Cari fratelli e sorelle, una delle prime difficoltà che ho provato all’inizio del mio ministero episcopale è stata quella di rispondere ai confratelli sacerdoti e ai fedeli laici più grandi di me che mi chiedevano la benedizione e mi dicevano: “mi benedica”. Mi sentivo impreparato e quasi incapace e indegno di benedire un’altra persona, anche perché non avevo ancora coscienza di essere chiamato ad esercitare la paternità spirituale. In ultima analisi, percepivo che mi si chiedeva qualcosa che solo Dio può concedere. Poco a poco, però, mi sono abituato ad accettare l’idea che il sacerdote e il vescovo sono chiamati a portare la benedizione del Signore alla gente. Ricordo ancora con commozione quando don Umberto, ormai consapevole che stava per morire, sul letto dell’ospedale oncologico, alzò la mano per benedire me e i seminaristi che stavano con me.
Cattedrale di Oristano. Omelia per la messa di ringraziamento e canto del Te Deum 2015
