Diocesi dove si va in pellegrinaggio a pregare la Madonna e ad implorare il suo aiuto e la sua protezione. Oggi siamo venuti ai piedi di questo santuario dedicato alla Madonna di Bonacatu per manifestare la nostra devozione filiale e confidarle i desideri e le pene del nostro cuore. Tutti abbiamo bisogno dell’aiuto della Madonna nei momenti particolari della vita, perché conosciamo le nostre fragilità e sentiamo il bisogno di non restare soli, ma di essere accompagnati e quasi presi per mano nel buio del nostro dolore e delle nostre solitudini.
Anche la nostra comunità diocesana ha bisogno dell’aiuto e della protezione della Madonna. Come pastore di questa Chiesa arborense non sono immune da momenti di sconforto e di abbandono. Talvolta, mi sento solo davanti a Dio, alla coscienza, alle decisioni per il bene delle persone e della Diocesi. Soffro come soffrono tutti gli uomini e le donne che si trovano soli e indifesi davanti alle difficoltà della vita. Penso alle famiglie, dove tante mamme assistono con amore e generosità i figli consumati dalla malattia; a tante spose alle quali i propri mariti parlano solo con il movimento degli occhi e non possono più pronunciare parole di affetto e di tenerezza; a tanti giovani senza lavoro e senza futuro, impossibilitati a realizzare le loro aspirazioni e i loro affetti; ai tanti padri di famiglia che faticano enormemente ad arrivare alla fine del mese. Nessuno è esente dalla prova e dalla sofferenza. Ognuno, perciò, deve pensare alle sofferenze degli altri, le quali, molto spesso, sono superiori alle sofferenze proprie. Solo in questo modo è possibile condividere momenti lieti e momenti tristi, giorni di successo e giorni di sconfitta, giorni di sole e giorni di nebbia. E’ molto bello un pensiero del poeta Davide Maria Turoldo, che, in segno di vicinanza spirituale, mi ha inviato una coppia da una nostra parrocchia: “Camminiamo insieme e l’arida valle si metterà a fiorire. Qualcuno, Colui che tutti cerchiamo, ci camminerà accanto.”
Il vangelo che è stato proclamato riferisce la presenza della Madonna alle nozze di Cana di Galilea, un paese vicino a Nazareth, dove vivevano i suoi parenti. E’ presumibile che a quella festa di nozze sia stato invitato anche Giuseppe, lo sposo di Maria, perché in queste circostanze si partecipa alla festa con tutta la famiglia. Ora, questo episodio evangelico, come, del resto, tutti quelli della vita di Gesù, sono raccontati nella loro verità storica ma anche nel loro significato spirituale. In ogni gesto di Gesù, in ogni suo miracolo, c’è sempre anche un insegnamento per noi e per la nostra edificazione. Il fatto che San Giovanni, per esempio, abbia scelto di scrivere il racconto di questo miracolo, che definisce “segno”, rispetto a tanti altri compiuti da Gesù, ha un suo significato preciso. Infatti, i profeti hanno rappresentato il rapporto di Dio con il suo popolo come un matrimonio, un rapporto sponsale. Dio viene descritto come lo sposo di Israele, così come Gesù lo sposo della Chiesa.
Vorrei presentare, ora, una breve riflessione sul dialogo tra Gesù e sua madre, riportato dal racconto dell’Evangelista. La prima ad aprire il dialogo è la Madonna, la quale, con genuino intuito femminile, si accorge della situazione imbarazzante degli sposi. Manca il vino per il pranzo delle nozze, e non c’è alcuna prospettiva che possa essere procurato in qualche modo. Con molta discrezione, la Madonna richiama l’attenzione di Gesù su questo fatto. Non gli chiede, però, alcun intervento. Quindi, non si sovrappone al suo figlio per indicargli o suggerirli che cosa deve fare. In linguaggio popolare si direbbe: non fa la suocera. Lei è sempre molto discreta. In tutto il Vangelo sono pochissime le sue parole, le sue presenze, i suoi interventi. La sua vita è stata tutta in funzione del suo Figlio e della sua missione. In questo caso, Lei richiama semplicemente l’attenzione del suo figlio su una situazione concreta. Dice: non hanno più vino. La risposta di Gesù è molto delicata: che cosa posso fare per te o donna? Questo modo di rapportarsi di Gesù nei confronti di sua madre, però, evidenzia il potere di intercessione d’una madre presso il proprio figlio. Un tale potere di intercessione noi lo preghiamo nell’Ave Maris Stella: “Dimostra d’esser madre, per te le preci accolga, quei che, per noi nascendo, sofferse d’esser tuo”. In effetti, lei ha fiducia di ottenere l’intervento miracoloso del suo Figlio. Perciò, si rivolge agli inservienti e dice semplicemente: fate quello che egli vi dirà, manifestando, così, la meravigliosa pedagogia della fede, che non avanza richieste, non suggerisce soluzioni, ma apre il cuore all’ascolto. Spesso, nelle nostre preghiere, capita che noi facciamo i suggeritori di Dio e gli diciamo quello che egli deve fare per noi. La Madonna ci suggerisce il modo corretto di pregare: dice: fate quello che egli vi dirà, non quello che voi gli chiedete. Questo vuol dire che noi, nella nostra preghiera e nel nostro rapporto con Dio, ci dobbiamo mettere a servizio del progetto divino. Così è avvenuto nella vita di Maria. All’annuncio dell’Angelo, lei rispose: si compia in me secondo la tua Parola. Così è avvenuto nella vita di Gesù. Nell’orto degli ulivi, egli pregava dicendo: “non la mia ma la tua volontà si compia”.
Cari fratelli e sorelle,
fare la volontà di Dio, nella vita del cristiano, è la cosa più bella ma anche la più difficile. La Madonna e Gesù ci insegnano, però, che è possibile fare la volontà di Dio e realizzare la propria missione. Lei è l’ancella del Signore, nella cui vita tutto si è compiuto secondo la Parola di Dio. Gesù è il Figlio di Dio, che si è sempre occupato delle cose di suo Padre; il suo cibo è stato fare la volontà del Padre.
Chiediamo alla Madonna la grazia di fare la volontà di Dio, anche quando questa contrasta con la volontà degli uomini. Prendiamo come esempio l’invito che P. Cristoforo, nei Promessi Sposi, ha rivolto a Lucia, Renzo, Agnese, i quali hanno praticamente perso tutto e, senza averlo previsto, devono prendere la via dell’esilio: “preghiamo tutti insieme il Signore, perché sia con voi, in codesto viaggio e sempre; e sopra tutto vi dia forza, vi dia amore di volere ciò ch’Egli ha voluto” (…).“Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande”.
Amen.