Lunedì 10 novembre è stato presentato a Sassari il 20mo Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna da parte della Delegazione regionale Caritas.
La presentazione è stata fatta, come ogni anno, in vista della IX Giornata mondiale dei Poveri, che si celebra domenica 16 novembre 2025, che ha come tema Sei tu, mio Signore, la mia speranza.
Le fonti della statistica pubblica e quelle della Caritas confermano come la povertà si sta cristallizzando, in Italia come in Sardegna. In Italia, nel corso del 2024 il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta (ricordiamo che una famiglia è considerata in condizione di povertà assoluta quando le sue risorse mensili non le consentono di accedere a un paniere di beni e servizi essenziale per soddisfare i bisogni di base, come cibo, acqua, riparo e vestiti) è rimasto pressoché invariato rispetto all’anno precedente, passando da 2.217.000 nel 2023 a 2.224.000, pari all’8,4% del totale delle famiglie residenti (la stessa incidenza registrata nel 2023).
Anche il numero di individui in povertà assoluta ha mostrato una relativa stabilità, salendo da 5.694.000 a 5.744.000, con un’incidenza individuale del 9,8%, rispetto al 9,7% dell’anno precedente. In Sardegna, nell’ipotesi di una famiglia composta da padre e madre tra i 30 e i 59 anni d’età e un figlio con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, residente in un Comune con meno di 50mila abitanti, la soglia di povertà assoluta nel 2024 è pari a 1.472,00 euro (1.507,00 euro se residente in un Comune con più di 50mila abitanti).
Per la stessa tipologia di famiglia residente nei centri delle aree metropolitane di Cagliari e Sassari la soglia è invece pari a 1.591,00 euro. Il fatto che la povertà assoluta si sia sostanzialmente cristallizzata e non retroceda, nonostante il buon andamento del mercato del lavoro (con un incremento dell’1,5% degli occupati nel 2024), è dovuto essenzialmente al persistere della pressione inflazionistica di questi ultimi anni. Nel 2024 l’incidenza della povertà relativa familiare (quando ha una spesa mensile per consumi pari o al di sotto di una soglia convenzionale) in Italia è aumentata di 0,3 punti percentuali, passando dal 10,6% del 2023 al 10,9%.
La Sardegna si colloca al 5° posto in senso decrescente (era al 7° nel 2023) fra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà relativa (17,3%), registrando un incremento pari a +1,4% rispetto al 2023 (+0,3% in Italia, nel Nord e nel Mezzogiorno, mentre al Centro il dato è rimasto invariato). Stando alle rilevazioni Istat, nel 2024 circa 128mila famiglie sarde si trovano in condizione di povertà relativa, rispetto alle circa 118mila del 2023.
Le attuali dinamiche della povertà evidenziano l’effetto cumulativo di una serie di crisi economico-finanziarie che si sono susseguite negli ultimi diciassette anni, a partire da quella del 2008, passando per la crisi del debito sovrano, fino alla pandemia e alla crisi inflazionistica degli ultimi anni, cui si sono aggiunte le recenti tensioni geopolitiche che continuano a incidere negativamente sull’economia, contribuendo a consolidare la natura strutturale del fenomeno della povertà. La sfida delle sfide è oggi la questione demografica.
Al 1° gennaio 2025 la popolazione residente risulta diminuita di 9.114 unità rispetto all’anno precedente, nonostante il contributo positivo del saldo migratorio, stimato in +2.578 unità. Il saldo naturale (il rapporto tra nati vivi e morti), costantemente negativo, ha determinato non solo una progressiva riduzione della popolazione residente ma anche un marcato invecchiamento della stessa.
Entro i prossimi 30 anni la popolazione residente potrebbe subire una contrazione del 25%, passando dagli attuali 1.561.339 abitanti a circa 1.165.000. Tale dinamica avrà ripercussioni profonde e trasversali, non solo sul piano sociale, sanitario ed economico, ma anche sotto il profilo culturale e identitario.
In altri termini, la Sardegna di oggi rischia di essere molto diversa da quella che conosceranno le generazioni future.
In questo contesto, la funzione della Caritas non può limitarsi a fare da mero paracadute sociale ma, come ha ricordato la Caritas Italiana nel suo Rapporto 2025 sulle politiche di contrasto alla povertà, deve osare una funzione di trampolino verso una vita migliore di tutta la comunità, cominciando dalle persone più fragili. Di conseguenza, data la natura ormai strutturale e non più emergenziale della povertà, gli studi e le ricerche in materia devono stimolare una responsabilità comune e un impegno collettivo più incisivo per la giustizia sociale.
Da sempre, la Delegazione regionale Caritas della Sardegna sottolinea l’importanza di mantenere un approccio multidimensionale alla povertà, evitando di ridurla alla sola dimensione economica. È quindi necessario coinvolgere una pluralità di interlocutori istituzionali, attivando politiche familiari e giovanili, misure per il lavoro, l’abitare, la salute, l’istruzione e la formazione professionale. In altri termini, la povertà è un fenomeno multidimensionale, che esige risposte multidimensionali.
L’esperienza quotidiana per i poveri e con i poveri, anche di fronte alle questioni complesse e delicate dei problemi di salute mentale, inducono la Caritas a chiedere di prestare particolare attenzione alle diverse fragilità dell’attuale sistema sanitario, sociale e socio-sanitario. Il focus su povertà e salute mentale in Sardegna sottolinea come sul tema ci sia ancora parecchia strada da fare.
Caritas regionale

