Omelia per la festa di Santa Giusta

14-05-2020

14 maggio 2020

Omelia per la festa di Santa Giusta.

La celebrazione di Santa Giusta martire, offre l’occasione di riflettere su un fatto importante che tocca la fede e come la viviamo e la manifestiamo: è il fatto della memoria perseverante che i cristiani di questa comunità lungo i secoli hanno conservato di questa giovane donna, si può dire, loro “concittadina”.

È sorprendente di come siano stati /siete capaci tutt’oggi, nel fare memoria in un modo affettuoso, direi familiare, ma anche solenne, come manifesta la festa, di una persona che ha testimoniato, anche con il dono della propria vita, la fede in Cristo.

Il fatto eccezionale è che si tratta di una giovane donna di quasi 1900 anni fa. Il tempo sembra non aver scalfito la bellezza e l’attualità di questa testimone della fede.

Vorrei dire una parola sull’importanza di fare memoria, soprattutto oggi dove la nostra “memoria” è piuttosto delegata agli strumenti elettronici, tablet, smartphone etc. Se quella memoria tecnologica è di utilità per tante cose, non possiamo rinunciare alla “memoria” umana, affettiva, comunionale, che crea narrativa e storia e si conserva nel tempo.

Lo scopo della memoria umana, non sempre così precisa come lo è quella di una macchina (che per altro ha memoria statica, non emotiva) ma capace di sintesi, di canto, di creatività, è quello di conservare i gesti coraggiosi, le storie importanti di coloro che hanno vissuto e creduto prima di noi.

Viviamo in un contesto e una situazione difficile per la pandemia di cui tutti adesso siamo informati continuamente. Vi sono stati, durante la storia altri momenti difficili: calamità naturali, malattie, eventi bellici, guerre, eventi drammatici. Quello che stiamo vivendo ancora, ha messo in evidenza aspetti positivi e problematici, ma ci ha fatto capire che siamo capaci di comunità, di collaborazione, di interesse per “l’umano” nel sentirci appartenenti ad un’unica famiglia: la famiglia umana.  Non è sempre vero quello che diceva quel filosofo che “l’uomo è lupo nei confronti dell’altro uomo “(Hobbes da Plauto). Certo l’uomo è capace di questa ferocia, ma al tempo stesso è capace di grande generosità, per quella capacità di avere “empatia” cioè entrare nella situazione dell’altro e viverla come propria.

Dunque riprendo la riflessione sulla memoria: oggi facciamo memoria in questo luogo speciale, di questa santa, Santa Giusta. Come sapete le notizie storiche si intrecciano con la amplificazione popolare, anzi talvolta con la fusione di altre storie e altri personaggi, oppure con l’amplificazione di alcuni aspetti della vita della santa.

Quello che possiamo dire, poiché ha certo fondamento solido è che è esistita una cristiana, Giusta, che ha accolto la fede provenendo dal paganesimo, che è stata osteggiata dalla sua famiglia, che ha dovuto perseverare in mezzo alle difficoltà e anche tormenti. Questo nucleo solido della storia di Santa Giusta ha visto poi aggiungersi altri elementi. Di fatto però la comunità cristiana antica, che ne ha conservato la memoria si è quasi costruita “fisicamente “attorno alla sua casa, alla sua tomba. È sotto gli occhi di tutti come questo colle elevato in qualche modo illumina, protegge, abbraccia la comunità di Santa Giusta.

Il primo elemento che voglio sottolineare nella vita della Santa è il coraggio della fede, della testimonianza. Non si tratta di un atteggiamento del passato. Le persecuzioni, infatti, non sono un ricordo dell’inizio dell’era cristiana o degli imperatori romani. La religione cristiana è una delle religioni più osteggiate e perseguitate in varie parti del mondo. Dunque dobbiamo fare i conti anche oggi con la persecuzione a causa della fede.  Ci sono diversi modi di perseguitare la fede: dai modi cruenti, come sappiamo dei primi tempi del cristianesimo. Ma vi sono forme più sottili, nascoste, di opporsi al vangelo, alla proposta cristiana. Come dobbiamo affrontare, noi cristiani, la persecuzione? Sappiamo che essa può far parte della nostra vita. È al tempo stesso un modo di rendere forte la nostra fede (rendendola più radicata, convinta, appassionata) e al tempo stesso maturare in noi un atteggiamento di ascolto, dialogo, tolleranza. Sappiamo che il cristianesimo specialmente nel momento in cui è rimasto strettamente unito al potere politico (dopo l’editto di Costantino) ha poi sviluppato un atteggiamento di repressione che esso stesso aveva vissuto precedentemente.

La storia, la riflessione e lo Spirito Santo ha aiutato la Chiesa a comprendere che la sua proposta del vangelo deve essere fatta con atteggiamento di “attrazione” e non di imposizione con la forza.

Cosa significa “testimoniare oggi la fede cristiana”?  Significa in primo luogo avere la consapevolezza della propria adesione a Cristo: confessare la fede in Lui, come Figlio di Dio. Accogliere il suo messaggio, l’inviato figlio di Dio, proclamare la sua parola, quella che troviamo nel vangelo. Questa è la dimensione dell’annuncio.

Vi è poi la dimensione della vita cristiana testimoniata nel “Vissuto quotidiano”. Dove la scelta cristiana deve farsi carne e storia, e dunque con delle scelte che lascino trasparire il vangelo. Dunque, questo tipo di dimensione si intreccia con atteggiamenti di accoglienza, di pace, di perdono, di giustizia. Non si tratta di una dimensione e di atteggiamenti naturali in noi, ma proviene da una scelta meditata, consapevole. Credo che una delle fatiche che facciamo come cristiani oggi sia proprio quella di passare dal “celebrare” a far passare nella quotidianità le nostre scelte cristiane.

Noi siamo capaci di grandi celebrazioni: ho visto il programma di questa festa fatta negli anni scorsi. Ma ci viene più difficile portare questa celebrazione, senza dimenticare la dimensione della festa, del riunirsi, del celebrare in modo “umano” anche nella dimensione più spirituale che possa dirci qualche cosa per la nostra quotidianità. Significa essere capaci di scelte in linea con il vangelo.

Ciò che conosciamo della vicenda di Santa Giusta è che la sua stessa famiglia (in particolare la madre) si oppone alla sua fede in Cristo, ostacolandola in molti modi anche duri. Mettendola in pericolo. Questo avvera la parola di Gesù quando parla della divisione che la scelta di essere suoi discepoli, può portare nella famiglia: la divisione “padre contro figli”, “madre contro figlia” etc…   Questo si realizza nella vicenda di Santa Giusta. Si realizzano le parole del vecchio Simeone a Maria, durante la presentazione di Gesù al Tempio: “Egli è qui perché siano svelati i pensieri di molti cuori”.

Cosa dice alla comunità cristiana di Santa Giusta, la sua Patrona Giusta? Dice di non dormire sugli allori o glorie passate (anche di fede). Dice che la vita cristiana va vissuta molto nella quotidianità. Nelle scelte, nelle relazioni, nella capacità di illuminare quello che diciamo e viviamo con le parole del vangelo, anche accettando che la nostra fede non venga riconosciuta e accettata da tutti. Dobbiamo fare i conti anche con forme di persecuzione nella vita sociale e quotidiana.  Imparando la via del dialogo ma accettando anche l’incomprensione.

La domanda: cosa può dire Santa Giusta martire, questa giovane, ai giovani di oggi? Come è evidente, esiste un abisso tra la situazione sociale di Santa Giusta e la nostra e dei nostri ragazzi. Siamo lontanissimi. Al tempo stesso ci sono dei punti di contatto: soprattutto il desiderio di avere un motivo per vivere. Chi ha un motivo per vivere trova anche il come. Il motivo è questo: oggi abbiamo ideali annacquati o generici, che vanno bene per tutti e tutto. Non attraggono: dobbiamo aiutare i giovani di oggi a vedere come il vangelo di Gesù Cristo non sia davvero quel motivo, quella parola che può impostare e motivare la propria scelta di vita.

+Roberto, arcivescovo