Basilica di Nostra Signora del Rimedio

 

Via delle Grazie – loc. Rimedio
09170 Oristano (OR)
Tel: 078333637

Rettore: Mons. Gianfranco Murru

E-mail:  madonnadelrimedio@gmail.com
Sito web: www.madonnadelrimedio.it
Pagina Facebook: Nostra Signora del Rimedio

Festa: 7-8 settembre
Novena: 29 agosto – 6 settembre

Orari Messe in Basilica: periodo luglio-agosto

 


Storia del Santuario
(dal sito www.madonnadelrimedio.it)

La devozione ed il culto alla B. Vergine Maria, invocata con il titolo del Rimedio, risalgono agli inizi del sec. XIII ed è legato al fondatore dell’Ordine Trinitario, S. Giovanni de Matha, che ha sperimentato particolari interventi della Madonna in aiuto della sua opera di carità cristiana, per la redenzione degli schiavi.(*)
Quest’Ordine religioso ha sempre considerato Nostra Signora del Rimedio, come titolo primordiale ed ufficiale della propria devozione mariana.
La diffusione del culto a Maria del Rimedio segue perciò le piste dell’apostolato dei Trinitari e si propaga specialmente nei paesi del Mediterraneo occidentale, Spagna, Francia Italia dove infierì più a lungo la pirateria barbaresca. Ebbe la sua culla a Roma dove, dal 1209, l’Ordine Trinitario, approvato nel 1198 da Papa Innocenzo III, stabilì la sua sede, nella zona del Celio, a San Tommaso in Formis, costruendovi un convento e un ospedale.
Un episodio, storicamente documentato della devozione a N.S. del Rimedio nell’Europa cristiana del ‘500, è quello relativo a Giovanni d’Austria, il prestigioso comandante dell’armata navale che il 7 ottobre 1571, a Lepanto, fermò i Turchi decisi ad invadere il nostro Continente. Prima di veleggiare contro le forze mussulmane, vegliò nella chiesa dei Trinitari a Valenza (Spagna), invocando la protezione dalla Vergine del Rimedio, ivi venerata.
Primo documento scritto che testimonia la devozione dei sardi per la Vergine del Rimedio, è quello riportato dal Can. Giovanni Spano in “Le delizie delle torture in Sardegna nel sec. XVI”. Nel 1590, un certo Nicolò Manca, originario di Sedilo, accusato di favoreggiamento, sottoposto a tortura, protesta la propria innocenza implorando: “Sa Virgine Maria de su Remediu, proite qustu a mie!”.

Nella cappella gotica del duomo di Oristano (testimonianza, con quella del battistero, del transetto gotico costruito nel sec. XIII sulla Cattedrale romanica) si venera da tempi remoti una statua in pietra policroma della Vergine col Bambino, detta del Rimedio, attribuita a ignoto spagnolo del 1300.

Nella seconda metà del 1600 troviamo alcune testimonianze storiche riguardanti la chiesa parrocchiale di Nuracraba, villaggio sorto probabilmente assieme a Fenughedda e Donigala in epoca medioevale e scomparso per alluvioni e pestilenze dopo il 1727. Del titolo di questa parrocchiale “sub invocation de ns. Segnora del Remey, si fa esplicita menzione nell’atto di donazione con cui il contadino nuracrabese Giovanni Pietro Dessì, il 28 marzo 1665 a onore e merito di N. S. Dio Gesù Cristo e dell’umile Vergine S. Maria, madre sua e avvocata nostra” lascia alla “chiesa parrocchiale di N.S. del Rimedio” una rendita per l’acquisto dell’olio d’oliva necessario ad alimentare perennemente la lampada dell’Eucaristia.

 

Il Santuario

Nuracraba non risorse, ma la sua modesta chiesa a croce latina, forse unica costruzione risparmiata dalle inondazioni, non venne abbandonata. Ormai, era meta di pellegrini, attratti dal consolante titolo con cui la Madre del Signore era lì invocata. Sono della fine del ‘700 i primi interventi diretti alla conservazione e all’ampliamento del piccolo tempio. Nel 1806 venne eretto l’altare maggiore, pregevole opera in marmi intarsiati e policromi di bottega sardo-lombarda. Gli interventi più significativi sono della seconda metà dell’800 ad opera degli Arcivescovi Sotgiu, Serci, Zunnui e Tolu. Particolare zelo espresse l’Arcivescovo Paolo Maria Serci. Ritenendo più che un dovere del suo Ministero Pastorale, un bisogno del cuore quello di promuovere la maggiore diffusione possibile del culto verso l’Augusta Madre di Dio, frammezzo al popolo fedele, il 30 aprile 1892, emanò precise Disposizioni riguardati la chiesa del Rimedio.

La chiesa, ormai indicata come Santuario, viene posta sotto la protezione di uno dei membri del Capitolo, affinché ne abbia speciale cura, e con quell’amore di cui è degna la Vergine benedetta, zeli gli interessi, il decoro e l’onore del medesimo Santuario. Il documento contiene norme riguardanti il governo del Santuario, l’amministrazione e la celebrazione della festa annuale.
Il 23 aprile 1893, presente anche il Vescovo di Bisarcio, Mons. Serafino Corrias, Mons. Serci consacrò l’altare maggiore (eretto nel 1806), inaugurò la sacrestia e collocò sul rifornito trono il simulacro della Madonna. Chiaramente la nicchia in cui troneggia la Madonna è da datare 1893.

Nel 1903, il campanile a vela, posto sulla destra della facciata, viene sostituito da un possente campanile, alto 16 m, in muratura, dalla robustezza e spessore richiesto dalla salda consistenza di un’opera duratura. Non durò però a lungo. Poiché insisteva al centro della navata destra, al fine di dare alla chiesa un assetto più regolare, venne demolito nel 1948 e ricostruito, nelle forme attuali, leggermente distanziato sul lato sinistro della facciata.

L’attuale facciata è stata realizzata nel 1924 in sostituzione della precedente, sicuramente più dignitosa. Venne inaugurata il 19 maggio dal Card. Gaetano De Lai, presente a Oristano per presiedere il Concilio Plenario Sardo, celebrato in Duomo dal 17 al 25 maggio. Accompagnavano il Cardinale, l’Arcivescovo arborense Giorgio Maria Del Rio e gli Arcivescovi di Cagliari Ernesto Maria Piovella e di Sassari Cleto Cassani.

Altro interessante e qualificante intervento si ebbe tra il luglio 1934 e il settembre 1935 quando venne ampliata la zona del presbiterio con la realizzazione dell’abside. Il presbiterio fu allungato di circa sei metri e l’altare spostato di oltre quattro metri verso l’esterno. L’opera si rese possibile per la graziosa donazione di 200 mq. di area, fatta dalla distinta Famiglia Pau di Oristano.L’Arcivescovo Giorgio Maria Del Rio, il 28 agosto 1935, ha proceduto alla ri-consacrazione dell’altare maggiore che nello spostamento, causa la separazione temporanea della mensa, perse la sua consacrazione.
Fine anni ’40 e inizi anni ’50, in preparazione alla Incoronazione del Simulacro, avvenuta il 7 settembre 1952, oltre alla costruzione del nuovo campanile (1948/49), si registrano interventi riguardanti prevalentemente il presbiterio e la navata centrale. Per le pareti del presbiterio si fece ricorso a un rivestimento murario, eseguito con la tecnica del finto marmo policromo, mentre quelle del transetto e della navata centrale furono rivestite di piastrelle di marmo, recanti l’acronimo P,G.R. (per grazia ricevuta), e frammezzate longitudinalmente da strisce di marmo bardiglio scuro, con il risultato che la chiesa assunse un aspetto quasi cimiteriale. In seguito, la navata centrale sarà liberata da quei marmi per intervento della Soprintendenza ai Beni Culturali
Sui pilastri dell’arco principale del presbiterio, gli stemmi del Cardinale Federico Tedeschini che ha incoronato il Simulacro della Vergine, e quello dell’Arcivescovo del tempo, Sebastiano Fraghì, ricordano lo storico evento.
E’ della metà degli anni ’90, invece, la pavimentazione della grande piazza sul retro del Santuario su progetto dell’Arch. Giuseppe Margharitella, realizzato solo in parte.
Negli anni 2005 e 2006 è da registrare un consistente piano di lavori tesi al recupero e conservazione dell’intero edificio sacro: rifacimento del tetto, intonaci esterni ed interni, pavimentazione delle navate laterali e della sacristia.
I lavori hanno interessato anche la torre campanaria che presentava preoccupanti segni di cedimento nella parte alta.
E’ di questo anno anche la realizzazione del prato verde che ha conferito decoro e dignità all’intero complesso.
A coronamento di tutto, si è proceduto all’adeguamento liturgico del presbiterio, secondo le norme del Concilio Vaticano II: risanamento e nuova pavimentazione dell’intera area presbiteriale, nuovo altare, ambone e sede del presidente dell’assemblea, su progetto dell’Equipe dell’Apostolato Liturgico di Roma – Pie Discepole del Divin Maestro; il restauro dell’organo a canne 1888, della Ditta Aletti di Monza, già della Cattedrale e trasferito al Santuario negli anni ’60 dell’ultimo secolo; la realizzazione di mobili per la sacrestia e il restauro della “paratora”, unico mobile esistente, ma ormai non adeguato.

Il 2 dicembre 2006, S.E Mons. Ignazio Sanna, da pochi mesi Arcivescovo arborense, ha consacrato il nuovo altare. Queste alcune delle tappe, documentate, della trasformazione della piccola parrocchiale di Nuracraba, divenuta Santuario diocesano, centro di devozione mariana di grande rilievo, non solo locale.
Di altri interventi, anche rilevanti, non si possiede alcuna documentazione. La ricerca continua.