Le ultime parole di papa Benedetto XVI

Signore, ti amo.  Tre parole, le ultime pronunciate dal papa emerito Benedetto XVI qualche ora prima di rendere l’anima a Dio, in cui sono racchiuse ed espresse la Fede, la Speranza e la Carità del 264° successore di Pietro.

In esse, insieme alla tenerezza che ne ha contraddistinto la vita e il ministero, è possibile ammirare il coronamento della risposta personale dell’uomo cristiano Joseph Ratzinger alla duplice vocazione scaturita dal suo incontro personale con Dio in Gesù Cristo: amare il Signore e servire la Chiesa. Viene infatti naturale intendere le ultime parole di Benedetto XVI alla luce della domanda posta per tre volte da Gesù risorto all’apostolo Pietro sulle rive del lago di Tiberiade: Simone di Giovanni, mi ami? cui segue l’invito da parte del Signore a pascere il suo gregge e a seguirlo (Gv 21, 15-19). Signore ti amo risuona così come la sintesi dell’esperienza di incontro e dialogo con il Signore che ha accompagnato l’intera vita di Benedetto XVI, divenendo probabilmente ancora più intensa negli ultimi anni, quando in seguito alla rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, ha scelto di vivere l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra continuando a lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità con il suo cuore, con il suo amore, con la sua riflessione, con tutte le sue forze interiori.

L’eredità lasciata alla Chiesa e all’umanità intera nel suo alto magistero è immensa e impossibile da sintetizzare in poche righe. Oggi risuona più che mai attuale e significativo l’invito rivolto dal pontefice in più occasioni a un vero rinnovamento della fede, unica garanzia per l’efficacia dell’azione pastorale, delle riforme strutturali e per il superamento della crisi della Chiesa nel mondo occidentale.

L’insegnamento di Benedetto XVI indica come fonte del rinnovamento auspicato una spiritualità incarnata, fondata su un’antropologia attenta a comprendere l’uomo sia nella sua dimensione personale profonda, che nella sua dimensione esterna di costruttore della società, nella giustizia e nella pace, e di comunicatore della verità in continuo riferimento a Dio e alla Rivelazione, poiché l’uomo, sia nella sua interiorità che nella sua esteriorità, non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla trascendenza.

L’amore per Dio e per l’umano, la passione per il Signore e per il suo gregge, sono apparsi così intrinsecamente uniti e integrati nel pensiero e nell’esperienza del compianto pontefice che ha vissuto ed espresso tali dimensioni in particolare nella passione per lo studio e la ricerca teologica, nella dedizione all’insegnamento e nell’impegno per l’evangelizzazione. Animato da particolare premura per le vocazioni e la formazione del clero lungo il suo pontificato ha sottolineato più volte che il sacerdote, il quale dovrà accompagnare altri lungo il cammino della vita e fino alla porta della morte, è importante che egli stesso abbia messo in giusto equilibrio cuore e intelletto, ragione e sentimento, corpo e anima, e che sia umanamente integro.

Nella sua vita e nelle sue parole Benedetto XVI ha offerto e continuerà a offrire alla Chiesa, e in particolare a coloro che in risposta a una vocazione di speciale consacrazione dedicano la propria vita al Signore e al servizio ai fratelli, un’edificante testimonianza di integrità umana, che gli ha permesso di donarsi totalmente a Dio e alla Chiesa con umiltà, sapienza, mitezza e tenerezza.

Don Paolo Baroli, presbitero arborense