Omelia per la festa di s. Ignazio da Laconi

Laconi, 30 agosto 2019
30-08-2019

La vita e l‘insegnamento spirituale di S. Ignazio parla ancora a noi oggi.  Eppure, la distanza storica, la situazione sociale ed ecclesiale, il vissuto cristiano di s. Ignazio dovrebbero farcene avvertire la distanza. Perché quest’uomo semplice, senza grandi qualità apparenti continua ancora a parlare con la sua vita, ad attirare persone e venir celebrato solennemente?

Come non ricordare le parole della nostra Grazia Deledda che riprendendo affermazioni di uno dei biografi del santo frate, sottolineava che egli “non ha scritto un rigo, perché era analfabeta, non ha lasciato una dottrina, perché non era un filosofo, non ha fondato nessun Ordine, perché non era uomo di geniali e coraggiose iniziative. Un povero frate questuante era fra Ignazio, il servo di tutti, l’ultimo degli uomini: eppure egli fu l’uomo più ricordato del Settecento sardo”. Le cronache storiche ci dicono che da subito, e in modo impressionante alla sua morte e ai suoi funerali, e da allora ad oggi, moltissima gente gli rende omaggio, lo venera, ricorre alla sua intercessione, lo prega.

La risposta del perché S. Ignazio attira tanta gente è che questo è proprio di ogni santo che ha seguito come discepolo Gesù, ne ha ascoltato la parola: il tempo e la distanza temporale perdono di significato e nonostante siano mutati i tempi sociali e storici, S. Ignazio ci parla, è nostro fratello nella fede.

Per comprendere in pieno la sua vita dobbiamo illuminarla con la luce del vangelo e della spiritualità francescana.

Ci sono tre passaggi del Vangelo che illuminano la figura di S. Ignazio. Egli ha realizzato concretamente quello che Gesù ha detto nel vangelo riferendosi in primo luogo ai cuori semplici, capaci di penetrare il mistero di Dio: In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. (Mt 11, 25 ss.).

Ritroviamo qui il profilo spirituale di S. Ignazio: egli è un piccolo nel senso evangelico. Non ha titoli o glorie umane, ma il Signore si serve di lui per portare la sua parola e la Sua Presenza.

La seconda parola si riferisce al mistero della vocazione: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. (Gv 15, 16-18)
C’è infatti nella vita di S. Ignazio questo “misterioso incontro” tra la volontà e la decisione di servire il Signore, nella vocazione francescana, e la chiamata che il Signore fa sin dalla tenera età per quest’uomo. Sappiamo, come egli stesso dirà, che l’ambiente religioso della sua famiglia, l’esempio dei suoi genitori sarà determinante. Al tempo stesso il Signore, come dice nel Vangelo, va seminando, e questo è un dono, ma tocca anche all’uomo di rispondere, di dire di sì.

Dalla biografia di S. Ignazio sappiamo che dopo un primo momento di generosità ha qualche ripensamento e solo in seguito ad alcune vicende decide di donarsi totalmente al Signore nella vita religiosa francescana.

La terza parola del Signore che vorrei proporre per illuminare la vita di S. Ignazio è quella che dice: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. (Mt 5,14-16)

Questa parola di Gesù ci aiuta a comprendere anche il significato della vita di un santo.  Il Signore lo sceglie non solo per il suo cammino personale, per la sua personale santificazione, ma anche perché aiuti la comunità, altri cristiani a dirigersi a Dio, a cercarlo, ad amarlo e a conoscerlo. Questa è la vocazione specifica di ogni santo: aiutarci a camminare verso Dio.

Ecco dunque che il Vangelo ci aiuta a delineare la figura di S. Ignazio: uomo semplice e umile che Dio sceglie per far risaltare la grandezza della Grazia. Uomo che Dio sceglie perché sia luce per noi nel cammino: un aiuto e un invito alla santità.

Possiamo anche illuminare la figura di S. Ignazio con la spiritualità francescana, per apprezzarne meglio tutto il valore e la luce.

Chiesero un giorno a san Francesco chi fosse il “vero frate minore” e san Francesco rispose:   «sarebbe buon Frate Minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti S. Frati: la fede di Bernardo…, la semplicità e purità di Leone…, la cortesia di Angelo…, l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo…, la mente elevata nella contemplazione di Egidio…, l’orazione di Rufino…, la pazienza di Ginepro…, la robustezza fisica e spirituale di Giovanni delle Lodi…, la carità di Ruggero…, la santa inquietudine di Lucido che, sempre all’erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quando vi si stava affezionando, subito se ne allontanava, dicendo: “non abbiamo dimora stabile quaggiù, ma in cielo”» (FF 1782). A questo elenco potremmo ben aggiungere l’umiltà, la disponibilità, l’amabilità e il servizio di fra Ignazio da Laconi.

Sant’Ignazio – come san Francesco- fa esperienza di malattia. In quel tempo si chiamava ancora Vincenzo Peis – guarito dalla sua infermità, decide per l’ingresso in convento, che aveva rimandato sino a quel momento. Un cammino come sappiamo non esente da difficoltà (il no iniziale che gli viene detto dal Provinciale). Ma il Signore sa muovere anche la storia, come ci fa capire il Vangelo. Sappiamo che il marchese di Laconi intervenne per aiutare Vincenzo ad entrare tra i frati. Si potrebbe forse dire che tra tutti i titoli e le glorie di quella famiglia nobile questo intervento sia stato certamente quello che li fece passare alla storia.

Sant’Ignazio giunse a Cagliari intorno al 1742 e da allora fino alla morte percorse, bisaccia in spalla, le vie della città: di Cagliari imparò a conoscere le pietre e i volti degli uomini; dunque, nel questuare, nel chiedere l’elemosina, Sant’Ignazio rivive – proprio come Francesco – il cammino della “perfetta Letizia” accogliendo sempre con umiltà, silenzio e pazienza le cose buone e le contrarietà.

Infine, un’altra caratteristica che mette in stretta relazione san Francesco e Sant’Ignazio è la loro vicinanza ai poveri, l’attenzione al loro dolore e alle loro difficoltà. Sant’Ignazio è vicino ai poveri soprattutto nei momenti della difficoltà, dell’angoscia. La sua parola di conforto e la sola sua presenza erano di incoraggiamento per le persone. Ma anche la sua cortesia nella strada.

Infine, per noi: che cosa possiamo accogliere dell’esperienza spirituale di Sant’Ignazio?

Certo, noi ci avviciniamo a lui per chiedere la sua intercessione presso Dio. Ma dobbiamo anche avvicinarci per farci illuminare da quella luce di santità. La sua è una santità ordinaria, senza gesti clamorosi, vissuta nel silenzio e nella fedeltà. Papa Francesco ci parla della santità nel quotidiano, nell’ordinario, la santità della “porta accanto”.

Questo è un cammino molto attuale per tutti: una santità dell’ordinario, del semplice, della fedeltà alla propria vocazione, facendo tutto con amore e responsabilità e trasformando tutto in offerta a Dio.