Omelia per la Messa Crismale del 2025

Annuncio della Visita Pastorale all'Arcidiocesi Arborense
17-04-2025

Carissimi presbiteri, fratelli e sorelle,

uno sguardo, anche fugace, a questa assemblea rivela l’unità e la molteplicità delle vocazioni che formano la nostra Chiesa diocesana.

Se è vero che la liturgia odierna pone uno speciale accento sul sacerdozio ministeriale e i presbiteri sono chiamati a rinnovare, di fronte al loro vescovo, le promesse sacerdotali, non per questo sono in secondo piano le altre vocazioni, che trovano tutte nel battesimo la loro sorgente ed è nel dialogo, nell’ascolto e nel contributo di ciascuna, che la Chiesa cresce come corpo di Cristo.

Vi invito pertanto, cari cristiani e cristiane che stamane partecipate a questa liturgia, a pregare per i vostri sacerdoti e per me vostro vescovo, perché siamo fedeli al Vangelo e perseveranti nella nostra vocazione, veri discepoli del Signore. Ma invito anche me stesso e voi presbiteri a pregare per i cristiani delle comunità che ci sono affidate. Solo la preghiera, la collaborazione e il sostegno reciproco, ci permettono di camminare e crescere insieme.

La Messa Crismale è una celebrazione ricca di sintesi teologica, carica di simboli e gesti: la benedizione degli Oli che saranno utilizzati nei sacramenti e il rinnovo delle promesse sacerdotali sono fra i principali. Concentro la mia attenzione oggi specialmente sulle promesse sacerdotali che offrono l’occasione per riflettere insieme su una dimensione essenziale del nostro essere Chiesa: la comunione presbiterale e con il vescovo.

Non si tratta di un tema che interessa solo i presbiteri. Infatti, la maturazione di questo atteggiamento ha conseguenze nella vita delle comunità e nel discernimento delle vocazioni laicali. La comunione tra i presbiteri e il vescovo è un segno importante in cui si intreccia, in modo indissolubile, la dimensione teologica e quella antropologica. La riflessione teologica ci parla del mistero della Chiesa locale, che fa unità attorno al vescovo, il quale a sua volta è chiamato a rafforzare, motivare e cercare tale unità. Nel rito di ordinazione presbiterale, al momento degli impegni, l’eletto al ministero del presbiterato si avvicina al vescovo e pone le proprie mani congiunte in quelle del vescovo.

Questo gesto si chiamaimmixtio manuum, letteralmente significa commistione delle mani. È un gesto che affonda il suo significato nella ritualità antica. L’immixtio manuum, l’intrecciarsi delle mani dell’ordinando nelle mani del vescovo è un gesto che impegna entrambi: l’uno mette la sua vita nelle mani dell’altro, in segno di fiducia e di stima reciproca. Il vescovo, davanti alla comunità, si impegna ad amare, custodire, guidare, ascoltare il sacerdote; l’ordinando promette al vescovo rispetto, collaborazione e obbedienza di figlio.

Sono due atteggiamenti che ci interrogano: interrogano me come vescovo ma interrogano anche voi presbiteri. Inoltre, in quel gesto è pure compresa e messa in risalto la corresponsabilità pastorale al servizio della comunità; non si tratta, infatti, di una relazione di potere e di obbedienza, dato che entrambi, vescovo e presbitero, dobbiamo obbedienza al Vangelo. Disponiamoci allora insieme, cari presbiteri, a questa obbedienza al Vangelo che spesso mette in crisi il nostro stile pastorale, ci sprona a offrire più tempo da dedicare alle persone, ai poveri, eliminando il disequilibrio tra i nostri interessi e quelli di Gesù Cristo.

Mi pare importante inoltre spendere qualche parola riguardo alla comunione tra di voi, presbiteri. Voi stessi avete tante volte sottolineato l’urgenza di questo tema. Quali sono i passi da fare per attuare tale comunione? Ritengo sia necessario far crescere alcuni atteggiamenti senza i quali non vi potrà essere nessuno progresso reale nella fraternità e anche nello stile pastorale. In primo luogo, il rispetto reciproco.

Questo significa vedere l’altro come una persona degna di considerazione, di accoglienza. Non ci nascondiamo dietro le fatiche e gli ostacoli che pure esistono nelle relazioni tra noi, ma esse vanno superate facendo nostra con convinzione la parola di Gesù che ci dice: amatevi gli uni gli altri e, ancora, se amate quelli che vi amano, che cosa fate di straordinario

Il rispetto cresce coltivando un’altra pianta necessaria: l’atteggiamento della benevolenza. Dobbiamo volerci bene, e portare, come direbbe san Paolo “i pesi gli uni degli altri” (Gal 6, 2-5). Non si tratta di romanticismo ma di carità. Se non sviluppiamo questa dimensione, in cui riconosciamo agli altri la loro intrinseca amabilità, la nostra predicazione al popolo di Dio manca di un elemento essenziale per essere efficace: la coerenza, e finisce per trasformare la predicazione in sterile esercizio accademico. Ecco, ritengo che specialmente in questo anno Giubilare, dove è al centro la Misericordia di Dio verso di noi e la misericordia tra noi, dobbiamo impegnarci nella remissione di ogni debito relazionale, nella costruzione della fraternità presbiterale.

La celebrazione della Messa Crismale, che riporta ciascuno di noi al momento dell’ordinazione sacerdotale, è per me occasione per ringraziare ciascuno di voi presbiteri.

Voglio incoraggiarvi di fronte alle difficoltà che sperimentate nel ministero pastorale; sostenervi nei momenti di abbattimento, stimolarvi a riprendere i punti saldi e i fondamenti della vocazione presbiterale, per guardare insieme, nella collaborazione, il futuro delle nostre Chiese Diocesane. Ringrazio e incoraggio tutti i cristiani delle due diocesi, specialmente quelli che oggi sono presenti a questa celebrazione, a sostenere con la loro preghiera i loro sacerdoti, a farsi attivi nella collaborazione, a lasciar esprimere con coraggio la loro vocazione laicale.

Esorto i presbiteri a ritornare al centro, all’essenziale della vocazione presbiterale così che emerga il perché si è presbiteri e il per chi si è presbiteri. La risposta la conosciamo: è la relazione con il Signore. E’ lui che manda, è Lui che invia e Lui che ci affida una comunità attraverso le mediazioni della Chiesa. Senza una lettura di fede, le fatiche diventano montagne; le delusioni per non vedere realizzati i propri sogni, delle depressioni profonde; le amarezze, delle paralisi esistenziali. Dunque, se vogliamo far ripartire anche il dinamismo delle nostre Chiese diocesane, dobbiamo chiedere al Signore di aiutarci a restituire alla nostra vocazione la sua attrattiva, il suo impulso, la sua bellezza e il suo fascino e tutto ciò ha solo un punto di convergenza: la relazione con Gesù.

Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, in questa celebrazione così speciale per tutti noi, ho adesso la gioia di annunciare alla Chiesa diocesana Arborense la mia prima Visita Pastorale.

Sin da quando papa Francesco mi ha chiesto di servire l’Arcidiocesi di Oristano ho desiderato poter incontrare tutte le comunità, cosa che è stato in qualche modo possibile nei momenti del conferimento della Confermazione a tanti ragazzi, per le feste patronali e altri momenti liturgici e di formazione. A questi incontri, pur significativi, però mancava un tempo più disteso di ascolto, incontro, conoscenza delle persone e del cammino della comunità. È dunque arrivato il momento di poter realizzare la visita Pastorale alle comunità cristiane della nostra arcidiocesi, il cui motivo centrale è offrire un tempo per stare con le comunità cristiane  e i parroci, ascoltare il vissuto quotidiano, con le sue gioie e fatiche, le speranze e i problemi; conoscere da vicino il tanto bene che si è fatto e che si sta facendo, gioire della ricca umanità che si trova in tante nostre famiglie, e incoraggiarvi per continuare con fedeltà ed entusiasmo il cammino della vista cristiana.

La Visita Pastorale è uno tra i compiti più importanti del vescovo, dove si intrecciano adempimenti formali e canonici ma anche dimensioni di fraternità e incontro.  Desidero anche ripetere a nome del Signore quell’invito che Egli ha rivolto a Zaccheo – la pagina del vangelo che abbiamo scelto come guida della Visita pastorale – ma che vale per ciascuno di noi: Devo, anzi voglio fermarmi a casa tua! Gesù vuole stabilire un incontro personale con ciascuno e, attraverso i suoi discepoli, di me vescovo, offrire una parola di accoglienza e perdono, di misericordia e incoraggiamento.

L’apertura ufficiale della Visita sarà il prossimo 23 novembre 2025, Solennità di Cristo Re, con la solenne Eucaristia in Cattedrale ad Oristano, alle ore 17.

Con l’aiuto di Dio inizierò la Visita dalla domenica del Battesimo di Gesù (11 gennaio 2026), secondo un calendario che sarà comunicato a suo tempo alle comunità, in accordo con i parroci.  A Dio piacendo la visita si concluderà nel 2028 in data che sarà notificata a suo tempo.

L’efficacia della Visita Pastorale è dono della Grazia di Dio. Ogni comunità s’impegni nella preghiera e nella preparazione. Vi ringrazio già da ora per la vostra accoglienza benevola e attenta, perché la Visita non sia esteriore o formale ma piuttosto un evento di fraternità, accoglienza, ascolto e rinnovato impegno. Ai presbiteri della Diocesi di Ales-Terralba che già hanno vissuto la Visita pastorale qualche anno fa, chiedo di accompagnarci con la loro preghiera e vicinanza.

A tutti l’augurio che la Santa Pasqua del Signore, fonte di gioia e speranza, inondi la nostra vita.

 + Roberto Carboni,

Arcivescovo Metropolita di Oristano

e Vescovo di Ales-Terralba

 

 

Giubilei

 

Nel concludere questa riflessione, come è consuetudine, rivolgo un saluto e il ricordo ai fratelli che fanno parte della nostra storia e comunità. Rivolgo un cordiale e affettuoso saluto al caro confratello e arcivescovo emerito di Sassari mons. Paolo Atzei, che in questi anni mi è stato vicino e che, da qualche giorno, si trova in una casa di accoglienza vicino a Sassari. Saluto i confratelli arcivescovi e vescovi, membri eletti delle nostre Chiese Diocesane, ci sentiamo spiritualmente legati e grati per il tanto bene operato nei confronti delle comunità: gli Arcivescovi emeriti di Oristano, S. E. mons. Ignazio Sanna, S. E. mons. Pier Giuliano Tiddia, che ha varcato il bel traguardo ministeriale dei 50 anni di episcopato, lo scorso 2 febbraio. Il Vescovo emerito di Ales-Terralba, S. E. mons. Giovanni Dettori, che il prossimo 1° luglio festeggerà i 60 anni di sacerdozio;

I vescovi nativi delle nostre diocesi, S. E. mons. Mario Fiandri, Vescovo Vicario Apostolico emerito in Guatemala (nativo di Arborea); S. E. mons. Mauro Maria Morfino, Vescovo di Alghero-Bosa (nativo di Arborea); S. E. mons. Corrado Melis, Vescovo di Ozieri (nativo di Sardara); S. E. mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo emerito di Iglesias (nativo di Ingurtosu). Un particolare ricordo al nostro sacerdote in missione (Fidei Donum), don Luciano Ibba, che opera da 25 anni in Perù nella diocesi di Sicuani che, se Dio vuole, potrò visitare nel prossimo mese di luglio. Facciamo memoria anche degli Anniversari di Ordinazione sacerdotale 2025: mons. Nicola Cabiddu, (Decano di Oristano: il 24 marzo scorso ha compiuto 98 anni con 75 anni di sacerdozio). In questo Anno Santo celebriamo il 25° dell’Ordinazione sacerdotale del Vicario Generale mons. Roberto Caria e di padre Paolo Contini dell’Arcidiocesi di Oristano. Inoltre il 25° di don Samuele Aru, don Fidel Kotho, p. Ernest Chiligwalwa e don Marco Zara della Diocesi di Ales-Terralba. Festeggia il 10° anniversario padre Gianluca Longobardi, OFCapp. Un ricordo affettuoso per i tanti sacerdoti anziani e malati che soffrono; un ricordo speciale per i sacerdoti defunti lo scorso anno: mons. Salvatore Brai, mons. Carlo Pisu, don Antioco Ledda, don Roberto Lai, don Franco Montisci e don Costantino Loche. Dopo aver ordinato diacono don Andrea Scanu, lo scorso 25 marzo in Cattedrale ad Ales, tra qualche settimana, il prossimo 30 maggio in questa nostra Cattedrale avrò la gioia di ordinare presbiteri i diaconi don Francesco Soru e don Marco Ruggiu.

Chiedo a tutte le comunità di intensificare la preghiera per le vocazioni sacerdotali e diaconali, religiose e monastiche: preghiamo per i nostri seminaristi del Seminario Regionale; rafforziamo la nostra unanime preghiera affinché il Signore ci dia la gioia di riaprire presto i nostri Seminari Minori. Saluto i giovani, in particolare i ragazzi e le ragazze che, mediante l’unzione col nuovo Santo Crisma, riceveranno la Cresima durante quest’anno giubilare. Saluto con particolare affetto le monache di clausura, dei tre monasteri cittadini, i religiosi e le religiose, i laici che operano nei Consigli economici e pastorali diocesani e parrocchiali, nelle Associazioni di volontariato, nelle Caritas diocesane Arborense e Alerense. Ma anche in quelle parrocchiali, e nei vari organismi.

Impegniamoci tutti nel cammino dell’Anno giubilare per esser testimoni di fede e pellegrini di speranza. Benedico tutti e chiedo di pregare per me!