L’otto dicembre ricorre la solennità dell’Immacolata Concezione, un evento dal grande valore tradizionale e spirituale, una tra le feste mariane più importanti del calendario liturgico della Chiesa cattolica.
Una festività resa ufficiale dal 1854, quando papa Pio IX, dopo aver consultato l’intero episcopato e aver ricevuto unanime parere favorevole, promulgò la bolla Ineffabilis Deus con la quale definì il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Ossia che la Madonna era stata concepita, per grazia di Dio, senza il peccato originale, in previsione del fatto che sarebbe diventata la Madre di Dio. La Chiesa poneva così fine a un dibattito plurisecolare che avanzava qualche perplessità in merito.
Il popolo sardo ha creduto nell’Immacolata concezione di Maria fin dai primordi dell’evangelizzazione. Il culto dell’immacolata Concezione fu istituito ufficialmente in Sardegna il 7 marzo 1632, giorno in cui i membri delle più alte cariche del Regno di Sardegna fecero pubblico voto di professare, insegnare e difendere la dottrina della Purissima Concezione della Vergine Madre di Dio. La solenne cerimonia, presieduta dall’arcivescovo Ambrogio Machin, si tenne nel Duomo di Cagliari, nell’antica Cappella degli Stamenti. Il 4 ottobre 1656 lo stesso Parlamento decise di mettere tutta la Sardegna sotto la protezione della Vergine Immacolata. Il giorno fu di grande tripudio, con fuochi pirotecnici: la città tutta festeggiò fino a notte tarda, archi trionfali, fuochi d’artifizio, luminarie vi si fecero. (P. Martini, Storia Ecclesiastica di Sardegna, 1839). Più di duecento anni prima dell’ufficializzazione del dogma, gli Stamenti Sardi avevano dunque già preso posizione sulla grande disputa teologica dell’Immacolata Concezione. Con la Bolla Ineffabilis Deus di papa Pio IX si ottenne l’Imprimatur per una ricorrenza già ampiamente diffusa in tutta l’Isola.
La ricorrenza dell’otto dicembre è tradizionalmente chiamata in lingua sarda sa festa de Sa Purissima o sa die de sa Purissima, un titolo antico che anticipava di molti secoli il dogma dell’Immacolata Concezione.
In Sardegna ci sono diverse chiese intitolate alla Purissima, tutte edificate prima del 1854. Si possono ricordare tra queste, la chiesa della Purissima a Cagliari, un vero gioiello in stile gotico Catalano- aragonese; la costruzione della chiesa intitolata alla Vergine Purissima a Iglesias, dovuta alla Compagnia di Gesù. Dedicata a Sa Purissima è anche la chiesa che sorge a Lodè prospiciente la piazzetta omonima, nel bel mezzo dell’antico centro storico. A Bonarcado è venerata in una chiesa di origine bizantina, Nostra Signora di Bonacatu e il nome del paese deriva proprio dal greco panákhrantos, Immacolata. Nelle chiese sarde l’iconografia della Purissima è già quella dell’Immacolata Concezione: Maria a figura intera, splendente di luce che poggia sulla falce lunare, mentre tiene sotto i piedi la testa del serpente, simbolo del peccato originale e del male, e porta sul capo una corona di dodici stelle.
L’amore e la venerazione per la Vergine Maria sono stati diffusi e conservati in Sardegna con i canti e le preghiere nelle ricorrenze delle feste mariane e nei santuari a lei dedicati. I poemi religiosi, cantati nelle processioni e dopo le celebrazioni, cioè i gosos mariani, sottolineano la regalità della Madonna e ricordano ai fedeli la sua glorificazione divina: D’eternas lughes bestida, perfettissima aurora, serenissima Segnora, senza culpa cuncepida. (Laude di B. Licheri, in G. Dore, Gosos e Ternuras, Nuoro 1983).
di Bruna Pisci, pubblicato su L’ARBORENSE n. 43 dell’8 dicembre 2024