La Bolla di indizione del Giubileo Ordinario per l’anno 2025 Spes non confundit, che papa Francesco ha indirizzato a tutta la Chiesa, ci conduce con sapienza al cuore della celebrazione solenne che stiamo vivendo questa sera con la quale avviamo il tempo di Giubileo nelle nostre Chiese diocesane di Oristano e Ales-Terralba. Le parole che il Papa ci rivolge vogliono farci capire cosa è il Giubileo, ma anche mostrare i passi necessari per viverlo in profondità.
In primo luogo, papa Francesco ci ricorda che il tempo del Giubileo è per tutti un momento di incontro vivo e personale, con il Signore Gesù, porta di salvezza. Ecco allora che, oltre agli aspetti esteriori, che pure contribuiscono a sottolineare questo tempo (il pellegrinaggio, il passare la porta Santa, le liturgie…), il Giubileo è in primo luogo un percorso personale e spirituale dove, al centro, vi è l’invito pressante a un incontro con il nostro Salvatore. Per rendere questo incontro fruttuoso si deve innanzi tutto dare fiducia al Signore e alla Sua Parola di salvezza. Dirgli ancora una volta con le parole dell’apostolo Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna (Gv 6, 68ss). Inoltre, è l’occasione propizia per far risuonare nel nostro cuore quella domanda sempre attuale per ciascuno di noi e che decide della nostra vita: chi sei tu Gesù per me? Accogliere il Signore come il mio Salvatore è l’inizio di un rapporto fondato sulla verità di me stesso e del Signore stesso. Solo da questo inizio si può sviluppare un dialogo fatto di fiducia e abbandono a Lui.
Il secondo elemento che il Papa mette in risalto nella Bolla di indizione del Giubileo è quello di rimettere al centro della nostra vita la Parola di Dio, dove si possono trovare le ragioni per rianimare la speranza. Il Papa cita la vicenda dell’Apostolo Paolo, che si incammina verso Roma, per portare la parola del Vangelo ma anche affrontare la dura prova della prigionia e del martirio. Di fronte alle difficoltà della vita è la Parola di Dio che ci sostiene. Questo fa dire con convinzione all’Apostolo che niente e nessuno potrà separarci dall’amore di Cristo (né le tribolazioni, l’angoscia, la persecuzione, la fame, il pericolo (Rm 8,35-39). Si tratta di un invito anche per noi, ad affrontare le fatiche della fede a volte presenti nel nostro cammino: la fatica del testimoniare, dell’affrontare le difficoltà per il fatto di essere cristiani; la sfida della fedeltà e della perseveranza.
Il Papa, poi, invita a guardare e cercare i segni di speranza. E mette in primo piano la speranza di pace per il mondo. Siamo tutti ben consapevoli della situazione tragica che vive l’umanità, a causa delle guerre sparse in tanti paesi lontani e vicini a noi. Come cittadini e cristiani siamo chiamati a far sentire il nostro desiderio di pace; ma siamo consapevoli che La speranza cristiana, può essere concepita e proposta solo come un dono che viene dall’alto e apre all’eterno. Sperare significa orientare il proprio cuore e la propria vita verso una meta che vale la pena di essere raggiunta. Essa è raggiungibile solo come Grazia, ma che pure va da noi cercata con uno sforzo serio e perseverante, onesto, che accetta anche la fatica di un lungo cammino. La speranza della fede non possiamo crearla con le nostre forze; essa è piuttosto Qualcuno che viene a noi: l’Eterno offre sé stesso come un Dio che ha tempo per l’uomo, e che ci fa dono della speranza che non delude. Ma come possiamo far nascere in noi questa speranza? Papa Benedetto XVI ci ha aiutato a rispondere a questa domanda, indicando tre vie: la preghiera; la disponibilità a pagare un prezzo d’amore, soprattutto al servizio di chi soffre; e l’obbedienza al giudizio di Dio, misura di verità e di giustizia per ogni scelta e sorgente di senso e di bellezza per chiunque l’accolga. Questa è la speranza di cui parla il Giubileo: conoscere Cristo, riceverlo nella grazia della fede e dei sacramenti, fargli posto nel profondo del cuore, seguirlo nella carità operosa verso il prossimo.
Ecco allora, fratelli e sorelle, questo è il bagaglio da portare con noi per incamminarci nel percorso del Giubileo, accogliendo l’invito a lasciarci riconciliare con il Signore, e a riconciliarci con gli altri, aprendo il nostro cuore alla condivisione con chi ha bisogno, lasciando spazi di preghiera e lode nel nostro tempo.
Il Signore che vede nel cuore di ciascuno di noi ci accompagna e non ci lascia soli. Sia davvero il tempo del Giubileo un tempo di rinnovamento spirituale, di misericordia e di carità.
+ Roberto, Arcivescovo