Da Vita Nostra a L’Arborense. Tanti direttori, tanti stili, un unico scopo.

Condividiamo un articolo a firma di mons. Antonino Zedda, vice direttore de L’Arborense scritto in occasione del cambio di Direzione del settimanale diocesano. Nell’articolo, racconta la storia del giornale negli ultimi trent’anni dipingendo alcuni tratti caratteristici dei direttori che si sono alternati alla guida de L’Arborense.


Tanti nomi, tanti stili, un unico scopo.

Ho iniziato a collaborare per il settimanale diocesano fin dagli inizi del mio sacerdozio. A dire il vero avevo già avuto diverse occasioni per scrivere sul nostro giornale, negli anni della formazione, allorquando facevo parte del Gruppo stampa del Seminario Regionale sardo. In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, oppure del conferimento dei Ministeri o della partecipazione a eventi come il convegno nazionale missionario per seminaristi, alle settimane per seminaristi di teologia organizzate a Pian de’ Muccini dall’Azione Cattolica e alle settimane liturgiche nazionali, capitava che scrivessi la cronaca di questi eventi e che, puntualmente, il direttore di allora mons. Giovanni M. Cossu, li pubblicasse. E fu proprio dott. Cossu a incoraggiarmi e a chiedermi di scrivere con più assiduità nel settimanale Vita Nostra.

Da giovane prete, come segretario di mons. Tiddia, inviavo al direttore i comunicati stampa e, di tanto in tanto, la cronaca di qualche attività pastorale dell’Arcivescovo. In occasione della prima Visita Pastorale il direttore mi propose di curare la cronaca ogni singola tappa della Visita. Terminata (dopo circa tre anni) la rubrica mons. Cossu mi regalò l’iscrizione all’Ordine: pochissimi preti allora erano giornalisti. Mi è stato chiesto di presentare brevemente i direttori che si sono succeduti, negli ultimi 30 anni, alla guida del Settimanale: inizio quindi con dott. Cossu.

Il suo modo di dirigere il giornale era caratterizzato da uno sguardo profondamente cattolico… a cerchi concentrici: dalla città di Oristano al vastissimo territorio, dalla Curia alle parrocchie, dalla Chiesa arborense a quella sarda, italiana e universale. La redazione del giornale era nella casa canonica di don Cossu, allora cappellano delle suore Giuseppine: le suore supportavano con impegno l’aspetto redazionale, la correzione delle bozze e la distribuzione. Con l’aiuto di mons. Zonchello, Mario Steri, Piero Urru, e alcuni giovani di AC, per oltre vent’anni, don Cossu confezionò un prodotto intelligente, interessante ed ecclesiale. Famose le interviste che il direttore, ogni mese, teneva ai vari personaggi che passavano in città per il ritiro del clero o per la scuola di formazione politica. Cito solo qualche nome: mons. Ruini segretario della CEI, il direttore de l’Osservatore Romano prof. Mario Agnes, il presidente di AC prof. Monticone, agli onorevoli Selis, Fava, Anselmi, Bindi, ma anche vescovi e cardinali come Biffi, Poletto, Nicora, Nonis, Agostino, Pappalardo, De Giorgi, Carraro, etc. Il settimanale diocesano, con la guida di dott. Cossu, seguì le vicende che portarono all’istituzione della Provincia di Oristano e la preparazione e la celebrazione del Concilio Plenario sardo. Per dott. Cossu, dopo 20 anni, arrivò il tempo di passare la mano.

All’inizio del nuovo millennio mons. Tiddia chiamò don Ignazio Serra alla guida del Settimanale. Il nuovo direttore, dopo essersi preparato con certosina dedizione frequentando numerose redazioni di importanti settimanali cattolici (specie del nord Italia), costituì una redazione giovane e entusiasta: al suo fianco chiamò don Giuseppe Pani e don Roberto Caria (che contemporaneamente erano anche parroci) e un bel gruppo redazionale. Il risultato fu davvero innovativo: un settimanale spumeggiante, pieno di rubriche nuove riguardanti il cinema, lo sport, le tradizioni popolari, la cultura e la liturgia, indimenticabile e interessantissima la pagina sulla parola di Dio domenicale, con una traduzione in lingua sarda, scientifica e pastorale; contributi e idee che, sulla scia della tradizione, ma con tante innovazioni social nel principiare del millennio, regalarono ai lettori uno sguardo ecclesiale e comunicativo nuovo. Fu una stagione e un servizio entusiasmante. Di lì a qualche anno il panorama mutò: venne chiamato alla guida del settimanale diocesano, per la prima volta, un laico: il dott. Salvatore Sechi.

Prof. Sechi era un vero professionista: editorialista, dell’Unione Sarda, romanziere, docente di materie letterarie, cattolico ed esperto di lingua sarda, portò al centro del settimanale diocesano tutta la sua passione, le sue competenze tecniche e artistiche. Mi volle come suo vicedirettore: non lo ringrazierò mai abbastanza per tutti gli insegnamenti che mi elargì in quegli anni. Anzitutto mi insegnò a leggere un giornale, a strutturarlo, a dare un preciso significato alle pagine, soppesando sempre stile, contenuto e sguardo d’insieme. Era impressionante la capacità di dott. Sechi nel confezionare il giornale, strutturando le singole pagine con intelligenza e perspicacia: mi insegnò i vari tagli, gli strilli, i resumee, le manchette, gli editoriali, i corsivi. La direzione di dott. Sechi cessò, alla fine del mese di giugno del 2006, con l’arrivo del nuovo arcivescovo mons. Ignazio Sanna.

Il Prorettore della Lateranense decise subito di cambiare nome al settimanale che divenne L’Arborense; chiamò come direttore ancora una volta un prete, don Giuseppe Pani: il settimanale, reso più accattivante dall’impianto grafico, accolse il contributo di numerose rubriche curate da giovani laureate ed esperte in vari settori (letteratura, cinema, musica arte, sport, temi sociali); don Pani chiese e ottenne che numerosi presbiteri diocesani offrissero la loro collaborazione nei campi specifici della loro specializzazione. Il settimanale puntò dritto verso il mondo della scuola e dei giovani: la vita del territorio, l’animazione delle parrocchie, i temi della morale e del sociale riempirono le pagine del giornale. Nel settembre del 2010 L’Arborense migliorò la veste grafica con un format più leggibile, a colori e un corredo fotografico molto efficace.

Nel gennaio del 2011, l’arcivescovo mons. Sanna, affidò il settimanale diocesano alla direzione di Marco Piras, giovane universitario, con incarichi importanti alla Fuci nazionale: l’Arcivescovo mi chiese di affiancare il nuovo direttore e non volli negargli la mia povera collaborazione. Sono stati anni molto intensi e belli: ci fu l’ingresso di nuovi collaboratori (molti dei quali riuscirono a iscriversi all’Ordine); si intensificò la presenza del grafico per la composizione del giornale in redazione a Oristano. Lavorare con Marco è stato per me altrettanto arricchente e utile: sono stati anni nei quali abbiamo cercato di avvicinare il giornale al territorio con inchieste, interviste, cronaca locale, cercando di dialogare col territorio. Marco Piras mise molte energie per dotare il settimanale di un’efficiente segretaria che coordinasse e valorizzasse l’opera insostituibile delle delegate parrocchiali. Il settimanale accoglieva le catechesi dell’Arcivescovo e del Papa, le notizie dalla Chiesa diocesana, regionale e nazionale, con approfondimenti e forum a favore di scuole, sport, volontariato, Caritas, e beni culturali arborensi.

Dopo oltre cinque anni Marco Piras cessò il suo servizio, per spostarsi a Roma. A quel punto mons. Sanna chiamò Michele Corona, già collaboratore de L’Arborense e di altri giornali diocesani della Sardegna. Con la sua preparazione biblica e culturale Michele ha profuso moltissime energie per la crescita e la diffusione del settimanale diocesano. Particolare cura ha effuso sul lavoro di Redazione, con una ricerca sempre maggiore di collaboratori, giornalisti e specialisti. La ricerca di nuovi ambiti culturali, la cura della versione cartacea e l’inaugurazione del nuovo sito web ne hanno attirato le energie. Anche con Michele decine di collaboratori hanno potuto prendere il patentino dell’Ordine dei giornalisti; la collaborazione con l’Arcivescovo Sanna prima e con mons. Carboni fino a oggi, con il Museo diocesano, con le altre istituzioni culturali, sportive, scolastiche, caritative e di volontariato hanno fatto crescere assai il giornale. Con l’ospitalità del Convegno Nazionale della Comunicazione il settimanale ha fatto capolino nell’orizzonte italiano dei mass media cattolici qualificandosi come uno dei più impegnati in Sardegna.

È giunto il tempo ed è questo nel quale l’Arcivescovo mons. Roberto Carboni, ha deciso di rispondere alla richiesta di Michele di poter tornare alle sudate carte bibliche e al servizio della Parola, e ha chiamato a dirigere il giornale Mauro Dessì, ancora una volta un laico impegnato nella missione della Chiesa specie nella catechesi, esperto del mondo della disabilità, sensibile alla spiritualità francescana. Sono certo che anche Mauro, con la collaborazione di tutti, potrà rendere un servizio alla trasmissione dei valori evangelici di cui abbiamo ancora un grande e urgente bisogno.

Antonino Zedda, vicedirettore de L’Arborense