Omelia per l’apertura della Visita pastorale

23-11-2025

Fratelli e sorelle,

con questa solenne liturgia inizio oggi la Visita pastorale all’Arcidiocesi di Oristano. Il Direttorio Apostolorum Successores, così la descrive: La Visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio; è occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa.

Affido al Signore e a Nostra Signora del Rimedio, patrona dell’Arcidiocesi, questo evento ecclesiale così significativo per la nostra Chiesa, per ciascuno di noi, vescovo, presbiteri, diaconi, religiose e religiosi e fedeli tutti. È occasione di grazia, attraverso la quale il Signore ci invita a un incontro personale. Apriamo il nostro cuore alla Sua parola, rileggiamo con umiltà il cammino fatto, il bene seminato e guardiamo con speranza al futuro che ci attende come Chiesa diocesana.

Accogliamo, ugualmente con coraggio, i momenti di fatica, anche il nostro peccato e la nostra fragilità. Solo così il nostro camminare insieme sarà guidato dal Signore che, come colonna di fuoco, illumina il nostro percorso anche nelle notti di deserto.

La Visita pastorale prenderà avvio in modo concreto subito dopo la conclusione del Giubileo, quindi dopo l’Epifania, a gennaio 2026. Il tempo che ancora abbiamo davanti ci permetterà di prepararci spiritualmente e mentalmente. Alcune comunità avranno, dunque, a breve, l’inizio della Visita, altre dovranno attendere, ma il tempo dell’attesa non deve andare perduto: esso è spazio di preparazione spirituale, dove i parroci, insieme con tutti i fedeli, troveranno modi per accogliere il Signore che viene e che il vescovo desidera portare, spezzando la Parola di Dio e celebrando l’Eucaristia.

La pagina evangelica che guiderà la visita pastorale, come già sapete, è l’episodio dell’incontro tra Gesù e Zaccheo (Lc 19,5). Zaccheo desidera vedere Gesù; il Signore, che sa leggere i cuori, scruta l’animo di Zaccheo, ne accoglie il desiderio e lo invita a spalancare il suo cuore, sfidando anche i benpensanti del suo tempo, poiché entra in relazione e chiede ospitalità a un peccatore pubblico, a un esattore delle tasse.

Permettetemi di riprendere brevemente alcuni aspetti di quella pagina evangelica, che senz’altro sarà oggetto di riflessione e approfondimento nelle vostre comunità.

Il primo atteggiamento che il Vangelo suggerisce è quello di voler vedere Gesù. È un invito dove sono implicitamente incluse anche le difficoltà del vedere. Il Vangelo parla della molta folla e della statura di Zaccheo. Sono impedimenti concreti, ma possiamo anche leggerli a un livello diverso, più esistenziale e spirituale. Forse nel nostro cuore c’è anche il desiderio di conoscere meglio Gesù, di vederlo con un sguardo di contemplazione. Ma vi sono pure le difficoltà che oscurano e velano i nostri occhi spirituali: la pigrizia, il peccato, l’ignoranza, l’indifferenza. Respiriamo e beviamo una cultura che combatte aspramente contro le parole del Vangelo e i valori che Gesù ci ha proposto. Dunque, il primo passo per prepararsi bene alla Visita pastorale è quello di individuare le fatiche, le difficoltà personali e comunitarie. Che cosa ostacola i nostri occhi ad avere uno sguardo limpido e aperto nei confronti del Signore?

Il secondo passo da compiere è lasciarsi interrogare dalla Parola di Gesù. Gesù dice a Zaccheo: scendi subito perché devo fermarmi a casa tua. Ospitiamo nel cuore il desiderio del Signore, ma non siamo noi che iniziamo questa relazione. Il Signore stesso ci precede, scava il nostro desiderio, lo sveglia, ci invita. Fa gesti che ci mettono in condizioni di incontrarlo. L’invito autorevole scendi può significare molte cose rivolte a ciascuno di noi. Da un punto di vista antropologico vuol dire: fatti vicino, crea le condizioni per un incontro, rientra in te stesso, rivedi le tue priorità circa le cose a cui tu dai importanza nella vita.

Al centro della Visita vi è la realtà dell’incontro. Infatti, la Visita pastorale non vuole valorizzare dimensioni esteriori o formali, ma piuttosto favorire un incontro personale. Questo è il cuore del cristianesimo: non fare molte cose o essere sempre dispersi nell’agire, quanto piuttosto avere la capacità di incontrarsi con il Signore Gesù. È lui che vuole questo, è lui che prende l’iniziativa. Questo ci consola, perché nonostante le nostre fatiche, le nostre pigrizie, il Signore ci precede, il Signore desidera entrare a casa nostra.

L’immagine della casa è bella. Casa nostra è la parte più profonda, più intima della nostra esistenza. Non si tratta di mura di pietra, quanto piuttosto della nostra coscienza, del nostro cuore. Il Signore desidera entrare lì, vuole capire e vedere com’è fatta la nostra casa. Ecco che ciascuno di noi può preparare questa dimensione, questo spazio intimo di incontro.

Qual è il risultato di questo incontro? Dice il Vangelo, scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. È Il desiderio che mette fretta, che produce gioia, perché si scopre davvero che cosa dà significato alla nostra vita, quello che veramente conta.

Il Vangelo, poi, nella sua saggezza ci fa capire che le fatiche, le resistenze ci sono sempre. Il Vangelo narra di mormoratori che parlano contro Gesù e contro Zaccheo: è andato a trovare un pubblicano, un peccatore. Essi rappresentano tutto ciò che mette freni al nostro desiderio di incontro con il Signore, siano essi persone, cose, pensieri, situazioni, peccati, desideri e progetti. La conclusione è che da questo incontro Zaccheo esce completamente trasformato. La sua decisione di restituire i beni, anzi di farlo in un modo generoso, noi possiamo tradurla nella nostra vita col fatto che abbiamo desiderio di raccontare, condividere, dare, comunicare la nostra esperienza di fede.  Questo è ciò che dobbiamo chiedere a noi stessi: che la nostra fede sia raccontabile, che si manifesti nelle azioni e nelle parole.

In conclusione, la Visita pastorale è soprattutto questo: un incontro con il Signore. È lì che siamo sollecitati e stimolati a superare le nostre fatiche, le nostre resistenze, i nostri peccati; lì comprendiamo che è il Signore stesso che vuole incontrarsi con noi e dove l’accoglienza che riusciamo a dargli si trasforma in gioia e in desiderio e spinta all’incontro con gli altri.

Cari fratelli e sorelle, sacerdoti e persone consacrate. Ecco consegnata a voi la responsabilità di preparare al meglio la Visita, perché sia per tutti un evento di grazia. Non affannatevi a preparare cose grandi, appariscenti o complicate; la realtà può essere anche modesta e povera, l’importante è che sia autentica.

Che il Signore benedica e aiuti tutti. Amen.

+Roberto Carboni, Arcivescovo metropolita

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