L’ordinazione diaconale: ministero e vocazione

lI sacramento dell’Ordine viene conferito a uomini che hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) e la Riconciliazione.

L’Ordine viene effuso nei tre gradi distinti del Diaconato, del Presbiterato e dell’Episcopato, pur segnando profondamente la vita dell’ordinato, conferendogli un vero carattere sacro, questa sacra ordinazione segna, attraverso un particolare dono di Grazia, l’eletto in modo permanente, indelebile e lo abilita a esercitare il ministero (con le tipiche funzioni di ciascun grado), questo ministero non tocca solo ed esclusivamente la persona che riceve un dono tanto grande, ma segna in modo forte anche la vita della comunità ecclesiale.

Lo Spirito abilita a una missione che è certo universale ed ecclesiale (per tutti gli uomini) ma in primo luogo è una chiamata da esercitare in una concreta porzione del popolo di Dio; si è ordinati cioè per una Chiesa particolare (ecco l’incardinazione), si costituiti diaconi, o presbiteri o anche vescovi per una Diocesi o per un Ordine religioso; si è consacrati vescovi, successori degli apostoli, ma si è mandati dal Vicario di Cristo in terra, successore dell’apostolo Pietro, per una Chiesa particolare, titolare o residenziale che sia.

Questa premessa è indispensabile per poter comprendere la portata ecclesiale del Sacramento dell’Ordine. Ordinati non per sé stessi, non per ricevere un titolo o una missione da onorare ma, primariamente, per esercitare un ministero, per mettere la propria vita a servizio, per servire tutti gli uomini, tutto l’uomo, ogni uomo: nel segno del Cristo servo, obbediente e casto.

Il diaconato è ministero e vocazione.

Non è un attestato di merito, non è la ratifica ufficiale di responsabilità pastorali già assunte, non è neppure il conferimento solenne di un mandato. È molto di più: è un ministero fondato sulla grazia sacramentale dell’Ordinazione. Si diviene dunque diaconi solo se si è chiamati a esserlo.

L’ordinazione sacramentale configura i diaconi a Gesù Cristo, secondo una modalità specifica. Essi sono costituiti nella Chiesa come segno vivo di Gesù che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per tutti (Mt 20,28), di Gesù che sta in mezzo a noi come colui che serve (Lc 22,27), di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli e che invita a fare altrettanto, reciprocamente (Gv 13,1 ss). Infatti il diacono riceve l’imposizione delle mani non per il sacerdozio, ma per il servizio al popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della Parola e della carità.

Nel suo grado personifica Cristo servo del Padre e dell’umanità, partecipando alla triplice funzione del sacramento dell’ordine: è maestro in quanto proclama e illustra la parola di Dio; è santificatore, in quanto amministra il sacramento del battesimo, dell’Eucaristia e i sacramentali; è guida, in quanto è animatore di comunità o di settori della vita ecclesiale. In tal senso, il diacono contribuisce a fare crescere la Chiesa come realtà di comunione, di servizio, di missione. I diaconi sono consacrati e mandati al servizio della comunione ecclesiale, sotto la guida del Vescovo con il suo presbiterio.

Trovano la loro identità fondamentale e la norma permanente della vita e dell’opera nella fedeltà al Vangelo e, illuminati dallo Spirito, vivono e realizzano la loro missione in modalità che variano secondo il concreto contesto storico entro cui la medesima missione si svolge. Il senso del diaconato e l’esercizio del medesimo devono essere visti in relazione ad una Chiesa che cresce nella consapevolezza di essere missionaria, impegnata in cammini pastorali che, lungi dal ridursi ad un’opera di semplice conservazione, si aprono coraggiosamente alla evangelizzazione e alle sempre nuove sollecitazioni dello Spirito.

A cura di mons. Tonino Zedda, Cerimoniere Arcivescovile