Hans Küng. Sognava una riforma della Chiesa dal basso

Il teologo del dialogo ecumenico, polemico ma senza creare divisioni

Il 18 dicembre 1979 la conferenza episcopale tedesca revocò, dopo quasi un decennio di dibattiti, di tentativi di dialogo, di escalation polemica pubblica, la missio canonica, il mandato di insegnamento conferito ai docenti di teologia, a un celebre teologo svizzero, Hans Küng, allora professore nella storica facoltà di Tubinga, presso Stoccarda. Pochi giorni prima, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva dichiarato che Hans Küng è venuto meno, nei suoi scritti, all’integrità della verità della fede cattolica, e pertanto non può più essere considerato teologo cattolico né può, come tale, esercitare il compito di insegnare, dato che aveva negato il dogma dell’infallibilità pontificia proclamato al concilio Vaticano I un secolo prima, riducendone la portata a una qualche indefettibilità della chiesa nella verità.

Non fu mai, del resto, scomunicato o dimesso dallo stato clericale. L’enfant prodige della teologia europea, già notissimo al pubblico per le sue prese di posizione, assurse a simbolo del pensatore perseguitato dalla chiesa per le sue idee progressiste, ma, avendo fondato nel 1963 l’Institut für Ökumenische Forschung, l’Istituto per la ricerca ecumenica, collegato all’Università di Tubinga, ma indipendente, ne divenne direttore, oltre che professore di teologia ecumenica, fino al 1996. A più di quarant’anni da quell’evento, il 6 aprile scorso Hans Küng si è spento a Tubinga, all’età di 93 anni.

Nato nel 1928 a Sursee, nei pressi di Lucerna, fu ordinato prete nel 1954 dopo gli studi all’Università Gregoriana a Roma. Negli anni successivi ottenne il dottorato all’Institut Catholique di Parigi (1957), con una dissertazione su La giustificazione. La dottrina di Karl Barth e una risposta cattolica. Già in questa prima opera, Küng mostrò il suo interesse per il dialogo ecumenico e la comprensione delle confessioni non cattoliche, alla ricerca di convergenze e traduzioni della dottrina cattolica in quella della riforma e viceversa. Nel 1960, trentaduenne, ottenne a Tubinga la cattedra di teologia fondamentale e, tre anni più tardi, quella di dogmatica.

Chiamato come perito al concilio Vaticano II, acuì la sua percezione dell’urgenza di una riforma nella chiesa, donde il moltiplicarsi di pubblicazioni e interventi su temi ecclesiologici ed etici come la contraccezione, il celibato ecclesiastico, il divorzio, la celebrazione comune con i protestanti, la riforma del papato. I temi ecclesiologici confluirono in due importanti testi, Le strutture della chiesa (1962) e La chiesa (1967), che anticipano già quanto avrebbe poi con radicalità sostenuto in due agili e provocanti libretti, Infallibile? Una domanda (1970), il testo che negò, in risposta all’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, l’infallibilità pontificia, e Preti perché? Un aiuto (1971).

Negli anni ’70, l’interesse di Küng si sposta verso la comprensione dell’essenza del cristianesimo a partire dalla riflessione cristologica. Dopo essersi dedicato alla cristologia hegeliana con Incarnazione di Dio (1970), nel 1974 dà alle stampe Essere cristiani, voluminoso e spesso ambiguo testo di sintesi di quale sia la concezione del cristianesimo dell’autore: soprattutto le interpretazioni dell’incarnazione, della resurrezione, della divinità di Cristo appaiono difformi dall’insegnamento cattolico.

Dagli anni ’80 in poi, la preoccupazione ecumenica di Küng si estende alla comprensione delle altre religioni, trovando una forma attiva nella fondazione Projekt Weltethos, il progetto per un’etica mondiale (1993). Già Cristianesimo e religioni mondiali (1984) prelude alle successive corpose monografie dedicate alle varie religioni: Ebraismo (1991), Cristianesimo (1994), Islam (2004). Negli stessi anni, Küng moltiplica gli attacchi pubblici alla chiesa cattolica, e specialmente ai papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e a vari aspetti del loro magistero morale, per poi riavvicinarsi alla chiesa, lui, rimasto comunque cattolico e prete per tutta la vita, durante il pontificato di papa Francesco.

Matteo Vinti

Docente di Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica di Cagliari

Pubblicato su L’Arborense n.13/2021