oristano. Messa per i morti di Lampedusa. nell’omelia un invito forte a vivere la solidarietà

TRA I PRESENTI, YOSSOUF DEL MALI. Confuso tra i fedeli, inoltre, c’era pure Yossouf Traore (video), 22 anni, di religione musulmana, che tre anni e mezzo fa, a motivo della guerra, è dovuto fuggire dal Mali. Con la sua presenza, silenziosa e discreta, nel transetto sinistro del duomo, li rappresentava tutti: sia quelli che ce l’hanno fatta e si stanno con molta fatica costruendo un avvenire in Italia o nel resto d’Europa e sia quanti, invece, hanno visto le loro vite inieme ai loro sogni naufragare per sempre nel Mediterraneo.
FRATELLI SFORTUNATI. Mons. Ignazio, durante l’omelia, questi ultimi li chiama “fratelli sfortunati”, a differenza di quanti nati in Occidente: “i privilegiati ma non per questo migliori…non sembriamo neppure renderci conto dei doni che abbiamo ricevuto”.
UN DOVERE DI SOLIDARIETA’. L’Arcivescovo continua la sua riflessione accorata sottolineando come vi sia “un dovere di solidarietà”, parola che recentemente papa Francesco ha sdoganato con forza insieme a ‘vergogna” perché riflettessimo tutti sui troppi peccati di omisssione verso lo straniero, il povero, il fratello che fugge da condizioni terribilie inumane. “La terra – ricorda mons. Ignazio – è di tutti…e tutti siamo ospiti su questa terra”. Abbiamo, pertanto la responsabilità della condivisione. “Dobbiamo – incalza l’Arcivescovo – essere attenti gli uni gli altri”.
MISERICORDIA E GESTI SOLIDALI. La sua riflessione si conclude affidando alla misericordia di Dio i tanti, troppi, fratelli e sorelle periti tragicamente, i loro e pure nostri bambini. Esorta, infine, tutti a coltivare nel profondo del proprio cuore sentimenti forti, capaci di “legare piccoli gesti a grandi ideali” come quella famiglia, povera, che le ha fatto pervenire un’offerta per quanti sbarcano ogni giorno a Lampedusa col sogno di una vita se non migliore almeno possibile.